Fivi contro l'Agea e "l'inutile doppione" della dichirazione di giacenza: "è nel Sian, perché chiedere ancora la versione cartacea?". Le spese sono eccessive e così, i suoi soci, decidono di fare muro di fronte al silenzio dell'Agenzia per le erogazioni

Il Testo Unico doveva rappresentare la svolta antiburocrazia della filiera vitivinicola italiana. Ma il rodaggio sta dando non pochi problemi. Se per il decreto Ocm si è arrivati ad una soluzione last minute, dopo un’infinità di difficoltà e proteste e tanta insoddisfazione per un ritardo che ha portato all’impossibilità di una reale programmazione, adesso a finire sotto l’occhio del ciclone è nuovamente il Testo Unico. O meglio l’attivazione online di quei servizi che avrebbero dovuto dimezzare il lavoro in vigna e in cantina e che, invece, sembrano essere ancora lontani dal centrare l’obiettivo. D’altra parte la burocrazia sembra essere, anche nel mondo del vino, un problema irrisolvibile.

Se per il registro telematico i tempi si erano dilatati per favorire le aziende, soprattutto le medio-piccole, vista la novità e le difficoltà iniziali ora, a mettersi sul piede di guerra sono i vignaioli del Fivi che si sono visti arrivare la richiesta Agea per la compilazione cartacea della dichiarazione di giacenza. “Un inutile doppione”, tuona l’associazione, visto che è uno di quei documenti a disposizione proprio sul Sian, il sistema di “smaltimento burocratico” che avrebbe dovuto togliere la carta dagli uffici delle cantine italiane.

 

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Vignaioli indipendenti: che fine ha fatto la telematizzazione?

 

Piccole e medie aziende. Sono l’ossatura del Paese eppure sono sempre quelle che si trovano ad affrontare le maggiori difficoltà. E stavolta non è di certo a causa della crisi. Stando a quanto affermato dalla Fivi si sentono quanto meno penalizzate. Ecco perché gli appartenenti alla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti si dice pronta alla “disobbedienza civile sulla richiesta di Agea di compilare la dichiarazione di giacenza in cartacea”. Sono 1.100 i produttori del Bel Paese che fanno parte dell’associazione presieduta da Matilde Poggi. “Anche quest’anno l’Agenzia per le erogazioni in Agricoltura pretende la redazione del documento che dovrebbe essere consultabile sul portale Sian”, spiega la Fivi.

Prima di dichiarare guerra aperta si è tentato un dialogo, fanno sapere, ma la risposta è stata il silenzio. “Abbiamo scritto qualche settimana fa ad Agea”, ha ricordato la Poggi che ribadisce la richiesta: eliminare la versione cartacea della dichirazione di giacenza. Per le piccole e medie imprese, infatti, ogni costo in più ha un peso enorme sull’economia di quelle che sono cantine che sono a conduzione familiare e dotate di scarse risorse economiche. Lo sforzo di adeguarsi alla telematizzazione è stato fatto. Ora però si chiede di continuare ad utilizzare anche le vecchie procedure. E la Fivi non ci sta. “Se non riceviamo una risposta ache soddisfi le nostre richieste – conclude Poggi – siamo pronti alla disobbedienza civile”. Nessuno, infatti, si prenderà la briga di compliare la richiesta. Un piccolo segno di protesta che per queste aziende, però, si traduce un un risparmio importante.