In Italia le vendite crescono del 5,6% nel primo semestre 2019 (Isema). E all'estero cambiano faccia. Non solo scaffali: si punta sulla formazione

Il vino nella Gdo diventa sempre più sinonimo di qualità. Sdoganarsi da un’etichetta che vede i supermercati come il luogo dove trovare meno qualità e più accessibilità è un percorso iniziato da tempo e anche gli allestimenti la dicono lunga su quanto, anche qui, il vino sia diventato un elemento imprescindibile.

E i numeri danno ragione alla grande distribuzione. Lo fanno in casa, con gli ultimi dati che parlano di un settore in espansione, ma anche all’estero dove i supermercati iniziano ad espandere la loro attività diventando veri e proprio portavoce del valore del wine.

 

Vino nella Gdo: in Italia il settore vola e a fare la differenza è la denominazione

In Italia i primi sei mesi nella Grande distribuzione fanno registrare numeri in crescita. Lo confermano i dati Nielsen elaborati da Ismea che parlano di un semestre al +5,6% (+4,8% nel 2008). Le vendite, in sostanza, vanno meglio da queste parti che in termini di export se si volesse fare un paragone. E a confermare che un ruolo importante nel far percepire il vino non più come commodity, ma come prodotto di valore, è stata anche la ricerca Aaster presentata a Prato il 18 ottobre: nel 2018 i vini con maggior tasso di acquisto nei supermercati sono stati Doc e Dog, gli spumanti, i vini biologici e quelli col marchio dell’insegna distributiva.

Negli scaffali, insomma, l’alta qualità è arrivata e convive benissimo con quelli di maggiore accessibilità rendendosi anche loro più facilmente acquistabili da gran parte dei clienti. Tanto è vero che il vino nella Gdo vale la metà del fatturato del settore nel Bel Paese.

Tornando ai dati Ismea non è dunque un caso che proprio gli spumanti e i vini a denominazione siano quelli che hanno fatto registrare la crescita maggiore nei primi sei mesi del 2019 facendo crescere il comparto delle bevande complessivamente del 2% con le bevande alcoliche a spadroneggiare con il 3,9% di crescita a fronte del +0,1% delle analcoliche. E la differenza la fa proprio il vino dato che la birra ha registrato un calo dello 0,8%.

Un modello, quello della Gdo, che si può definire un successo e che potrebbe avere ancora molto da dire. E l’esempio arriva dall’estero. Chissà che quello che accade lì presto non lo vedremo succedere anche dalle nostre parti.

 

Vino nella Gdo: all’estero cambia faccia. A Manchester Lidl educa gli enoappassionati con una degustazione al buio

Due le catene di cui vi parleremo. Una presente in lungo e in largo anche nel Bel Paese, l’altra che inizia ora a farsi strada dalle nostre parti. Certo è che ormai chiamarli “supermercati” è riduttivo. Lidl e Aldi si trasformano in veri e propri punti di riferimento per il vino e, in particolare, per quei winelover che hanno voglia di accrescere le loro conoscenze o che hanno una capacità di spesa contenuta e che difficilmente comprendono che quella sterlina in più può fare la differenza.

Parliamo di sterline perché è proprio in Gran Bretagna che dobbiamo spostarci. E iniziamo proprio dal progetto della Lidl che si svolgerà l’8 e il 9 novembre a Manchester. E’ qui che si terrà il primo pop-up “Wine tasting in the dark” in occasione del “Lidl Chateaux Noir” che aiuterà gli ospiti ad identificare il vino di alta qualità proprio poco prima di Natale. Esperienza da vivere nell’oscurità totale. E anche qui l’idea viene dai numeri. Una ricerca fatta dal supermercato sul territorio ha rilevato come chi compra guardi molto alla bottiglia e poco al suo contenuto: nel primo caso la scelta interessa il 35% degli acquirenti, nel secondo il 29%.

Una marginalità ridotta se vogliamo, ma che può cambiare facendo sì che anche un supermercato diventi un punto di riferimento reale per la qualità. Ancor più alla luce del dato più allarmante: il 48% degli intervistati ha dichiarato di non sapere cosa rende un vino di “buona qualità”. A questo si aggiunge il fatto che un terzo di questi (il 29%) pensa di dover spendere almeno 9 sterline per avere un vino per cui valga la mena, mentre il 34% pensa che di sterline se ne debbano spendere almeno 13 per fare bella figura a tavola, magari proprio a Natale.

 

Entrare in un mondo delle meraviglie con la guida di un Master of Wine

Ecco allora l’idea: una degustazione al buio! Impossibile lasciarsi condizionare dal design, dalle etichette e dal prezzo. Serve consapevolezza. E visto che ormai amore per il vino va di pari passo con l’esperenzialità, al termine della degustazione gli ospiti saranno guidati nella Salle de Noel, un paese delle meraviglie festoso e addobbato pieno di torte e snack da assaporare. Ad accompagnare i visitatori nella degustazione al buio sarà niente meno che un Mater of Wine, Richard Bampfield. E il fine è anche nobile: il ricavato della giornata sarà infatti destinato all’Nspcc, associazione che lavora per i diritti dell’infanzia nel Regno Unito.

 

Vino nella Gdo: Aldi lancia l’Aldiploma, un corso online per imparare a muoversi tra gli scaffali con piena consapevolezza

Non sarà un titolo da Master of Wine, ma Aldi si lancia nella formazione e lo fa con un corso online gratuito che permetterà ai neofiti enoappassionati di guadagnarsi l’Aldiploma. Lo scopo? Aiutare gli avventori del supermercato nel loro “passeggio” tra gli scaffali del vino ed evitare di muoversi senza sapere bene cosa si vuole comprare e perché.

Un corso pensato per chi non ha una grande disponibilità economica, ma vuole comunque portare a tavola un buon vino. L’idea è iniziata anche questa volta prendendo spunto da una ricerca svolta da Kantar che ha identificato una fetta di bevitori definiti come coloro condizionati dalla “barriera psicologica dei prezzi non superiori alle 5 sterline”. Quelle, cioè, che fanno fatica ad immaginare di poter spendere un po’ di più. Eppure, dalle ricerche inglesi, sembra che molti siano gli scontenti dopo aver comprato una bottiglia. Un’altra ricerca, condotta da Sapio, ha rivelato che sui 2mila intervistati ben il 91% bluffa sulla sua conoscenza del vino. Insomma: si fa il figo, ma non se lo potrebbe permettere!

 

La differenza è sempre nel “chi” offre i suoi servizi e anche qui si punta su un Master of Wine

Ecco che allora una buona infarinatura può aiutare ad essere più consapevoli e, magari, sfoggiare una giusta cultura al momento dell’acquisto di una bottiglia di vino tra gli scaffali del supermercato. Un vero e proprio corso quello di Aldi. Si impareranno i termini del mondo del vino, si impareranno a leggere le etichette e si impareranno gli abbinamenti con il cibo. Come iscriversi? Facile: direttamente dal sito Aldi e non serve neanche crearsi un account per avere i materiali. Siete più esperti? Non problema c’è anche il corso del Wine and Spirit Education Trast che ha un costo certamente superiore, con la London Wine Academy che offre anche altri corsi introduttivi sul vino.

E se è vero che l’Aldiploma non è un titolo da Master of Wine, è altrettanto vero che, come accade alla Lid, anche qui l’esperto di vino sfoggia lo stesso titolo: è Sam Capron!

No, non sono più semplici supermercati e per il vino sono un motore fondamentale!