Dalle oche di Montefalco agli armadilli della Patagonia. L'Agroforesty è l'incontro tra passato e innovazione

Si chiama Agroforesty, si traduce “animali in vigna“. Rigorosamente liberi e, inconsapevolmente, aiutanti perfetti per mantenere “in forma” terreno e piante. Sono loro a garantire l’ottimo stato di salute dei filari.

All’onore dei più, in Italia, la notizia è arrivata pochi giorni fa quando l’Ansa ha raccontato di un viticoltore umbro che per diminuire la chimica in vigna si è affidato alle oche. Ma il suo non è l’unico caso. In realtà l’utilizzo degli animali tra i filari d’uva appartiene all’antichità e oggi, con la scienza a fare da supporto, sono tante le realtà, soprattutto quelle che scelgono un’agricoltura biologica, naturale e/o biodinamica, ad affidarsi agli animali. Un altro caso è quello dei pipistrelli in Dordogna, ma sono davvero tante quelle che oggi appaiono stranezze, ad essere invece diventate concrete realtà di orwelliana memoria.

 

Animali in vigna: a montefalco l’ordine lo tengono le oche

Ph: Ansa. Roberto Di Filippo e le sue oche a Montefalco

Innanzitutto spieghiamo cosa si intende quando si parla di Agroforesty. Con questo si intende il sistema che prevede la convivenza di coltivazioni verdi, semine e pascoli sullo stesso terreno. Un’agricoltura virtuosa e sostenibile insomma che ora torna a far parlare di sé anche quando parliamo di viticoltura.

Sarà affrontato il 14 settembre nel corso di Enologica. A raccontarsi saranno Roberto Di Filippo e la sorella Emma. Nella loro azienda di Montefalco hanno deciso di liberare 400 oche utili non solo a tagliare i costi, ma anche a migliorare le condizioni dei vigneti.

I volatili escono alle sei del mattino e rientrano alle sette di sera passando la giornata a mangiare l’erba infestante cosicché non si debba ricorrere né ad attrezzi, né a diserbanti chimici.

I vantaggi sarebbero molteplici. Innanzitutto il risparmio sul carburante: circa 100 litri di gasolio da non acquistare. In più la loro leggiadria fa sì che non inficino in alcun modo la fertilità del terreno, a differenza di quanto può accadere attraversando la vigna con un mezzo pesante. Concimano, fertilizzano e migliorano la qualità della sostanza organica, potenziando l’attività microbiotica del terreno non dovendo in alcun modo intervenire chimicamente. Un’attività che va avanti da cinque anni anche grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Agricoltura dell’Università di Perugia.

 

Animali in Vigna: il caso dei pipistrelli “francesi”

La più acerrima nemica dei vignaioli francesi, a quanto pare, è la falena della vite. Lei e le sue larve sembra abbiano un appetito talmente vorace che i suoi parassiti sono in grado di spazzare via la metà di alcuni vigneti. Si nutrono all’interno delle uve, svuotandole e lasciando i loro escrementi. Al momento la chimica è la soluzione più utilizzata, ma 20 viticoltori della Dordogna hanno deciso di affidarsi ai pipistrelli. Spesa a dir poco contenuta. Basta installare dei pali che sappiano attirare la loro presenza.

L’idea non è campata in aria ovviamente. Ancora una volta è la ricerca a cercare risposte. Uno studio commissionato dall’industria vinicola di Bordeaux e pubblicato all’inizio dell’anno ha infatti dimostrato che i pipistrelli si sono diretti più e più volte sulle viti infestate. Quelle in cui, insomma, c’erano parassiti, larve e le falene generatrici. I test del Dna sui loro escrementi hanno confermato che stavano mangiando falene e altri insetti. Lo studio è stato condotto su 23 appezzamenti di terreno nel 2017 e la scoperta più incredibile è stata quella di veder arrivare sui filari 19 delle 22 specie di pipistrelli conosciute. Una biodiversità inattesa e dei pesticidi naturali che potrebbero portare se non ad una eliminazione totale, almeno ad una grande diminuzione dell’uso della chimica in caso di infestazione.

 

Animali in vigna: intanto nel resto del mondo…

Correva l’anno 2016. Decanter si è presa il tempo per fare un giro del mondo alla scoperta degli animali utilizzati nelle vigne. Se le pecore hanno ritrovato spazio perché in grado di mangiare le erbe infestanti (e non) dei vigneti, anche i lama, in Cile hanno finito per essere utilizzati per le stesse ragioni. Anche in California le oche, come oggi a Montefalco, sono tornate a scorrazzare tra i filari. Per assicurarsi che le pecore facciano il loro lavoro, tra l’altro, alcuni viticoltori hanno aperto le porte delle vigne ai loro cani. Specialmente ai Border Collie che sanno dove indirizzare le pecorelle. I viticoltori delle zone impervie dove il loro problema sono i lupi, si sono invece affidati a cani ben più grossi, a cominciare dai pastori dei Pirenei.

Qualcuno ha deciso invece di affidarsi alle galline non solo per l’erba infestante, ma anche perché grandi mangiatrici di insetti nocivi a cominciare dalle cicale. Il loro letame, a volte, viene anche utilizzato come compost per l’agricoltura biologica.

Se oltre che viticoltori avete sempre avuto una passione per la falconeria allora è il momento di imparare l’arte e…metterla nelle vostre vigne. C’è infatti chi già si affida ai falchi per tener lontani gli uccelli che si lanciano sulle vostre uve.

I gatti selvatici sono tra quelli che abbiamo definito animali in vigna. Grandi cacciatori di parassiti, lepri e scimmie (là dove ve ne siano), sembrano essere un’altra ottima soluzione. Non mancano i maiali, rigorosamente nani così che non possano arrivare all’uva. Non scavano troppo e mangiano la vegetazione in eccesso. Chi lo avrebbe detto: sono loro i maniaci dell’ordine.

Tra gli animali in vigna, quello che meno ci saremmo aspettati di trovare è l’armadillo. Semplicemente perché, dalle nostre parti, non se ne trovano. Ma in Patagonia è lui a divorare vermi e parassiti e i vignaioli ringraziano!