Denominazione, biodiversità, sostenibilità. Gli italiani preferiscono Doc e Docg in bottiglia da 0.75 cl. Il prezzo? Non conta. Sempre meglio che in brik. La sparkling-mania non cede il passo, e il territorio conta sempre di più

Ci sarà anche la crisi dei consumi, ma la qualità premia: anche per il vino nella Gdo. Si beve meno, insomma, ma meglio. Questo vuol dire che, nonostante il calo degli ettolitri, sale quello del valore. Sì, perché per una bottiglia di vino siamo disposti a spendere di più. Il vetro torna tra le nostre preferenze con denominazione, territorialità e sostenibilità parole d’ordine per approdare sulle tavole e nelle cantine degli italiani. L’Iri, a un mese dal Vinitaly, anticipa i risultati della sua indagine.

Leggendoli si trova più conforto che insoddisfazione. Almeno per chi, sorseggiando vino, pensa al valore suo valore aggiunto: la biodiversità. Le bollicine? Sono quelle che sembrano essere destinate a modificare maggiormente l’idea classica dell’italiano e il suo vino, ma non sono solo loro ad aver fatto bene nella Grande Distribuzione.

 

Vino nella Gdo: è qui che si concentrano gli acquisti, ma ora all’insegna della qualità

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Anche nel 2016 la Grande Distribuzione ha tenuto il passo. E questo non sorprende. Nel 2016 sono stati venduti 505 milioni di ettolitri di vino. In realtà è l’1% in meno rispetto allo scorso anno. Una diminuzione praticamente nulla che va di pari passo con l’aumento della spesa. Sì perché gli italiani all’etichetta, ormai, prestano attenzione. Ecco perché è incrementato notevolmente l’acquisto dei vini Doc e Docg con una netta preferenza per la classica bottiglia da 75 cl tornata a +2,7% in volume e 4,4% in valore.

Ma il dato che soddisfa di più è certamente nella spesa. Se i prezzi dei vini a denominazione nel 2015 erano saliti dell’1,9%, nel 2016 l’aumento è stato del 3,2%. Il fatto che siano state le bottiglie “preferite” la dice lunga su quanto sia cresciuta la consapevolezza dei consumatori quando si parla di qualità. 

 

Vino nella Gdo: il podio è tutto di Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo 

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Il Lambrusco è leader incontrastato. Nel 2016 le sue vendite sono incrementate del 2,5% in volume e del 3,1% in valore. Sulle tavole degli italiani ne sono finiti 13,09 milioni di litri per una spesa totale di 45,64 milioni di euro. Questo nonostante l’aumento del prezzo cresciuto in media dello 0,6%. Un litro di Lambrusco, oggi, nella Gdo lo si acquista dunque per 3,5 euro.

Il Chianti è quello che, sul podio, fa registrare l’incremento maggiore a testimonianza di come le attività legate a questa eccellenza toscana, portate avanti dal Consorzio e non solo, stanno ottenendo grandi risultati così come dimostra, ad esempio, l’appena trascorso appuntamento cubano. Il prezzo medio di una bottiglia di Chianti è salito dello 0,4% toccando i 5,3 euro per litro. Beh, crisi o non crisi, ne sono stati venduti in Gdo 11,99 milioni di litri pari a 63,70 milioni di euro con un incremento dei volumi rispetto al 2015 del 4,9% e del 5,3% in termini di valore. Se poi guardiamo al Chianti Dogc i numeri sono ancora più incredibili. L’aumento è stato dell’8,2%. Ne sono stai bevuto 10 milioni di litri per un valore di 45 milioni di euro.

Resta saldamente tra le preferenze degli italiani il Montepulciano d’Abruzzo che ha accresciuto dell’1,2% il prezzo medio registrando il +3,2% sui volumi e un +4,4% in relazione ai valori. 

 

Vino nella Gdo: la sparkling mania non si arresta. E i numeri sono da capogiro

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Prosecco tutta la vita verrebbe da dire. E’ diventata una vera e propria abitudine per gli italiani berne. Da vino di fine pasto è diventato ormai un vino da antipasto e da pasto intero. Insomma: le bollicine fanno numeri da capogiro non solo nell’export, ma anche in casa. In realtà è l’intero comparto spumantistico a volare, ma il Prosecco resta il traino principale nonostante il calo dell’11,4% in volume. Da solo, infatti, ha comunque permesso di incassare 30,27 milioni di euro.

In generale le bollicine hanno fatto registrare una crescita del 7,1% in volume. Tradotto significa che ne abbiamo trangugiati, o messi in cantina, 54,53 milioni di litri. Il prezzo medio è aumentato dello 0,8% portando il costo di un litro di sparkling a 6,56 euro di media. 

Non ha spaventato gli italiani a quanto pare il prezzo nonostante si parli di bottiglie in vendita nella Grande Distribuzione. Si è speso il 7,9% in più per acquistarle portando il valore registrato a 357,59 milioni di euro. 

 

Vino nella Gdo: a fare la differenza sono biodiversità e sostenibilità

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Il biologico, e non poteva essere altrimenti, ha raddoppiato i numeri. Non ci sarà stato il boom se si parla di vendite in senso numerico, ma se guardiamo le percentuali il dato è in un certo modo sconvolgente, sebbene la tendenza sia ormai chiara da un bel po’. I vini bio hanno fatto registrare un aumento in termini di volume del 25,7%. Nel 2016 ne sono stati venduti 2,62 milioni di euro. Non è un caso che la sostenibilità stia prendendo sempre più piede nelle scelte dei viticoltori.

Al di là del podio di Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo c’è un altro dato rilevante. I vini più venduti non sono necessariamente i più conosciuti. Fermo restando che ChardonnayBarbera, Nero d’Avola, Sangiovese e Vermentino restano in pole position così come il Prosecco, è interessante vedere la crescita non tanto del Muller Thurgau, ma del Gutturnio. Doc dei Colli Piacentini prodotto con Barbera e Bonarda ha aumentato le vendite in termini di volume del 4% e in termini di valore di una percentuale che si muove tra il 2,8 e il 5,9%. 

…e poi ci sono le New Entry

Parliamo sempre dei vini a denominazione. La crescita delle vendite si traduce in territorialità. Lo dicevano le ricerche ora lo dicono i dati: quando scegliamo un vino ci piace che racconti un territorio. A sorpresa (e che bella sorpresa!) l’expolit lo ha fatto la Ribolla Gialla che ha aumentato le vendite del 31,5% in volume e del 31% in valore. Seguono, facendo sempre registrare ottimi numeri, la Passerina (volumi +27,8%, valore +24,4%); la Valpolicella Ripasso (+23,6% e +23%9; il Pecorino (+18,1% e +19,2%); il Pignoletto (+14,2% e +13,2%); Lagrein (+11,3% e +10%), Traminer (+11% e ‘9,8%); Grillo (+10,8% e +12,5%); Custoza (+10,3% e +10,5%) e Cannonau (+9,3% e +7,6%).

 

Vino nella Gdo: il vetro torna a far numeri. Piacciono le bag in box, ma il brik…va in picchiata!

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Qualche mese fa note riviste specializzate avevano esaltato il crescente apprezzamento per il vino in brik. A quanto pare, almeno nella Grande Distribuzione di casa nostra, la tendenza è opposta. Sarà certamente vero che il packaging alternativo fa proseliti di winelovers in altri Paesi, ma a casa nostra la bottiglia di vetro resta il must. Per la precisione, come detto, quella da 0,75 che è tornata a far numeri. Il “boccione” da 2 litri, infatti, si prende una sonora sventola con un crollo dell’8,6%.

Il brik, già in calo nel 2015, continua la sua discesa perdendo un altro 2,5% di mercato. Le bag-in-box, sempre più sicure se parliamo di mantenimento della qualità grazie alla tecnologia, volano invece. Il rubinetto piace per prezzo e, appunto, qualità. E’ l’unico formato che tiene testa alla classica bottiglia e che anzi incrementa notevolmente la sua fetta di consumatori. Almeno ad una prima analisi. In termini di volumi ha infatti incrementato le vendite dell11,7% con 12,19 milioni di litri finiti in casa degli italiani. Ma il prezzo è sceso dell’1,8%. Un litro di vino in bag-in-box, insomma, costa 1,57 euro. La differenza con le bottiglie da 0,75 cl, come abbiamo visto, è notevole. 

Possiamo dunque affermare che gli italiani amano bere il vino in bottiglia, ma se proprio devono tener d’occhio il prezzo in alternativa scelgono una tipologia di packaging in grado di garantirgli la qualità. 

 

Vino nella Gdo: se parliamo di tipologie scendono i volumi, ma salgono i prezzi. Il mercato interno torna a crescere

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Abbiamo parlato delle singole denominazioni e dei formati. Non ancora delle tipologie di vino. Nella totalità i volumi sono scesi praticamente per ognuna di queste eccetto che per gli spumanti, saliti del 7,1% e per i vini bianchi fermi che registrano un a dir poco esiguo 0,1%. I rossi fermi perdono l’1,3% dei volumi. I rosati fermi scendono addirittura del 4,5%, ma è sui prezzi che si fanno i conti. Tutti hanno registrato percentuali di crescita che vanno dallo 0,8% degli spumanti (prezzo medio 6,56 euro) al 2,9% dei rossi fermi (prezzo medio 3,24 euro).

“I primi dati sul mercato nella Grande Distribuzione confermano la ripresa del mercato interno del vino in Italia – ha affermato il Direttore generale di Verona Fiere Giovanni Mantovani -. Un processo, quello di puntare sulla qualità, sempre sostenuto da Vinitaly che da 13 anni organizza e promuove l’incontro tra cantine e Grande Distribuzione in incontri e convegno B2B”