L'associazione contro la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi). Zambon: "non è solo questione di tutela ambientale, ma anche di turismo"

E’ un “no” chiaro quello delle Città del Vino alle scorie nucleari in tre aree di produzione Docg. Grave, per l’associazione, il danno di immagine che ne deriverebbe. Caluso (provincia di Torino), Acerenza (provincia di Potenza) e Campagnatico (provincia di Grosseto), sono infatti tre dei siti individuati per il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, ma qui si producono il bianco Erbaluce di Caluso i rossi Aglianico del Vulture e il Montecucco Sangiovese.

Sono luoghi di enoturismo. Simboli si sostenibilità. E questo è abbastanza, per le Città del Vino, per escludere la paventata possibilità.

Le Città del Vino compatte contro il deposito di scorie nucleari nelle aree a forte vocazione vitivinicola

Sono 460 i Comuni italiani che fanno parte delle Città del Vino. Tutti, ovviamente, a vocazione enologica e tutti, oggi, dicono “no” ad un progetto che per loro ha il gusto della follia. Sono diversi i siti che dovrebbero diventare luoghi di stoccaggio dei rifiuti nucleari, siti che spesso sono anche territori Unesco, come nel caso della Val d’Orcia con Pienza e Trequanda in Toscana. Tutti posti divenuti simboli di economia sostenibili e ambasciatori della tutela dell’ambiente nel mondo. “Una strada – sottolineano le Città del Vino – intrapresa da molto tempo e che entra adesso in evidente contrasto con l’ipotesi di diventare la ‘discarica’ italiana di rifiuti altamente pericolosi e inquinati”.

Una posizione, quella dell’associazione, che va a sostenere quella di tanti sindaci e produttori vinicoli del Paese che si sono schierati contro le decisioni prese con la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) per la costruzione del deposito nazionale.

“Il problema – sottolinea il presidente delle Città del Vino Floriano Zambonnon è legato soltanto alla tutela dell’ambiente e dei paesaggi agrari e culturali. Una discarica di scorie realizzata in certi contesti territoriali, anche se con le più alte garanzie di sicurezza, provocherebbe un danno d’immagine incalcolabile e una perdita di attrattività e valore del territorio con forti ripercussioni da punto di vista turistico, economico e sociale? Chi programmerà un viaggio in un’area divenuta deposito di scorie nucleari? E che ripercussioni avrebbero sul territorio e sul paesaggio la nuova viabilità e le infrastrutture che dovranno essere realizzate?“.

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