Dalla barbatelle e le bottiglie nello spazio, passando per quelle affinate dentro la cantina-igloo, fino alle bottiglie che giacciono in fondo al mare: quei vini dalle storie affascinanti!

Chissà se un giorno potremo fare una degustazione in una di queste cantine decisamente particolari, certo è che per affinare il vino si cercano soluzioni sempre più avanguardiste.

Ora le cantine sono nello spazio, nei ghiacciai e sott’acqua. Posti dove di certo non ci sono vigne almeno per ora. Perché chissà, se un giorno il sogno degli scienziati di trovare un pianeta tanto simile alla terra dovesse realizzarsi, magari ci troveremo a coltivare su Marte. Le uve “ghiacciate” esistono già nei luoghi più impensabili dove si coltiva, ma di certo non ce li riusciamo ad immaginare al polo nord, ma con la tecnologia anche questo non è da escludere: d’altra parte i cambiamenti climatici stanno spingendo i vigneti nei paesi nord-europei, vedi la Norvegia.

Magari avere un vigneto sott’acqua non sarà mai una cosa realizzabile, ma nello spirito di una fantascienza che tante volte è diventata scienza, chissà che una serra sottomarina prima o poi non prenda forma.

Mentre ci lanciamo in immaginifiche possibilità sognando Asimov, quel che è certo è che per la vinificazione queste realtà ormai sono concrete siano esse concrete o sperimentazioni.

 

Tra le “cantine” spaziali ora c’è anche quella italiana: barbatelle e bottiglie d’annate oltre l’atmosfera…la ricerca non conosce confini!

Alcune delle bottiglie partite per lo spazio (foto Ansa)

Di barbatelle nello spazio abbiamo già parlato, così come di vino, ma questa volta ad aver preso la rotta del cielo sono state barbatelle di Nebbiolo, Sangiovese e Aglianico e sei bottiglie d’annata: Brunello di Montalcino Riserva 2006 e 2015 di Biondi-Santi, Piano di Motevergine 2021-2015 di Feudi di San Gregorio, il Barolo Spress 1988 e 2017 di Gaja.

Tutti grandi produttori e tutti grandi vini che hanno aderito all’iniziativa “Vino nello spazio” della Fis (Fondazione italiana sommelier) e l’Asi (Agenzia italiana spaziale). L’abbiamo chiamata cantina per dare corpo alle novità che interessano il panorama enologico. Chiaramente si tratta di un esperimento sulla microgravità e destinato allo studio delle potenzialità del poter coltivare piante nello sazio.

Per le bottiglie in orbita sulla Stazione Spaziale internazionale, quindi, si studierà la conservazione a 400 km di altezza ad una velocità al suolo di oltre 28mila chilometri all’ora. A questo si accompagnerà lo studio di un’altra bottiglia di ciascuna annata di cui si occuperà il Gabinetto di Analisi dell’Agenzia Spaziale italiana prima del viaggio nello spazio con l’ultima bottiglia che sarà custodita dalla Fis per la comparazione quando, quelle in orbita, torneranno sulla terra.

I responsabili del progetto spiegano quindi che lo scopo “è quello di valutare il potere di invecchiamento dei vini nello spazio e di indagare sulle variabili di conservazione delle annate più recenti rispetto a quelle più mature di ciascun vino, in aperto confronto con la straordinaria longevità che contraddistingue la terra.

Attendiamo di scoprirlo, ma certo è che sognare una degustazione così tanto ad alta quota, male non è!

 

Tra le cantine speciali ce n’è una, in Val Camonica, dove i vini affinano nel gelo di un igloo!

La cantina-igloo della Val Camonica

Non saremo in alto tanto quanto oltre l’atmosfera, ma di certo siamo in alto. Per la precisione in Valcamonica dove i vini affinano nella “cantina-igloo”. Di loro si è tornati a parlare di recente perché il 9 luglio quei vini sono andati all’asta per la ricerca.

A realizzare questa cantina decisamente unica nel suo genere e carica di fascino (sembra uscita da un romanzo), è stato il Consorzio Pontedilegno-Tonale con il Consorzio vini di Valcamonica, la Cantina Bignotti e l’Unmot (Università della montagna), polo di eccellenza dell’università degli studi di Milano.

Anche in questo caso parliamo di una nuova sperimentazione avviata proprio quest’anno e l’obiettivo è capire che effetto ha in termini organolettici affinare i vini a ben 2mila metri di quota. Per tirarle fuori, le bottiglie, si è dovuto attendere che il ghiaccio si sciogliesse. Si procederà quindi al confronto con quelle affinate a “valle”. Qualcosa, in realtà, sarebbe già emerso. I banchi avrebbero più acidi organici, elementi che pesano su aroma e sapore il che potrebbe significare che i due vini saranno molto diversi. Stessa cosa varrebbe per i rossi, ma con i fattori contrari: meno acidità in igloo e più nella cantina “tradizionale”.

Non vi sarebbero invece differenze su acidità, ph e grado alcolico. Ora dovremmo chiedere a chi ha avuto la fortuna di acquistare all’asta queste bottiglie cosa ne pensa. E chi ha partecipato ha avuto la fortuna di esserci in questa incredibile cantina.

 

Le cantine subacquee non sono più un’eccezione, ma sono di certo un’eccellenza e alle Maldive anche un business da visitare. L’Italia? Più che presente!

Il vino affinato sott’acqua nella cantina speciale delle Maldive (Foto Ansa)

Ci è capitato di parlarvi anche delle cantine sommerse, o meglio dei vini che affinano sotto il mare. Vini e spumanti a dirla tutta. Il fenomeno è in continua crescita come testimonia un bell’approfondimento apparso sull’Ansa. Si sperimenta e, gli esperimenti, sembrano dare ottimi risultati dato che comprare una bottiglia di vino affinata in una cantina sommersa cosa in media il 30-40 per cento di una che è invecchiata in modo “tradizionale”.

Non solo. La loro particolarità in cui grande peso ha di certo anche il fascino della storia che si portano dietro, attira enologi, sommelier e chef stellati con alcuni di questi che, a questi vini, dedicano eventi e menù speciali.

Ci sono posti dove non si potrà fare una degustazione in fondo all’oceano, ma ammirare queste speciali cantine sì. E’ il caso dell’Emerald Maldive Resort&spa sull’atollo di Raa: qui 370 bottiglie di sangiovese (rigorosamente toscano) giacciono in fondo all’oceano  a largo dell’isola privata su cui sorge la struttura. Pensata nella piena compatibilità ambientale e dunque senza creare danni alla barriera corallina.

L’head sommelier dell’azienda spiega come questo tipo di vinificazione riduca l’impatto ambientale, limitandole emissioni di Co2 e anche l’uso di risorse energetiche senza togliere qualità, ma al contrario regalando un eccellente prodotto. La cantina si trova a 30 metri di profondità.

In Italia

Guardando a casa nostra di recente è nata la cantina in profondità dove affina il vino rosso Terre di Talamo: siamo a 35 metri al largo di Cala di Forno, in Toscana. Le bottiglie affinano in gabbie di ferro con tappi in vetro così che non vi siano infiltrazioni. Quando pronte a prenderle sono dei sub specializzati che le portano in superficie. Vengono quindi asciugate e portate in una cantina “normale”.

Una spiaggia dove, grazie al sub Andre Montone, ad affinare in uno spazio subacqueo di 400 metri quadrati ci sono anche spumante e prosecco. A suo parere il movimento del mare esalta il profumo dei vini, elimina gli effetti dei solfiti e cala l’acidità.

Speciale davvero la cantina che si trova su un relitto, una piattaforma petrolifera, affondata a larco di Ravenna nel 1965. Lì si conserva il Brisighella delle Tenute del Paguro: temperatura costante e buio che evitano l’ossidazione sono gli ingredienti perfetti. Per una bottiglia ci vogliono 120 euro.

Anche in Sardegna c’è l’Akènta sub, il vino di Santa Maria La Palma, che vinifica in fondo al mare. Un vermentino che ha la sua speciale cantina a 40 metri di profondità. In Liguria dal 2009 la cantina Bisson fa la stessa cosa con ben 3mila bottiglie che giacciono a 60 metri sotto il mare e lo spumante che ci resta per 26 mesi.

Tra i nuovi progetti quello avviato a Portofino dalla startup Jamin che in fondo al mare ha messo 4mila bottiglie tra vino e distillati. Un progetto avviato con il dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie dell’università di Firenze e l’Ais. L’obiettivo è creare una categoria di vini “Under Wter Wines”.

Prodotti di nicchia che oltre al gusto si portano dietro una mare di…fascino!