I risultati di una ricerca archeo-botanica condotta sull'origine della vite nell'isola siciliana saranno presentati l'8 settembre. E mentre si apre una nuova pagina dell'autoctonicità del vino italiano, nella magica Mozia inaugura un percorso enologico-archeologico da non perdere

Lo abbiamo ricordato di recente dopo l’exploit dei vini bianchi: l’autoctonicità, nei calici, fa la differenza; in Sicilia, là dove la cultura ha trovato la sua culla privilegiata, si compie una nuova impresa: ripercorrere i passi della coltivazione della vite e della produzione del vino fenicio a Mozia.

Antica città fenicia dell’Isola di Pantaleo, nello Stagnone di Marsala, è dunque uno di quei luoghi dove la viticoltura è nata. Terra famosa per il Grillo, presenterà ora al pubblico il suo antenato grazie ad una ricerca sul Dna delle sue viti e condotta su scavi archeo-botanici dall’equipe scientifica della Missione archeologica di Mozia dell’Università Sapienza, la Soprintendenza di Trapani, la Fondazione G. Whitaker e una delle cantine più importanti del territorio: Tasca d’Almerita.

 

Il vino fenicio dell’antica Mozia: l’antenato del Grillo si presenta

Cosa si è scoperto? Lo si saprà l’8 settembre nel corso del “Motya phoenician wine day”. Occasione per inaugurare sull’isola anche il nuovo percorso enologico-archeologico nelle aree di scavo dove sono stati ritrovati antichi vinaccioli di probabile origine fenicia.

Dall’avvento dei coloni levantini al dominio di Cartagine, questo luogo, tra i più fiorenti centri del Mediterraneo, avrà certamente molto da dire anche attraverso la riscoperta delle origini del suo vino e soprattutto della sua coltivazione.

 

Qualche piccola anticipazione…

Lorenzo Nigro, a capo della campagna di scavi, racconterà dei primi Fenici a Mozia e del loro contributo alla prima viticoltura sull’isola. “Nelle ultime campagne di scavi con le nostre archeo-botaniche, abbiamo identificato numerosi vinaccioli negli strati più antichi della colonia fenicia. Lo studio di questi reperti e delle installazioni ad essi collegate oltre che dei contenitori del vino rivela il ruolo di questa bevanda nella società e nella cultura dei Fenici d’Occidente”.

Giacomo Ansaldi enologo del Centro regionale vivaio “Federico Paulsen” racconterà la storia del vitigno più contemporaneo di Sicilia, il Grillo, l’ultimo nato nella nostra isola. “Mozia rappresenta la culla dove da 3 mila anni si raccontano le radici della vite. Dai fenici in poi, l’isola non ha più smesso la sua coltivazione”.

“Qui – aggiunge –  nei primi del Novecento è stato impiantato probabilmente il primo nucleo del Grillo direttamente dai vivaio di Favara. Luogo dove è stato creato il vitigno siciliano più contemporaneo.  Nell’isola scopriremo le piante più antiche ancora in produzione. Piante che con i loro settant’anni sono un esempio interessante di adattamento della vite al luogo. Scopriremo insieme il profilo genetico del vitigno e la sua storia”.

 

 

Il vino fenicio che ha voluto far rivivere Tasca d’Almerita

Mentre si cerca di capire quale vino producessero qui i fenici, quel che è certo è che in tempi più recenti, prima del Grillo, era terra di Marsala. A portare le viti sull’isola di Mozia fu, nell’800, Joseph “Pip” Whitaker, commerciante inglese e archeologo dilettante che voleva crare un vino capace di concorrere con il Porto. Una vera missione produrre vino in un territorio tanto estremo. Ma la follia ha a volte più logica della razionalità.

Le viti hanno proposperato per poi sparire. A recuperarle, convertendole a Grillo, è stato uno dei nomi storici dell’enologia siciliana: Tasca d’Almerita. Un’avventura, la sua, iniziata nel 2016 e che, nei progetti, proseguirà per almeno 12 vendemmie. E’ nato così il vino dal marchio Tasca – Withaker. Quando l’avventura è iniziata Alberto Tasca aveva dichiarato: “Mozia è un’isola unica. Fa nascere in testa una quantità incredibile di idee e progetti insieme alla Fondazione Whitaker”. Prima è tornata la produzione dell’olio poi è inizita quella del vino.

Ma l’obiettivo era un altro e con lo studio che sarà presentato si può dire che in parte è stato già centrato. “Stiamo pensando – aveva detto nel 2016 –  ad un grande evento per riunire tutti i produttori di Grillo, e a far rinascere le strutture dell’isola per far rivivere la vita come ai tempi del Whitaker, accanto ad un percorso di educational tra i vigneti di pari passo con la visita agli scavi archeologici e alle ricchezze naturali e botaniche di Mozia”.