Appuntamento in Umbria dal 23 al 25 giugno. I 420 sindaci de Le Città del Vino si incontrano per dibattere su un settore che fa grandi numeri, ma che ha bisogno di organizzarsi ai sensi di legge. Il ddl c'è, manca l'approvazione

Tre giorni per fare il punto sull’enoturismo, sul decreto legge presentato dal senatore Dario Stefàno e dibattere delle opportunità e delle criticità legate all’enoturismo. Saranno 420 le fasce tricolore che si riuniranno in Umbria dal 23 al 25 giugno. Ovvero i sindaci dei 420 Comuni a vocazione vitivinicola facenti parte dell’associazione Città del Vino. Dal gusto, al digitale fino al modello distrettuale, il marketing e l’analfabetismo eno-gastronomico.

Una tre giorni che vuole esplorare a 360 gradi un settore che annualmente conta 13 milioni di visitatori in cantina per un fatturato di 2,5 milioni di euro. Tanto? Neanche troppo se ci si confronta con realtà dove il fenomeno ha ottenuto l’attenzione delle istituzioni già da tempo. Francia in primis. Eppure l’Italia i numeri per fare ancora di più li ha proprio tutti.

 

Simposio dell’Enoturismo: Torgiano, Montefalco e Orvieto. Le tre tappe di “un turismo per tutti i gusti”

 

Simposio dell'enoturismo vigne

 

Questo il titolo scelto per il Simposio umbro: Un turismo per tutti i gusti. L’intenzione è quella di fare il punto su tutto ciò che sta avvenendo in questa, non poi così nuova, forma di turismo che negli ultimi anni sta conoscendo un escalation in positivo. Lo dimostrano, ad esempio, i numeri dell’ultima iniziativa del Movimento Turismo del Vino: Cantine Aperte. Per i suoi 25 anni ha abbattuto il milione di presenze.

“Alla luce dei risultati che l’enoturismo ha portato ai nostri territori è giunto il momento di avere una nuova legge sul turismo del vino a sostegno di un segmento che non è più una nicchia, ma un movimento di massa”. Queste le parole di Floriano Zambon, presidente delle Città del Vino. “C’è bisogno di norme che favoriscano lo sviluppo dei territori, il finanziamento di progetti enoturistici e le Strade del Vino, nuove opportunità dai PSR. Insomma – ha aggiunto Zambon – oggi più che mai il settore ha bisogno d’investimenti”. Investimenti che si tradurrebbero in occupazione.

 

Gli argomenti in discussione tappa per tappa

 

Venerdì 23 giugno i 420 sindaci de Le Città del Vino saranno a Torgiano dalle 10 alle 16 nella Sala del Cardinale. Si parlerà di “Enoturismo e Turismo: come si declinano oggi” ed “Economia dell’esperienza…e del consumo. Drivers di acquisto dei prodotti alimentari”. All’incontro parteciperanno anche il senatore Stefàno e Pietrasanta con il primo che spiegherà in dettaglio il suo ddl e il secndo che incentrerà il suo intervento sullo “Sviluppo dell’enoturismo italiano e nuovo inquadramento normativo”.

Non finisce qui perché, nel pomeriggio, sarà il web protagonista con il dibattito su “come il digitale ha cambiato il mondo del turismo enogastronomico. Brand reputation, marketing e comunicazione online”. Si parlerà quindi di “Sviluppo rurale e Psr” e, in ultimo, del “Modello distrettuale nei marchi a ombrello. Buone pratiche di marketing contro l’analfabetismo eno-gastoronomico. Esperienze a confronto”.

Sebbene il simposio si sintetizzerà in una sola giornata, il dibattito proseguirà tra gli addetti ai lavori anche nei giorni successivi. Il 24 giugno, infatti, si procederà con la premiazione de La Selezione del Sindaco 2017 a Montefalco. Il 25 a Orvieto, dopo essersi confrontati apertamente il venerdì, i sindaci dell’Associazione Città del Vino si riuniranno nella loro assemblea nazionale per fare il punto di quanto emerso nel corso del Simposio.

 

Simposio dell’Enoturismo: il ddl Stefàno al vaglio della Commissione Bilancio. Ecco su cosa è costruito

 

Simposio dell'enoturismo immagine

 

Il disegno di legge “Disciplina dell’attività dell’enoturismo” è stato presentato e firmato dal viceministro alle Politiche Agricole Andrea Oliviero a febbraio. A quanto pare l’ultimo tassello da sistemare è quello realtivo alle questioni fiscali che il decreto riferisce alle già regolamentate attività agrituristiche. Certo è che così come presentato sembra essere piaciuto a tutti. Compreso il presidente del Movimento Turismo del Vino Carlo Pietrasanta.

Ma cosa prevede il ddl Stefàno e, soprattutto, quale deve essere il ruolo delle istituzioni nel sostenere le aziende che vorrebbero esserne rappresentanti?

Il disegno di legge prende le mosse dal “Programma del Turismo 2017 – 2022” che parla esplicitamente di attrattori enogastronomici. Di qui l’intezione di fare una legge dell’enoturismo per avere, ha detto lo stesso senatore, “un quadro normativo organico di riferimentoin grado di individuare gli elementi peculiari e agevolare l’attività degli operatori, intervenendo anche sotto il profilo fiscale e amministrativo”. La sua assenza all’interno del Testo Unico del Vino aveva sollevato polemiche, una legge ad hoc, invece, accontenterebbe tutti.

 

Partiamo dalle basi: cos’è l’enoturismo e chi ne dovrebbe dare certificazione

 

Ecco come viene definito nel primo dei 10 articoli del ddl presentato dal senatore pugliese: “con il termine enoturismo o turismo del vino si intendono tutte le attività di conoscenza del prodotto vino espletate nel luogo di produzione”. Si parla cioè di visite nelle vigne, nelle zone di produzione, ma anche nei musei o nei luoghi culturali ad esso dedicati, delle degustazioni e della commercializzazione dei prodotti nonché delle attività didattiche e ricreative organizzate dalle aziende vitivinicole.

Nel termine viene anche compresa la ricezione e l’ospitalità nei termini in cui tale possibilità è riconosciuta alle attività agrituristiche.

Sono quindi le Regioni quelle che possono rilasciare il certificato di abilitazione all’esercizio dell’attività enoturistica. Per ottenerlo bisognerà dunque dimostrare l’innovazione dell’offerta che passa dalle attività di cantina, al marketing, la comunicazione e le modalità di commercializzazione siano esse dei prodotti o riferite alle attività legate all’ospitalità.

Ecco perché il decreto prevede, da parte delle Regioni, la possibilità di organizzare corsi di formazione ad hoc per far sì che le aziende possano ottenere tale certificazione.

 

Ottenuta la certificazione l’attività può integrarsi con tutto ciò che valorizza il suo brand, i suoi prodotti e il territorio

L’ottenimento della certificazione farà dell’azienda un’attività turistica a tutti gli effetti dotata di una propria identità. Sarà dunque possibile organizzare eventi, commerciare prodotti proprio, ma anche quelli dell’artigianato locale per rispondere al fine stesso di un’attività di questo genere: diffondere la cultura di un intero territorio.

Anche le indicazioni stradali prevederanno cartelli ad hoc per facilitare il raggiungimento della meta agli enoturisti oggi alle prese con navigatori e ricerche fatte per conto proprio non esistendo un’organizzazione corposa del fenomeno che, anche sul web, vive delle singole realtà e, di conseguenza, di ricerche spasmodiche per costruirsi un vero e proprio itinerario. Ecco che allora entrano in gioco anche le istituzioni a partire dal Ministero

 

Marketing, comunicazione e controlli. Ministero e Regioni se ne facciano carico

Due le azioni previste dal ddl a parte il rilascio della certificazione. L’istituzione di un Osservatorio del turismo del vino nazionale e regionale e la stesura di un Piano strategico nazionale di promozione dell’enoturismo. Il primo prevede la partecipazione delle associazione e degli operatori enoturistici “più rappresentativi e livello nazionale”. “Si articola in osservatori di carattere regionale attraverso la collaborazione dei Comuni Città del Vino e delle imprese”.

 

I Compiti dell’Osservatorio

Innanzitutto “il controllo del livello medio dei servizi offerti dagli operatori del settore agli enoturisti sul territorio comunale”. Cosa di cui, visti i risultati delle ultime indagini ci sarebbe decisamente bisogno. A cominciare dalla riorganizzazione delle Strade del Vino che appaiono e scompaiono e di cui non si riesce ad avere un dato compiuto. L’Osservatorio dovrà anche indagare per individuare i “settori in cui investire per migliorare i servizi offerti all’enoturista”. Valutare “l’interazione tra gli operatori del settore, l’amministrazione comunale e gli altri soggetti pubblici coinvolti in politiche di promozione dell’enoturismo”.

Sarà anche suo dovere valutare l’impatto economico che “l’enoturista ha sulle aziende del territorio”, monitorare “i risultati delle azioni di coordinamento tra le politiche di promozione” e valorizzarli a livello locale, provinciale e regionale.

Una raccolta dati che servirà quindi alla stesura del Piano strategico nazionale di promozione dell’enoturismo.

 

Il Piano strategico corre sul web

Sarà redatto ogni tre anni con una finalità chiarissime: prouovere l’enoturismo italiano e promuovere il turismo del vino italiano sui mercati nazionali e internazionali. Come? Attraverso internet. Il Ministero dovrà dunque realizzare un portale “stabile, aggironato ed efficace in termini di brand reputation quale suo principale veicolo di comunicazione e promozione”.

I francesi ce l’hanno fatta! Noi ci riusciremo? Se mai si parte, mai lo sapremo!