Su The Drink Business leader del settore ridisegnano le priorità: su tutte ci sono adattabilità e flessibilità, principi con cui è nata anche la nostra Carta digitale

Adattabilità, flessibilità, varietà e un tocco personale: così deve essere, oggi, una Carta dei vini. A tornare a parlare dell’argomento è The Drink Business che ha ascoltato Benchmark Wine Group e Wine Acess, aziende leader nella ricerca dei migliori vini da inserire nelle wine list.

Il post-pandemia fa rivedere tante cose e se sulle Carte dei vini ci sono cose che “restano” altre cambiano o meglio, hanno imposto un cambiamento che, in realtà, era già evidente. Quello che ha spinto noi di Enolò, sin da subito, a puntare proprio su questo strumento e sulla sua flessibilità attraverso la creazione di una Carta digitale dalle molteplici funzionalità.

Se c’è una cosa che non cambierà mai è che la wine list resta l’impronta digitale della qualità di un ristorante!

Le domande che The Drink Business ha posto sono queste: come fanno i ristoranti a creare una carta dei vini unica che si distingua da quella degli altri e sia capace di attrarre? Come chi nei ristoranti gestisce il settore wine, riesce a trovare vere e chicche e procurarsi vini pregiati e rari ad un buon prezzo dando qualità alla loro Carta?

Il punto di partenza è sempre lo stesso e quello resta immutabile: una buona carta dei vini fa un buon ristorante, come ricorda Eduardo Dingler, vicepresidente del settore per Wine Access. La Carta dei vini, oggi come ieri, “dovrebbe riflettere la cucina e l’ambiente e valorizzarlo – afferma -. Essere consapevoli dello stile della cucina, del budget e della conservazione del vino è molto importante per catturare l’attenzione del cliente e farlo tornare”. Una premessa che, dunque, si accompagna con la necessità di affidarsi a chi, di vino, ne sa.

Su una buona wine list deve esserci la qualità in primis, ma anche l’accessibilità: dall’alta gamma a bottiglie più abbordabili, l’offerta deve sapersi rivolgere a tutti, ma non in termini discriminanti.

Cosa su cui concorda anche la marketing manager di Benchmark Jen Saxby.

 

Saper giocare tra sicurezza ed avventura, stuzzicando con una carta al bicchiere sotto l’egida della varietà: è così che una Carta dei Vini avrà successo

Se queste sono le premesse ora spostiamoci nel dettaglio. Secondo Dingler la lista al bicchiere è una delle cose più importanti. E anche qui ci sentiamo di poter dire che, con la nostra azienda, l’importanza di questo passaggio l’avevamo colta offrendo, con la nostra Carta digitale, proprio la possibilità di fare scelte ad hoc, inclusa quella del calice. Un modo, sottolinea Dingler, per “giocare” in qualche modo con i clienti portandoli in un viaggio di abbinamenti sapiente che li lasci piacevolmente colpiti. Abbastanza da mettervi tra i loro ristoranti preferiti, aggiungeremmo.

Quindi la varietà. Altro fattore che si è affermato ormai da un po’ di tempo. Avere una buona selezione di vini, andando dai marchi più noti a quelli meno conosciuti, è una buona scelta. Sapere che in lista ci sono vini conosciuti, rassicura. Ed è un piacere veder citati, tra questi, anche la Ribolla Gialla, Gamay e Refosco!

Dall’altra parte però dare quel tocco di avventura non guasta. “Non c’è niente di più memorabile che provare nove cose che espandono gli orizzonti degli ospiti”, aggiunge Dingler.

I consumatori vanno stuzzicati, portati in un viaggio che può essere un’interazione vera e propria. Proprio come ha fatto Wine Access, fornitore ufficiale dei vini della Guida Michelin, che con il suo Michelin Prestige Wine Club ha portato l’esperienza della ristorazione a casa dei clienti. Ed è sempre lei a collaborare con i ristoranti della guida per la cura di una selezione di vini rari presi proprio dalle migliori liste del mondo.

 

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