La ricerca dell'Università del Messico che strizza l'occhio all'energia pulita e la sostenibilità. E le cantine sono in prima linea

Biocarburanti nati dai rifiuti di vino e formaggio. Possibile? Sì, e a produrli è l’Università nazionale autonoma del Messina (Unam) che utilizza i prodotti di scarto delle industrie del vino e del formaggio per produrre idrogeno e metano. Una notizia curiosa, certamente, quella che troviamo su The Drink Business, ma che in realtà ha dei risvolti molto importanti.

Biocarburanti con vino e formaggio: raggiungere l’indipendenza elettrica (pulita) anche in cantina si può. Dal Messico uno studio dal gusto ambientale!

La ricerca si svolge nel dipartimento di ingegneria dell’università dello Stato messicano di Querétaro. A guidarlo Germàn Buitròn Mendez. I materiali oggetto della ricerca: vinaccia e siero di latte. Sono loro “gli strumenti” con cui sono riusciti a creare i due gas. Lo scopo: utilizzarli per generale elettricità pulita.

Secondo quanto raccontato da Mendez le vinacce gli studiosi sono andate a prenderle nelle cantine della zona, tra le città di Tequisquipan e Ezequiel Montes, tra giugno e novembre, mentre il siero se lo sono procurati durante tutto l’anno. Querétaro, vale la pena ricordarlo, è secondo Querétaro Wine Growes Association (Avq), la più grande regione produttrice di vino nelle pianure del Messico e conta 28 aziende. Una curiosità che, in realtà, ha importanza nell’ambito della ricerca perché è anche a loro che, a dirla tutta, si rivolge.

 

La ricerca e l’obiettivo eticamente significativo

Le cose funzionano così: i prodotti di scarto (vinacce e siero) vengono scomposti nei laboratori nell’università grazie ai microrganismo (batteri e archeobatteri), riuscendo così ad ottenere i bicarburati gassosi. Méndez, in merito alla vinaccia, ha affermato che “il ph acido, lo rende ideale per avviare il processo a due fasi”. L‘idrogeno e il metano sono prodotti quindi in due reattori separati, con il reattore a idrogeno che richiede un ph acido, mentre quello a metano un ph neutro.

Gli scienziati sono quindi riusciti ad automatizzare completamente il processo creando le condizioni ideali per produzione massima di entrambi i gas. Ottenuto il risultato sperato, hanno quindi inviato il biocarburante alle cantine e i caseifici che hanno fornito i loro rifiuti organici con l’obiettivo di renderli autosufficienti.

Insomma. Se non lo avevate ancora capito, si parla di sostenibilità e, di conseguenza, anche di lotta ai cambiamenti climatici. E a quanto pare in questa parte del Messico le cantine, con l’utilizzo dei biocarburanti prodotti dall’università grazie anche al loro sostegno, vogliono dire la loro. Ed è una notizia grandiosa!