L'Uiv detta le sue priorità e con le altre associazioni scrive al Premier Conte. In un settore dove oggi regna l'incertezza, arriva una certezza: in quarantena gli italiani il vino in tavola lo portano...eccome!

La crisi del vino in tempo di Coronavirus, si traduce nell’esigenza di una politica comune, di una “stretegia mondiale” in cui Europa e Italia devono impegnarsi per garantire liquidità alle imprese, flessibilità nelle misure del settore, rimodulazione nella gestione delle risorse finanziarie orientate a investimenti e promozione, oltre ad un piano di rilancio sul mercato interno e internazionale.

Sono in sintesi i punti su cui, nell’ultima uscita del Corriere Vinicolo, il Consiglio Nazionale Uiv chiede risposte immediate avanzando proposte convogliate in una lettera che Federvini, Federdoc, Assoenologi, Confagricoltura, Cia, Alleanza Cooperative e Copagri, hanno inviato al premier Giuseppe Conte.

 

Crisi del vino: insieme è possibile uscirne, ma appena possibile bisognerà uscire dall’ottica del ‘lockdown verticale’

“Questa crisi sarà una nuova prova per la tenuta della nostra filiera vitivinicola. Dobbiamo continuare a lavorare per un fronte unitario, condividendo analisi e individuando soluzioni che ci trovino d’accordo. Solo così saremo in grado di esprimere una volontà forte davanti alla politica e alle istituzioni nazionali e comunitari”. E’ quanto afferma nell’articolo del Corriere il presidente Uiv Ernesto Abbona. Affermazione che parte da una premessa imprescindibile: bisogna continuare a lavorare in vigna.

Questo vuol dire poterlo fare in sicurezza valicando la giusta “verticalità” nella gestione dell’emergenza che ora deve spostarsi, sostiene l’associazione, su un piano differenze per mettere al sicuro quello che è un comparto fondamentale per l’economia italiana. E non solo per il suo di valore. Ma per quello che porta nell’indotto, a cominciare dal turismo. Una possibilità che può concretizzarsi non solo attraverso le azioni di Governo, ma ancor più se l’Europa garantirà flessibilità nelle misure da mettere in campo. Il primo passo, dunque, sarebbe quello di uscire, appena possibile, dalla logica del “lockdown verticale”.

Quello italiano, nel mondo del vino e non solo, è un sistema “integrato”, ha sottolineato il segretario generale dell’Uiv Paolo Castelletti. Il blocco di alcuni dei settori “non essenziali” “ha rischiato – spiega – di bloccare attività funzionali proprio a quelle che rientrano nei settori essenziali, creando seri problemi di approvvigionamento. Come sta accadendo per il vino, dove il lockdown di filiere attigue quali, ad esempio, i macchinari ed alcune forniture enologiche, sta mettendo in difficoltà diverse imprese. Oggi – aggiunge – è urgente superare questa logica, recuperare le indicazioni del ‘Protocollo condiviso’ sottoscritto il 14 marzo con i Sindacati, e dotare, quanto prima, gli imprenditori di tutti settori produttivi dei presidi sanitari necessari per riaprire o proseguire l’attività in regime di sicurezza sanitaria”.

 

Crisi del vino: per l’Uiv la priorità la liquidità. Sostegni a tutta la “catena” dal turismo al sistema fieristico con la Ue cui si chiede una maggiore flessibilità

Un piano economico globale, dunque, dove la parola “liquidità” è in cima alla lista e che deve però essere in grado di rilanciare l’immagine del brand Italia e quello dei consumi. Tre le linee di indirizzo su cui si lavora. La prima è quella, appunto, del rilancio della promozione del vino nel mercato nazionale. Un passo da compiere in sinergia con il settore turistico e dunque enoturistico. I consumi nazionali, questo è il messaggio, vanno incoraggiati così come la riscoperta delle eccellenze del proprio Paese.

Quando sarà possibile altro passo importante sarà quello di rilanciare il settore fieristico. I danni, è innegabile, sono stati ingenti con la cancellazione della totalità delle manifestazioni, Vinitaly incluso. Un sostegno che dovrà essere garantito in Italia, ma anche all’estero. In ultimo, ma di certo non per importanza, l’export. Gli attacchi all’immagine del Made in Italy non sono mancati in tempo di pandemia. E sebbene alla fine il problema lo si è riusciti a contenere anche grazie all’intervento Ue, riprendere la corsa nel minor tempo possibile non può che essere una priorità. L’Uiv chiede quindi che si lavori ad azioni e attività di promozione che puntino non solo sui mercato “maturi”, ma anche su quelli nuovi. Una visione che dovrà, per forza, tener conto delle ripercussioni che il periodo di crisi ha avuto e avrà sulle dinamiche commerciali.

 

Crisi del vino sì, ma non a tavola! Il dato confortante arriva dalle case degli italiani: i consumi si moltiplicano ed è bene tenerne conto

Se il settore cerca soluzioni per il futuro qualche buon segnale, dal mercato interno, arriva. Ed è quello dei consumi. Il Coronavirus, stando ai dati Iri, infatti, non ha perso appeal sulle tavole degli italiani. Neanche in tempo di quarantena. Anzi, all’interno delle mura domestiche è cresciuto complice lo stop forzato delle attività commerciali.

Secondo quanto emerso dal 23 febbraio 2020, quando sono arrivate le prime misure di contenimento, infatti, le vendite sono cresciute del 5,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E l’accelerazione è arrivata dopo. Con il lockdown. dal 22 marzo si sono raggiunge vette del 22% di aumento. Ad andare per la maggiore sono i vini dop che hanno fatto registrare un +7,8%. Solo nell’ultima settimana, per loro’, l’incremento è stato del 9,8%. La qualità, è l’ennesima conferma, premia.

Anche il vino comune continua ad occupare le tavole degli italini con un incremento, solo nell’ultima settimana del 14.3% a fronte di una crescita complessiva del 5,8%. Dato questo, che invece, mostra l’attenzione al prezzo che hanno gli italiani.

Per gli Igp è un vero boom con una crescita del 31% in tutto il periodo e dell’11% solo nell’ultima settimana. Stranamente il freno lo mettono proprio le bollicine che sebbene nel complesso registrino un +2,6%, crollano a -14,8% nell’ultima settimana. Un dato questo che, inevitabilmente, apre a nove riflessioni.

Dove si vende di più? Nel nord-est dove dal 23 febbario la crescita è stata del 12%. Segue il sud con il 7,6%, il nord ovest con il 3,9% e chiudono Centro Italia e Sardegna con il 2,1%.La domanda giusta, in questo senso, se la pone Wine News: quanto conta il canale horeca alla luce dei dati su scala territoriale? Molto. Ecco perché alle aziende consigliamo di guardare a questi numeri per pianificare le azioni future.

E in questo, ancora una volta, la capacità di riuscire a restare in contatto con i consumatori è prioritario. Ancora una volta, allora, vi invitiamo a scoprire il mondo di Enolò dove i servizi professionali integrati offerti strizzano l’occhio anche a questa esigenza.