Con il divieto di spostamento tra Comuni previsto dal Dpcm, molti neanche apriranno. Per loro tantissimi i danni. La Cia lancia l'allarme, ma è un coro unanime quello delle aree rurali del Paese

Mentre si discute ancora di spostamenti con il Dpcm che, al momento, vieta di spostarsi da un Comune all’altro, la Cia-Agricoltori italiani lancia l’allarme: il divieto è una scure per gli agriturismi e le aree rurali del Paese.

Aperti sì, insomma, ma a che prezzo se il rischio è quello di restare praticamente vuoti? Questa la domanda che si pone la Confederazione e qualcuno i conti ha già iniziato a farli.

 

Agriturismi: sono 24 mila in Italia e danno lavoro a 100mila persone. Senza Natale, Santo Stefano e Capodanno per loro dicembre segnerà un -50% di fatturato

Quello dei ristoratori è un grido unanime: verso di loro, sostegno, un vero accanimento. E così con la stretta del Governo che impedirà gli spostamenti a Natale, Santo Stefano e il 1 gennaio, i timori aumentano. Anche e soprattutto quelli degli agriturismi. Sono 24mila in Italia. Danno lavoro a 100mila persone. Nel 2020, causa Covid, hanno già perso 600 milioni di fatturato su oltre  miliardo di euro anno in media. Il calo delle presenze si conta in 2,95 milioni di persone.

I numeri sono impressionanti e ora è la Cia a dar voce a queste realtà che, da sempre, rappresentano un punto di riferimento per l’evasione dalla quotidianità in tempo di feste. Luoghi dove gustare il territorio, immersi nella natura, alla ricerca del meritato relax.

E’ sul Natale che speravano per tentare una risalita, ma con la chiusura dei Comuni, denuncia la confederazione, si stima una perdita di fatturato, solo per il mese di dicembre, del 50%.

 

La gran parte degli agriturismi è nei piccolo Comuni italiani e il 69% di questi ha meno di 5 mila abitanti. Senza la “gente di città” inutile alzare la saracinesca


E se soffrono gli agriturismi e di conseguenza anche tutti i produttori, dal vino all’olio, passando per carne formaggi e chi più ne ha più ne metta, che di questi sono i fornitori, sono le aree rurali a subire il danno secondo quanto afferma la Cia. Per loro, già alle prese con lo spopolamento, un vero e proprio colpo al cuore. Sono 5.500 i Comuni italiani con meno di 5mila abitanti su un totale di 7.914. Rappresentano il 69% dei Comuni Italiani con in testa Valle d’Aosta e Piemonte.

Vi abitano quasi 10 milioni di persone, ovvero il 16,5% della popolazione nazionale. Di strutture ricettive ne hanno 56mila: il 27% di quelle italiane. Solo gli agriturismi, in questi Comuni, sono 12mila.

Il giudizio della Confederazione è chiaro: il Governo adotta una politica città centrica e si dimentica della ruralità di un Paese in gran parte vocato proprio a questo.

Se da una parte, a sottolineato il presidente Cia Dino Scanavino, si può comprendere la scelta di chiudere le Regioni il 21 dicembre e di lasciare il coprifuoco, la stretta sui Comuni è eccessivamente penalizzante. Per questo chiede al Governo di lavorare subito sui ristori e distribuirli, per tentare almeno di tamponare l’emorragia. Una cosa è certa, sarà rilanciata la campagna Turismo Verde-Cia #sostienilagriturismo, perché, spiega Scanavino, “non si perda la sana abitudine di organizzare un pranzo o programmare un soggiorno nelle strutture di tutta Italia, dove gustare piatti tipici del territorio e rilassarsi in mezzo alla natura, contribuendo, al tempo stesso, a mantenere viva l’offerta turistica nella aree rurali, spina dorsale e anima green del Paese”.

 

E’ un grido unanime quello delle aree rurali: rivedere Dpcm o dare subito ristori. E alcuni si fanno i conti in tasca su quanto si perderà

Un allarme, quello lanciato, che arriva da tutti i territori. Eccone alcuni che hanno già espresso la loro contrarietà, e ancor più preoccupazione, per quanto si prospetta. E molti i conti delle perdite li hanno fatti.

Coldiretti Lucca: 1 agriturismo su 2 non apre

Secondo Coldiretti Lucca nella Provincia nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno, una struttura su due (216 gli agriturismi presenti) non aprirà affatto. Questo proprio perché si trovano nei piccoli centri rurali della Garfagnana e Media Valle e dunque irraggiungibili dalla “solita clientela”. quella della cota e delle grandi città. Lo ha detto il presidente Francesco Buonagurelli che, ad oggi, molti pensano di restare chiusi. D’altra parte, sottolinea, ad oggi, causa Covid, si è perso il 90% del fatturato rispetto all’anno scorso. Con le festività che renderanno questi luoghi irraggiungibili, la conseguenza è immaginabile.

 

Coldiretti Puglia: già persi 170 milioni di euro

Uguale la posizione di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini e della Coldiretti Cuneo. A fare i conti dell’eventuale danno anche la Coldiretti Puglia. Regione che di agriturismi ne conta ben 876. A rimanere chiusi saranno, spiega, oltre 9mila bar, i ristoranti, le pizzerie e quasi 200 gli agriturismi che rischiano di restare chiusi, con una perdita di fatturato mensile calcolata in quasi 170 milioni di euro. Si può immaginare come il numero si tradurrà in piene festività con, sottolinea Coldiretti, tutta la filiera dell’agroalimentare messa in ginocchio. “In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo – sottolinea Savino Muraglia, presidente Coldiretti Puglia -, la ristorazione e l’agriturismo rappresentano addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato”. Per questo Muraglia chiede al Governo un adeguamento delle misure.

E se così non sarà, allora, ribadisce come fatto già dalla Cia e tutte le associazioni di categoria, arrivino i ristori…e subito!