Sempre più le donne imprenditrici nell'agroalimentare della regione. I giovani portano freschezza, ma l'incapacità di fare rete e di puntare sulla sostenibilità frenano l'intero comparto

La gamma dei colori del vino, sfumature incluse, è pressoché infinita, ma in Italia le sue tinte sono sempre più rosa e il vino piemontese non fa eccezione. In un Paese che conta il primato europeo se parliamo di imprenditrici donne non stupisce che anche le regioni del vino “maschio” per eccellenza, il rosso, si trasformi sempre più in quello del rosso passion tipico di un carattere tutto femminile. Sono oltre 1,7 milioni le donne che in Italia gestiscono un’azienda in proprio. Nel settore agricolo rappresentano il 33%. Nel mondo del vino la loro presenza è sempre più importante e influente nonostante il sessismo continui a persistere. 

Non fa eccezione il Piemonte dove l’annata è stata sì da incorniciare, ma dove l’incapacità di fare rete e le difficoltà di puntare sulla sostenibilità tengono vivo il dibattito tra chi pensa a grandi Doc e chi, invece, a un’interazione fatta di piccole, ma importanti identità. I Vignaioli Piemontesi, la più grande associazione d’Italia, fa il punto tra luci, ombre, ostacoli e possibilità.

 

Vino piemontese: innovazione, donne e giovani…i tre ingredienti da cui ripartire

vino piemontese donne e vino

L’aria di rinnovamento in una terra d’eccellenza enologica come è quella piemontese non manca. Lo ha confermato l’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero in occasione di un evento organizzato a Roma dal Consorzio Piemonte Land of Perfection.  Le aziende agricole, in tutto il territorio regionale, sono 67mila: 18mila dedite alla viticoltura. E la presenza delle donne, anche in questo caso, è molto forte. Se parliamo di aziende agricole in generale, infatti, ben 22mila sono condotte da donne che rappresentano, tra l’altro, un terzo dei 64 mila occupati dell’intero comparto.

Sono 57 attualmente le vignaiole che fanno parte della delegazione regionale de Le Donne del Vino e la loro presenza, sul territorio, continua a crescere. L’età media si abbassa. Questo vuol dire che ad occuparsi di vino sono sempre più i giovani. Le nuove generazioni portano esperienza e freschezza. Un esempio? Quello di Luca Faccenda under 35 che si è appena aggiudicato il premio Giulio Gambelli.  

“Il comparto vitivinicolo – ha sottolineato Ferrero – rappresenta la punta avanzata dell’agricoltura che si dimostra una realtà solida e vitale”. Indubbiamente, ma su alcuni aspetti c’è ancora molto da fare.

 

Vino piemontese: grande annata, ma la si saprà veicolare?

vino piemontese cantina botti di vino

I dati dell’Assoenologi lo avevano detto da subito: la vendemmia 2016 sarebbe stata quella dei grandi rossi. E se parliamo di grandi rossi non possiamo non parlare di Piemonte. Il dato ha trovato conferma con un’annata che gli addetti ai lavori hanno definito da 100 e lode. Eppure le problematiche non mancano: a partire dalla capacità di operare in modo congiunto.

Nonostante quella dei Vignaioli Piemontesi sia l’associazione italiana più numerosa con i suoi 400 soci, proprio da loro è partita la denuncia. A dargli voce il presidente Giulio Porzio. E’ stato lui a rilevare quante mancanze vi siano rispetto ai valori che l’Ismea ha identificato come fondamentali per creare un “sistema vino”. La sostenibilità è uno di questi. E di conseguenza anche la valorizzazione delle Indicazioni Geografiche, della territorialità e della cooperazione. Questi i problemi rilevati da Porzio: elevata frammentazione degli operatori, incapacità di fare sistema, scarse alleanze produttive e commerciali con aziende estere. E ancora difficoltà della Ue a concludere accordi di libero scambio, posizionamento dei vini italiani all’estero non sempre adeguato anche per l’eccessiva competizione sul prezzo.

 

La stoccata a istituzioni e viticoltori associati

Non ultima la comunicazione, difficile soprattutto quando si vogliono veicolare i valori della diversità e della varietà del vino italiano fatto di vitigno, territori e denominazioni. Per Porzio “uno sviluppo più intenso delle esportazioni avrebbe bisogno di più protagonisti”. Una stoccata alle istituzioni e alle associazioni di viticoltori. Il Piemonte, infatti, vive in modo decisamente contraddittorio questa difficoltà di veicolare i proprio prodotti come un comparto unico. “Il 30% della produzione vitivinicola regionale – ha infatti ricordato – arriva dal mondo della cooperazione: una bottiglia su tre”. Tra le 40 cantine cooperative piemontesi che contano 8.400 soci, 37 sono associate e rappresentate dai Vignaioli Piemontesi con 6.242 aziende vitivinicole.

 

Vino piemontese: le informazioni ci sono. L’obiettivo è sfruttarle per fare sistema

vino piemontese vigna barolo

La risposta immediata è arrivata dal consigliere delegato di Valoritalia Ezio Pelissetti. Valoritalia è l’organismo istituzionale nato nel 2009 in risposta alla normativa europea sull’obbligo della terzietà nel sistema dei controlli per la certificazione dei vini di qualità. Quella che, a Roma, ha presentato i dati sulle IG piemontesi. “L’insieme di verifiche documentali e ispettive su cui poggia la nostra attività nell’accogliere le aspettative di tracciabilità dei produttori e dei consumatori – ha detto – offre a tutti i soggetti coinvolti le informazioni indispensabili alla corretta gestione delle Denominazioni. Il nostro impegno è quello di renderlo il più possibile fruibile”. Ad aziende e produttori ovviamente.

L’idea, insomma, è quella di riuscire a creare un “sistema piemonte” così come avvenuto, ad esempio, in Toscana. Un percorso tutt’altro che semplice. Parlare di grandi Doc, anche su questo territorio, ha già creato non pochi problemi. Pensiamo al Nebbiolo. Il dibattito tra chi ci vede l’Eldorado e chi la distruzione di una civiltà è aperto. Certo è che per una regione che con i suoi vini “sottovalutati”, così come li ha definiti, ha conquistato la rivista Forbes che ha inserito l’Alto Piemonte tra le mete enologiche che andrebbero scoperte, il potenziale è, ad oggi, immenso e inespresso.

Di buono c’è che laddove si crea dialogo e dibattito si gettano le basi per la coltivazione di un terreno fertile e dagli ottimi frutti. Staremo a vedere. Nel frattempo ci gustiamo un calice di un ottimo vino piemontese. Magari un rosso. Magari un Ghemme, il vino Docg che ha appena compiuto vent’anni. L’auspicio? Che i prossimi 20 siano coronati di grandi successi. 

 

Crediti fotografici. Tutte le foto (anche quella di copertina) sono Flickr – CC. Dall’alto: Flood G., Alessandro Baffa, Giacomo Faccio