Dai consumi ai mercati fino ai nuovi mestieri: la ricerca della Rome Business School scatta una fotografia che, di fronte alla crisi, ci racconta di grandi opportunità

Si parla di cambiamenti del comparto vino alla luce del nuovo scenario disegnato dal Covid-19 nella ricerca presentata dalla Rome Business Scholl, la scuola a maggior presenza internazionale in Italia con studenti provenienti da 150 nazioni e parte del network Formacion y Universidades creato nel 2003 da De Agostini e dal Gruppo Planeta.

Da come cambiano i mestieri a come evolvono i mercati che corrono verso la transizione 3.0, per arrivare ai consumi. Tanti gli aspetti affrontati per fare la fotografia ad un settore che, proprio per la pandemia, ha perso il 9% del fatturato, ma che nel 2022, si stima, varrà 207 miliardi di dollari.

 

Covid-19: i giovani guardano al futuro e puntano sul settore vino. Trasformazione digitale e sostenibilità della filiera sono le sfide che ci attendono

Se una buona notizia c’è, tra le tante in realtà, è che sia in Italia che nel resto del mondo, nel settore i giovani ci credono tanto da far registrare un boom di aziende guidate da giovani under 25 e da donne.

Bene anche il trend dei consumi registrato durante il lockdown. Così anche per le vendite realizzate soprattutto tramite e-commerce e wine delivery. La prova che il mondo del vino si sposta sempre più verso il digitale che, ancor di più nell’ottica B2B, crediamo, debba essere sviluppato così come la nostra azienda ha intuito da tempo ottenendo anche l’attenzione del Corriere vinicolo che l’ha inserita tra quelle più innovative in tema di logistica, servizi di marketing evoluti e strumenti di comunicazione.

“Sarà necessario – si legge nella ricerca – cercare una strategia di accompagnamento  e sostegno alle imprese verso la transizione 3.0 italiano con interventi in favore della trasformazione digitale, di una maggiore sostenibilità della filiera, di natura regolamentare e semplificazione normativa”. Temi cui ci sentiamo decisamente vicini.

 

Mondo del vino: cambiano le competenze. Serve professionalità. La formazione oggi, come mai, è al primo posto

Scopo della ricerca, spiega Antonio Ragusa, dean della Rome Business School, è quello di avviare riflessioni e dare indicazioni operative che, ci permettiamo di aggiungere non sono più rinviabili. Ancor più di fronte a quello che il mondo vive a causa del Covid-19. Uno studio che, tra l’altro, sottolinea Ragusa, ha anche voluto approfondire l’evoluzione delle professionalità connesse al settore vinicolo che, aggiunge, “malgrado la crisi, sono molto promettenti”.

Sì perché crisi non vuol dire per forza “fine”, ma spesso “opportunità”. I risultati “evidenziano la necessità di nuove competenze legate non solo alle tecniche di produzione – prosegue -, ma sempre di più gli aspetti gestionali, di marketing e di sviluppo di business in un quadro globale”. La formazione, dunque, al primo posto. Bisogna imparare a conoscerlo questo nuovo mondo, anche quello del vino, per poter cogliere ed affrontare le nuove sfide. C’è bisogno di professionalità e professionisti che la stessa Business School è pronta a preparare.

 

Covid-19: lo scenario dei mercati cambia, ma c’è una certezza per tutti…la qualità premia molto più della quantità e il bio si conferma vincente

Il quadro attuale è un quadro su cui, oggettivamente, si deve riflettere per risollevarlo e farlo aprendo le porte giuste. La ricerca ricorda infatto che il mercato del vino pesa il 17% sulle vendite complessive nel settore beverage in Italia con il Paese che, con il Covid, è scivolato al terzo posto tra i Paesi consumatori, ma che allo stesso tempo ha visto impennare la domanda negli Usa. Si beve meno e con maggiore qualità. Una realtà, questa, che si era già delineata da qualche anno e che la crisi non ha fatto altro che affermare definitivamente dando una vera acclerata al cambio di scenario.

La pandemia ha confermato anche le tendenze in termini di gusti: i vini biologici piacciono sempre più. Sarà il bisogno di sentirsi sani in un mondo che ci fa sentire così cagionevoli, o semplicemente la presa di coscienza che il rispetto dell’universo che ci circonda non è trascurabile. Certo è che l’Italia è sempre più bio con la Sicilia che, con i suoi 36mila ettari, rappresenta la superficie biologica più estesa d’Italia (34%).

 

Covid-19 o no ecco i vini che conquistano di più. E le novità non mancano

La ricerca della Business School si è soffermata anche sui vini che attraggono maggiormente. Quelli che già prima dell’emergenza, hanno visto accrescere le loro preferenze. Il Lambrusco si conferma il più popolare, primo in termini di volume, seguito dal Chianti che detiene il primato in termini di valore. Spostandoci su bianchi e bollicine ad andare per la maggiore sono Franciacorta, Pinot, Chardonnay e Vermentino Sardo. Tra gli emergenti spopola il Lugana, che si piazza in prima posizione, seguito da Primitivo Pugliese, Passerina Marchigiana, Ribolla Gialla Friulana e Negroamaro della Puglia.

Per quanto riguarda i consumi l’Emilia Romagna nel 2019, nonostante un calo dell’1,4% resta salda al comando con il 61,6%. Importante guardare all’export. Si confermano Piemonte, Veneto e Toscana le regioni trainanti rispettivamente con un incremento del 4,2%, il 3,2% e l 4,4%. Insieme rappresentano il 70% dell’export italiano per un valore complessivo di 4,46 miliardi.

Stupisce, positivamente, la crescita di una regione piccola, ma di grande valore come il Molise che ha registrato una performance da +15,9%. Ma la Valle d’Aosta è riuscita a fare ancora di più vedendo crescere nel 2019 il suo export di ben il 51,8%.

 

Crisi? Sì, ma lo scenario da qui al 2025 porterà tante sorprese…

Passiamo alle proiezione che arrivano al 2025. Secondo la ricerca della Business School le differenze saranno tante. Il Covid, insomma, potrebbe portare a cambi di scenari importanti. La crisi economica, infatti, potrebbe rallentare la crescita dei consumi mondiali. Per il 2020 si stima una flessione del 9%, che si potrebbe però compensare già nel 2021 con un recupero del 7%.

La Cina corre veloce e potrebbe diventare il secondo Paese al mondo per consumi. Meglio di lui solo gli Usa, ma dietro Francia e Germania con il Regno Unito pronto a superare l’Italia e piazzarsi al quinto posto. E sopra di lei ci potrebbe essere addirittura il Canada. Cresceranno i consumi anche in Africa.

 

Nel 2022 il mercato enoico toccherà il valore di 207 miliardi di dollari

A livello globale si prevede che il mercato enoico nel 2022 potrebbe toccare il valore di 207 miliardi di dollari. Sono dieci i Paesi in cui convergono oltre la metà del mercato delle cnatine di tutto il mondo. Su tutti gli Stati Uniti con un giro d’affari di 32 miliardi di dollari. Segue la Cina con 24 miliardi di dollari. Al terzo posto la Francia con 14,4 miliardi di dollari. L’Italia è poco più giù, al quinto posto, con 9,7 miliardi di dollari.

I primi dieci Paesi sono anche quelli che detengono la metà di tutto il mercato del vino. E qui le novità non mancano. Tra i Paesi che entrano in classifica anche il Brasile con i suoi 36 miliardi di dollari e l’India con un mercato enoico che vale 2,7 miliardi di duro.

 

Covid-19: e il lavoro? Se la crisi c’è, i mestieri cambiano e le aziende hanno bisogno di nuove figure…mai come oggi è tempo di costruire il proprio futuro

Paradossalmente la crisi potrebbe portare ad un incremento dei posti di lavoro. Attualmente le aziende vinicole contano 210mila addetti: 50mila i giovani. Il cosiddetto ‘ritorno alla vigna’ c’è. I produttori under 25 sono tantissimi e hanno visto un aumento del 38%, tanto da raggiungere in un anno le 1.200 unità. La formazione anche non manca. In Italia sono attivi nelle varie università circa 20 corsi di laurea in viticoltura, enologia, enogastronomia ed alimentazione. Sono oltre 400 i corsi post laurea legati al vino.

E le buone notizie ci sono anche in termini di occupazione: il 41% degli studenti al fine del loro percorso trova lavoro. L’87% di questi restando in Italia. Parliamo delle più svariate professionalità. dai responsabili di analisi e controllo delle qualità dell’uva, a chi ha conoscenze tecnico/scientifiche utili in cantine, fino ad enologi, cantinieri e sommelier.

E la comunicazione? Importantissima. Crescono i wine blogger, diventati veri e propri punto di riferimento per chi cerca i giusti consigli. Stessa sorte per l’accompagnatore enoturistico, i brand ambassador, ovvero i responsabili della comunicazione e, infine i wine hunter, cioè i cacciatori di vino. Sono quelle persone il cui obiettivo è quello di scoprire i migliori vini al mondo e poi farli conoscere ai clienti, aumentando la redditività delle aziende.

Insomma, che sia per il Covid-19 o no, oggi l’Eldorado non è in una pepita…me in un ottimo calice!