Più o meno secondo le attese di Assoenologi l'andamento in tutta Italia. Ma il clima ha condizionato non poco i rendimenti in termini di quantità che resta comunque la più elevata degli ultimi dieci anni.

Vendemmia 2016. Essere cauti. Era stato il monito dell’Assoenologi alla Coldiretti quando la vendemmia era prossima. L’aumento stimato, a questo punto, è tra lo 0 e il 2%. Se si confermasse quest’ultimo dato sarebbe certamente la vendemmia migliore degli ultimi dieci anni, in termini di quantità, ma ben lontana da quel +5% che la Coldiretti aveva paventato.

Un annata che, però, regalerà davvero gran belle sorprese in bottiglia quando i vini italiani arriveranno, ognuno con i loro tempi, sul mercato. E si conferma quanto annunciato: sarà l’anno dei grandi rossi.  

Laddove alcune regioni, soprattutto al Sud, hanno pagato lo scotto delle precipitazioni a volte anche al di sopra della media, nelle Isole e nel Centro Nord l’andamento è stato a dir poco ottimale. Questo, però, non vuol dire che lì dove la produzione è stata inferiore rispetto alle aspettative, i vini non saranno eccellenti. Al contrario. Sembra proprio che, quest’anno, il leit motiv della vendemmia sia stata la qualità.

Vediamo nel dettaglio cosa è venuto fuori dalle indagini dell’associazione sia per tracciare un profilo generale di questa vendemmia sia andando a spulciare i dati relativi alle singole regioni in relazione alla vendemmia 2016.

 

Vendemmia 2016: qualità e quantità ci sono, ma l’Italia si spacca in due!

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Era il 2005 quando si registrò l’ultima vendemmia con una quantità di ettolitri di vino prodotti superiore ai 52 milioni. Da allora il calo è stato pressoché costante. Fino al 2013-2015 quando si è tornati a crescere, ma in misura sempre inferiore con l’ultimo anno citato che ha fermato la produzione italiana a circa 47 milioni.

La vendemmia 2016, stando alle stime definitive di Assoenologi, è dunque quantitativamente da incorniciare. L’aumento tra lo 0 e il 2% significherebbe dunque, come media, una quantità di ettolitri di vino prodotti con la vendemmia appena conclusasi pari a 51 milioni e 500 mila. La più alta degli ultimi dieci anni. Altra buona notizia è che dopo anni di estati torride la vendemmia ha ripreso il suo ciclo naturale, ma il clima ha letteralmente spaccato in due il Paese. 

La ridotta piovosità e la buona escursione termica che hanno caratterizzato il mese di settembre al Centro – Nord, in Sardegna e in Sicilia ha favorito il regolare svolgimento della raccolta. Al Sud, invece, il clima avverso, ha in alcuni casi fatto scendere di non poco le stime di raccolta. 

 

Vendemmia 2016: dai primi ‘tagli’ all’andamento regionale. Chi sale e chi scende. 

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I primi grappoli ad essere stati vendemmiati, come da programma, sono stati quelli delle uve da Spumante che hanno iniziato il loro viaggio produttivo tra fine luglio e i primi di agosto in Puglia, Sicilia e Sardegna, con le altre regioni dedite alle bollicine italiane che tra i filari sono scese nell’ultima decade di agosto. 

Il pieno della raccolta si è avuto tra fine settembre e la prima quindicina di ottobre concludendosi con il Nebbiolo in Valtellina, il Cabernet in Alto Adige, il Raboso in Veneto, l’Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni dell’Etna a Novembre.

Nella classifica del chi sale e chi scende a far registrare gli incrementi maggiori rispetto al 2015, sono state Abruzzo e Puglia entrambe a +12% con quest’ultima che ha confermato la positività nonostante i problemi legati proprio al maltempo. Seguono il Veneto (+7%), il Piemonte e l’Emilia Romagna (+3%). Calo brusco invece in Campania che ha perso complessivamente, rispetto al 2015 ben il 20% della produzione. Calo registrato anche il Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Umbria, e Sicilia con una media compresa tra il -5% e il -7%.

 

Vendemmia 2016: se quantità e qualità fanno bene, è nei consumi che si continua a soffrire. 

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Il problema, al di là degli ottimi numeri della vendemmia, sono i consumi interni che secondo Assoenologi consumiamo a scendere e faranno registrare a fine 2016 un consumo di vino pro-capite di 36 litri a fronte dei 45 del 2007. Ci piace pensare per quella maggiore consapevolezza che sembra spinga a spendere di più per bere bene, sebbene l’ombra della difficoltà economica aleggi sempre in ogni settore. Persino in questo che, per la nostra economia, resta un grande traino. 

 

Vendemmia 2016: le regioni che incrementano. Dove, come e cosa c’è da aspettarsi dalla nuova annata.

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Andiamo per ordine partendo dalle regioni che hanno incrementato la loro produzione (in termini di quantità) spiegando, per ognuna, quali sono le aspettative e gli andamenti registrati dall’Assoenologi. Per pura comodità procederemo per ordine decrescente: dalla regione con il segno + più significativo.

  • Abruzzo e Puglia:

Le mettiamo insieme perché, per entrambe queste regioni, si registra l’incremento maggiore. Un incremento che si aggira tra il 10 e il 15%. Secondo la stima, quindi, un 12% in più di media che porterà alla produzione, in Abruzzo, di 3 milioni 340 mila ettolitri di vino ovvero 355 mila ettolitri in più rispetto all’anno scorso. In Puglia, dalle cantine, di ettolitri ne usciranno 8 milioni 880 mila: quasi un milione in più rispetto a quanto fatto nell’anno precedente.

Per quanto riguarda la qualità dei vini le stranezze climatiche che hanno interessato le due regioni, con la prima intesa nel complesso e la seconda dove i danni (quantitativi) si sono registrati nel Tavoliere e nel Salento, si può parlare di un’annata positiva. Secondo Assoenologi i vini pugliesi saranno di buona qualità, equilibrati e ben strutturati; quelli abruzzesi di buon livello con punte di eccellenza. Il mercato, in quest’ultimo caso parla chiaro: Igt autoctoni Doc e Docg fanno registrare un ottimo interessamento da parte degli acquirenti, mentre i vini generici viaggiano al ribasso a causa della forte concorrenza dei Paesi extra comunitari. 

  • Veneto

Incremento stimato intorno al 7% in Veneto. E qui, a fare i numeri, non sono soltanto le quantità. Saranno presumibilmente 10 milioni 410 mila gli ettolitri di vino prodotti: 667 mila in più rispetto al 2015. Ma nelle diverse zone le eccellenze non mancano. Buono il Prosecco, mediamente buono buono il Pinot Grigio, ma eccellenti Merlot e Cabernet. Prima conferma di quanto annunciato da Assoenologi a settembre: sarà l’anno dei grandi rossi.

E lo conferma l’Amarone che sembra qualitativamente superiore al già eccellente 2015 con buoni risultati anche per Soc Soave e Valpolicella, Recioto e Chardonnay. 

Il mercato, il vino veneto, dimostra ancora una volta di amarlo. Sembra infatti che stia assorbendo bene tutta la produzione facendo registrare quotazioni stabili e in qualche caso anche in rialzo. 

  • Piemonte ed Emilia Romagna

Anche in questo caso il binomio è dovuto alla parità di incremento. Per entrambe le regioni, infatti, si stima un aumento di produzione del 3%. Aumento che porterebbe il Piemonte a tirar fuori dalla cantina 2 milioni 540 mila ettolitri di vino (73 mila in più rispetto al 2015) con l’Emilia Romagna destinata a produrne 218 mila in più e cioè 7 milioni 600 mila.

Ed eccola la conferma che siamo di fronte all’anno dei grandi rossi. I mosti piemontesi ottenuti hanno manifestato un elevato contenuto di zuccheri con punte particolarmente elevate nei vitigni a bacca rossa che, in diversi casi, promettono di raggiungere il 16% di alcol. Insomma è l’anno di Barbera, Barbaresco e Barolo. Ma altrettanto bene arriva dagli aromatici con Moscato e Brachetto che hanno fatto registrare anche loro gradazioni sopra la media. E il mercato chiede le uve rosse. In particolare Barbera. 

A quanto parte, anche in Emilia Romagna, si stanno comportando bene i rossi provenienti dalle uve di Ancellotta e i Lambruschi che fanno ben sperare sia per il Salamino che per Sorbara e Grasparossa. Bene anche Bonarda e Malvasie. Insomma oltre alla produzione in crescita, procede bene anche la qualità.

 

Vendemmia 2016: sette le regioni del ‘tutto invariato’ in termini di quantità e di qualità.

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Parliamo di Marche, Sardegna, Valle d’Aosta, Molise, Basilicata, Liguria e Calabria. Per le prime due Assoenologi tira stime singole, mentre le altre cinque regioni sono raggruppate nella categoria “altre”. Andiamo quindi con ordine.

 

  • Marche e Sardegna

Invariata, come detto la produzione per la vendemmia 2016. La prima porterà fuori dalle cantine 960 mila ettolitri di vino, 1 in più rispetto all’anno precedente, mentre la Sardegna ne produrrà 4 mila in meno per un totale di 790 mila ettolitri. Una situazione stabile quella della quantità che va di pari passo con quella della qualità che, a causa del clima, poteva invece dare risultato peggiori. Così non è stato e così, nonostante nelle Marche i vitigni tardivi (Passerina e Montepulciano) abbiano sofferto un po’, per i bianchi sarà un anno di vini equilibrati, ricchi di aromi e dotati di notevole freschezza. Per i rossi sarà invece un’annata interessante. Sembra proprio che questa regione ci regalerà dei rossi da invecchiamento.

L’estate arida sembrava dovesse penalizzare la Sardegna. Le piogge dell’ultimo periodo hanno però favorito i vitigni tardivi in particolare Cannonau e Carignano. La gradazione delle uve ha tenuto e questo vuol dire che così come il mercato si mantiene stabile in questa regione, anche i suoi vini fanno altrettanto. 

  • Altre regioni

Stabile la produzione e la qualità anche nelle altre 5 regioni citate. Di media, queste, produrranno 810 mila ettolitri di vino

 

Vendemmia 2016: c’è chi scende…spesso solo in termini di quantità!

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In alcune regioni il calo è stato solo quantitativo a causa delle condizioni climatiche avverse. In altre anche la qualità ne risentirà. Partiamo, anche in questo caso, dalla regione che ha fatto registrare il calo maggiore.

  • Campania

Maggio e giugno hanno piegato la produzione che ha registrato prima un aumento della pressione della peronospora e poi un calo di produzione del 20% facendo stimare la produzione 2016 in 1 milione 290 mila ettolitri: 323 mila in meno rispetto al 2015. Il buon andamento del resto della stagione, però, ha permesso di salvare la qualità del vino. Le varietà a bacca bianca sembra infatti regaleranno vini interessanti sotto il profilo olfattivo, snelli, freschi e sostenuti da elevate acidità.

Più difficoltosa la vendemmia dei rossi, Aglianico in primis. Fondamentale è stata la selezione delle uve in vigna. Quest’anno avremo quindi meno concentrati, con maggiori tenori di acidità, ma con buone espressioni olfattive.

  • Lombardia

Andamento altalenante in questa regione che si diversifica nella vendemmia da zona a zona. Nell’Oltrepò Pavese e nella Franciacorta il calo di produzione si attesta tra il 15 e il 20%. Peggio nelle aree delle denominazioni di origine Valcalepio e Scanzo dove il calo è del 25% con punte del 35%. Sembra proprio che saranno poche le uve che riusciranno ad appassire per la produzione del Moscato di Scanzo.

Per assurdo nella zona del Garda c’è stato un incremento di produzione tra il 5 e il 10%. Aumento che fa prevedere  risultati interessanti per il Lugana, i chiaretti e i rossi. Incremento del 10% registrato anche in Valtellina dove la qualità raggiungerà picchi di eccellenza.

Nel complesso il calo stimato per tutta la regione farà registrare una produzione di 1 milione 200 mila ettolitri, circa 200 mila in meno rispetto al 2015, con una gran varietà di qualità a quanto pare. 

  • Trentino Alto Adige, Toscana e Sicilia

Andamenti diversi ma stesso calo quantitativo: 7%. In questa triade però si nasconde la regione che regalerà qualitativamente le soddisfazioni maggiori. Parliamo del Trentino Alto Adige. O meglio del Trentino. Annata da incorniciare secondo Assoenologi.

Uve integre perfettamente sane, ottime gradazioni zuccherine ed equilibrio acidico dei mosti dei rossi regaleranno vini a dir poco eccellenti a cominciare dal Cabernet. Altrettanto buono l’andamento di Chardonnay e Pinot Nero con i vini bianchi che, a quanto pare, non avranno nulla da invidiare ai rossi della zona.

Profumi di interessante complessità i loro che ritroviamo anche nell’Alto Adige dove la produzione complessiva, regalerà per rossi e bianchi vini di grande qualità. Questo a fronte del lieve calo di produzione. Saranno 1 milione e 140 mila gli ettolitri di vino prodotto: 90 mila in meno rispetto al 2015.

Un andamento talmente altalenante quello toscano che le uve hanno avuto maturazioni diverse persino negli stessi appezzamenti. La qualità non è in discussione con i bianchi che saranno equilibrati, con buone acidità e un complesso patrimonio aromatico. Un annata, per i rossi, elegante, con ottime premesse di longevità. Produzione stimata: 2 milioni 620 mila ettolitri. Il 7% in meno del 2015.

Anche la Sicilia, nonostante il calo che farà uscire dalle cantine quest’anno 5 milioni 810 mila ettolitri di vino. Ma la qualità è certa. A quanto pare anche con picchi di eccellenza.

  • Lazio e Umbria

E’ questo il binomio che chiude i dati dell’Assoenologi. L’abbassarsi repentino delle temperature e le non scarse piogge hanno fatto calare la produzione del 5% facendo pagare lo scotto maggiore alla qualità. Sarà notevole la differenza dei bianchi e i rossi. Ad aver sofferto di più sono stati infatti i primi. Il Lazio ha fatto registrare un 5% in meno di produzione. L’Umbria il 10%. Totale degli ettolitri che produrranno 2 milioni 340 mila. 

 

 

Crediti fotografici Flickr – CC. Copertina: Marco Minnucci. Foto pezzo dalla terza dall’alto a scendere: Gianluca Canello, Fabio Giancristofaro e Aurelio Candido.