Sono 73.300 le aziende italiane coinvolte nel settore. Viticoltura, produzione, commercio all'ingrosso e al dettaglio. L'analisi di Cribis fotografa uno spaccato fatto di certezze, rischi e continue evoluzioni

Il vino italiano è fatto di viticoltura, produzione di vino, commercio all’ingrosso e commercio al dettaglio. Sono state queste le realtà emerse dallo studio di Cribis, società del gruppo Cfir specializzata nella business information. Sono 73.300 le aziende italiane. Una fotografia quella scattata, dello spaccato enologico italiano che parla tanti linguaggi da Nord a Sud con percentuali diverse a seconda del di cosa si parla.

Certo è che se il Veneto è la regione dove la presenza è più massiccia, a guardare lo scenario si esce da quell’ottica per cui il vino, realtà esistente sin dall’antichità, si leghi esclusivamente alla storia e ai brand che l’hanno fatta. Sono sempre più giovani, infatti, le aziende presenti sul mercato. E sebbene le donne lamentino ancora comportamenti di discriminazione, la loro voce si fa sentire con sempre più veemenza.

 

Vino italiano: la gran parte delle aziende ha a mala pena la maggiore età

 

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Non ci si stupisce del continuo incremento di richieste di superfici vitate. Il vino, a quanto pare, lo vogliono fare tutti. Soprattutto i giovani. La gran parte delle aziende finite sotto la lente d’ingrandimento di Cribis, infatti, parla la lingua di quelle nate tra il 2001 e il 2010 con differenze notevoli tra i settori presi in esame. 

L’anzianità, se così vogliamo definirla, riguarda infatti soprattutto le aziende che il vino lo producono. Il 19% di loro nasce prima del 1970, il 13,5% prima del 1980 e il 14,1% prima del 1990. Ma se parliamo di commercio allora la situazione è del tutto diversa. Soprattutto in quello all’ingrosso. Il 24,1% di queste, infatti, è nato in un periodo compreso tra il 2001 e il 2010. Nel biennio successivo (2011 – 2013) il mercato ne ha registrate il 15,3% con un incremento ancor più significativo dal 2014 quando l’aumento è stato del 28.9%.

Anche per il commercio al dettaglio la lingua è quella dei giovani. Il boom c’è stato sempre tra il 2001 e il 2010 con il 32,5% di queste aziende nate proprio in quel periodo. Leggero calo tra il 2011 e il 2013, ma sempre con il segno più. L’incremento è stato infatti del 17,3% con un ulteriore crescita dal 2014 in poi (+23,5%).

Se poi parliamo di viticoltura vediamo come anche qui le imprese, rispetto a quelle attive nella produzione, le imprese sono più giovani sebbene più anziane di quelle del commercio. La gran parte di loro, infatti, è nata tra il 1990 e il 2000.

 

Vino italiano: non chiamatelo sesso debole. Le donne parlano il linguaggio dell’enologia almeno quanto gli uomini

 

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Le “imprese rosa”, intese come quelle aziende in cui il numero di soci ed esponenti donne supera il 50% del totale, non hanno di certo invertito le tendenze, ma l’andamento lascia capire quanto queste prendano sempre più spazio nel panorama vitivinicolo italiano. Nonostante un’arretratezza dovuta alla difficoltà di scardinare ancora certi paletti, se parliamo di viticoltura nelle aziende sono impiegate per il 28% donne. Nel commercio al dettaglio un lavoratore su quattro è donna (24,8%). 

Decisamente meno presenti le donne nel commercio all’ingrosso e nella produzione (rispettivamente 12,5% e 12,3%). Un dato che fa riflettere considerando quanto, in realtà siano attive. Dalle associazioni (Donne del vino e Donne della vite) alle singole figure (pensiamo a Marilisa Allegrini che si è conquistata la copertina di Wine Spectator), la loro voce è di quelle che si fa sentire.

 

Vino italiano: la distribuzione delle aziende lungo lo Stivale ha molteplici sfaccettature

 

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Ma come sono distribuite le aziende? Quali sono le regioni dove queste contano di più? Le aziende vinicole sono localizzate nella stragrande maggioranza dei casi nelle macro aree Sud e Isole (38,1%) e Nord Est (30,95). ll resto se lo divino Nord Ovest (18,4%) e Centro Italia (12,6%). Si trova però a Nord Ovest la regione che conta la maggior presenza di aziende vinicole: il Veneto dove se ne concentra il 15,4%.

Al secondo posto l’altro capo d’Italia: la Sicilia che ne conta poco più della Puglia. Nella prima, infatti, ci sono il 12,7% delle aziende vinicole italiane. Nella seconda il 12,1%. Il Piemonte è sul primo gradino sotto il podio contando sul suo territorio l’11,6% delle aziende. 

Quasi tutte sono aziende dedite alla viticoltura: bel l’894%. Segue il commercio al dettaglio con il 7,2% delle aziende, quello all’ingrosso con il 5,9% e la produzione cui resta il 2,9%. 

 

Vino italiano: import/export e rischio d’impresa. La viticoltura resta il settore più sicuro

 

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La maggior parte delle aziende che si dedica all’import/export sono quelle dedite alla viticoltura e la produzione di vino che rappresentano il 43,8% e il 33,5%. Bassa la presenza di aziende esportatrici nel commercio all’ingrosso (18.8%). Praticamente nulla quella del commercio al dettaglio (3,9%).

Numeri lontanissimi l’uno dall’altro che si ripropongono, in modalità differenti, anche se parliamo di rischio d’impresa. in questo caso a detenere il primato sono le imprese che si occupano di commercio all’ingrosso. Il 70% di queste è collocato nella classe rischio medio-alto, il 14,9% in quella di rischio alto. Segue il commercio al dettaglio che a rischio medio-alto conta il 55,1% delle imprese e a rischio alto il 13,9%. 

La viticoltura, invece, è una roccaforte. Qui, il rischio elevato d’impresa, è solo per il 2,3% delle aziende e quello medio-alto riguarda il 7,5% di queste.