Il 20 e il 21 aprile ad omaggiare l'unicità toscana una mostra di Andrew Barrow. Ma cosa sono le 'buchette'? Di certo un esempio di grande modernità

Avete mai sentito parlare di “buchette del vino”? Sono forse la più palese dimostrazione di come la Toscana, e in questo caso in particolare Firenze, sia storicamente stato il territorio più all’avanguardia dell’intero Paese e probabilmente del mondo.

Mentre oggi la filiera del vino è quanto mai complessa, burocraticamente parlando, ben prima dell’e-commerce e ben prima della Platform Economy, oggi simbolo d’innovazione, di cui Enolò è un’espressione, c’è stato un tempo in cui il tanto decantato contemporaneo rapporto diretto produttore-consumatore, diretto lo era già! E in Toscana, lo era proprio grazie alle “buchette del vino” cui sarà dedicata, nei prossimi giorni, una mostra decisamente interessante.

 

Buchette del vino: una mostra per celebrare un simbolo di innovazione e modernità

L’idea è del fotografo Andrew Barrow. E’ lui ad aver curato la mostra “Wine Doors of Florence”, “un simbolo della storia all’interno degli edifici della città – ha detto -. Nella nostra era digitale dove la gratificazione istantanea viene a scapito dell’apprezzare la bellezza e la storia che ci circondano, queste porte apparentemente insignificanti sono come un arazzo che ci raccontano ciò che è avvenuto prima”.

Siamo in pieno periodo mediceo, e precisamente nel 1559. Viene emanata una legge che autorizza i produttori a vendere il proprio vino direttamente al pubblico lasciandolo proprio in quelle “buchette” scavate nelle cantine e nei seminterrati dei palazzi. Delle vere e proprio porte create per permettere ai cittadini di Firenze di acquistare il vino locale direttamente dal produttore.

 

Un vero e proprio patrimonio…

Come giustamente ricorda Barrow “ci sono 167 porte documentate all’interno della città. Molte non ci sono più, alcune sono state riutilizzate come mensole di menù di ristoranti, citofoni o cassette per le lettere. Altri stanno diventando tele illuminate dalla street art. Altre sono state per far posto ai condotti dell’aria condizionata e dei contatori del gas”. Barrows, questo patrimonio, ha voluto immortalarlo quindi con il suo obiettivo. La mostra durerà solo due giorni (20 e 21 aprile) con le foto che saranno esposte nella Chiesa di San Pietro a Wallingford.

 

Buchette del vino: a Firenze ce ne sono 170, ed erano i “contenitori” di un altri simbolo toscano…il fiasco!

Molto della riscoperta di questa particolarità tutta Toscana, lo si deve all’Associazione Buchette del Vino nata nel 2015. Associazione che, a Firenze, di “buchette” ne ha catalogate 170, censendone altre 80 in 30 diverse località della regione nella convinzione che molte altre sono da scoprire.

Progetto con il quale si è deciso di dare, ad ogni “buchetta”, una targa partendo proprio dalla numero 1 finita in una delle cantine più importanti del territorio: quella dei Marchesi Antinori. Fu lo stesso Piero Antinori a ricordare due anni su WineNews che “dalla tradizione della porticina mio padre perse spunto per la creazione, nel 1957, della Cantinetta Antinori. Cantinetta che ancora oggi offre, in un affascinante locale del palazzo, cibi e vini di qualità”. Ci sono poi le “buchette” di Palazzo dei Donati, Palazzo degli Albizi, del Convento della Santissima Annunziata, di PalazzoMedici Riccardi, di Palazzo Peruzzi e Palazzo Ricasoli e così via.

Lo scopo delle “buchette” era anche nobile.  Quando non smerciavano vino erano riempite di beni di prima necessità destinati ai poveri della città. Parlando di vino va detto che, la “buchetta”, oggi simbolo, al suo interno custodiva un altro simbolo toscano: il fiasco! Nel ‘500 rappresentava l’assenza di intermediari tra venditore e compratore! Non è incredibilmente moderno?

 

Buchette del vino: intelligenza e innovazione, è così che Firenze è diventata una città decisamente all’avanguardia!

E’ nel ‘500 che le vigne iniziano a proliferare nel fiorentino. Come vendere però il vino? Quando non si hanno a disposizione analisi di dati e ricerche di mercato, si può fare affidamento sull’unica cosa su cui si dovrebbe sempre fare affidamento: la testa!

E’ così che è nato il “business” delle “buchette del vino a Firenze e dintorni. Normalmente le buchette erano ricavate dalla cantina del produttore, quasi sempre famiglie importanti del fiorentino. Questo il funzionamento: volevi compare vino? Bussavi e poco dopo arrivava il fiasco. Semplice sì, ma anche regolamentato. I rivenditori non potevano vendere insieme al fiasco pane salato per far aumentare la sete degli avventori e, scattato il coprifuoco, le buchette venivano chiuse cosicché non ci fossero ubriachi in giro per la città. Possiamo dirlo di nuovo? Mentre oggi si combatte tra ordinanza e contrordinanze per regolare gli alcolici nei locali notturni ci viene da ribadire…quanta modernità!

 

In conclusione…

Tanto per restare in tema facciamo nostro, in omaggio alle “buchette” fiorentine il detto “chi ha buon vino in casa, ha sempre i fiaschi alla porta”! Vi consigliamo dunque di fare un salto alla mostra di Barrow per scoprire questa particolarità tutta italiana che è simbolo di innovazione e che, in un certo senso, anticipa, e di molto, l’e-commerce e la moderna Platoform Economy che, come Enolò sa e fa, mira proprio ad abbattere le tante pratiche burocratiche di una filiera che oggi penalizza soprattutto la relazione tra produttori e rivenditori i cui scaffali e le cui carte dei vini sono le moderne “buchette del vino” dove il consumatore dovrebbe poter trovares sempre qualità e flessibilità!