Coldiretti fa le sue previsioni, ma Assoenologi non ci sta: "è solo show news". E' 'guerra' sulla vendemmia da 10 milioni di euro

Vendemmia 2016. Clima da Exit Poll. La vendemmia è iniziata e con lei la guerra alle previsioni. Mentre nella pace delle vigne gli addetti ai lavori iniziano a raccogliere i grappoli, tra le associazioni di categoria si scatena il caos. A dichiarare “guerra” alle previsioni della Coldiretti è l’Assoenologi che, in un certo senso, l’accusa letteralmente di dare i numeri.

Vendemmia 2016 uve

Eh sì perché la vendemmia, in Italia, è cosa seria. Non sarà roba da bagarino, sebbene i professionisti delle scommesse potrebbero pensare di metterci su un business, ma di certo è un tema che nel Bel Paese è molto sentito. Non fosse altro perché il vino è il traino del nostro export e dalla qualità e la quantità della produzione dipende un po’ il nostro futuro.

 

Vendemmia 2016: per Coldiretti un anno da incorniciare.

vendemmia 2016 Coldiretti

Un futuro roseo stando alla Coldiretti che i numeri, come in un Exit Pool che si rispetti, li dà e anche con una certa convinzione. La produzione di vino, afferma l’associazione, dovrebbe crescere nel 2016 del 5% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri dello scorso anno. Non tutto rosa e fiori però. Se alcune regioni sembra potranno avere incrementi importanti, altre vedranno calare di molto la produzione. Il range va dal +15% della Puglia al – 10% della Lombardia con il Bergamasco dove il calo, secondo Coldiretti, potrebbe essere di oltre il 30%. Non bene anche il Trentino dove a prevedere il calo di produzione del 20% è stata la Fondazione Mach. Una bella sfida sarà quella del Chianti dove, per la prima volta, si imbottiglierà solo dentro i confini regionali

 

Vendemmia 2016: Assoenologi non ci sta e attacca. “Fare previsioni è da show news”.

vendemmia 2016 Assoenologi

Qualcuno di numeri non vuole proprio sentir parlare. E’ l’Assoenologi che per voce del presidente Riccardo Cotarella punta il dito verso Coldiretti. “Siamo passati dagli sciamani in vigna ai maghi dei numeri – afferma -. Non so come facciano a darli. L’annata è anche in  ritardo rispetto alla precedente. Sarebbe ora di finirla. Spiegare per esempio che più quantità non vuol dire qualità e che non è in questo modo che l’Italia supera la Francia. Ma capisco – ironizza – che questo è un titolo strappa clic su internet”

Per Assoenologi quello di Coldiretti è un atteggiamento da “show news estivo sotto l’ombrellone”. E lancia la sfida. I suoi dati li fornirà solo a fine agosto perché quelli, sostiene l’associazione, sono sì i veri dati definitivi. “In quella occasione – aggiunge Cotarella – polemizzerò su questo modo di fare informazione. Dire che c’è più uva – aggiunge – vuol dire non favorire il reddito di chi coltiva. E’ anche un autogol. Il mondo del vino è una cosa seria”

 

Vendemmia 2016: i dati certi sono negli ettari, le denominazioni e l’occupazione.

Vendemmia 2016 vigneti

Al di là delle polemiche alcuni dati certi su cui riflettere con la vendemmia ormai in corso però ci sono. E li fornisce Coldiretti. Saranno coinvolti 650mila ettari di vigne di cui 480mila Docg, Doc e Igt. Duecentomila le aziende vitivinicole impegnate nella raccolta. In Italia, la vendemmia, genera quasi 10 miliardi di fatturato solo dalla vendita di vino. A livello occupazionale vedrà coinvolte circa 1 milione e 300 mila persone.

Ricaduta occupazionale che riguarda non solo chi lavora in vigna, ma anche cantine e distribuzione oltre alle attività connesse e di servizio. Per ogni grappolo di uva raccolta, sostiene Coldiretti, si attivano ben diciotto settori di lavoro. Dall’industria di trasformazione al commercio. Dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi. Senza contare trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro. 

 

Vendemmia 2016: istruzioni per la destinazione d’uso del Made in Italy.

Vendemmia 2016 uve

Altro dato apparentemente certo sembra essere quello della destinazione dell’uva raccolta nel corso della vendemmia 2016. Si è partiti con le uve pinot e chardonnay. A settembre e ottobre sarà la volta dei grandi rossi autoctoni: Sangolvese, Montepulciano e Nebbiolo. Per Aglianico e Nerello si dovrà attendere addirittura novembre. Ecco perché, in effetti, fare previsioni non è semplicissimo dato che il clima potrebbe in ogni momento influenzare l’andamento della raccolta.

Stando alle stime fatte e al di là delle forti critiche dell’Assoenologi che avrà di certo molto da dire nelle prossime settimane, se tutto dovesse procedere così come fin qui pronosticato allora le uve sarebbero così ripartite. Per oltre il 40% la produzione Made in Italy sarà destinata ai 332 vini Doc e i 73 Docg. Il 30% finirà invece in bottiglie Igt. Il restante 30% sarà destinato ai vini da tavola

“Il futuro del Made in Italy – afferma il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività. E’ stata questa la chiave del successo nel settore. Il vino italiano – aggiunge – è cresciuto scommettendo sulla sua identità con una decisa svolta verso la qualità. Una scelta che ha permesso di conquistare primati nel mondo. Oggi una bottiglia su 5 di quelle esportate è Made in Italy“.

 

Vendemmia 2016: il maltempo fa calare la produzione bio, ma è salva la qualità.

vendemmia 2016 vino bio

La notizia viene da Valentina Dominese, contitolare con le sorelle di un’azienda di circa sessanta ettari a Torre di Mosto (vicino ad Eraclea). Azienda dedita esclusivamentee alla produzione Bio. E’ a Gente Veneta che spiega quanto il maltempo primaverile, quello che aveva fatto pensare da subito ad una pessima annata per il vino italiano, abbia alla fine influito esclusivamente su questo settore dell’enologia. Se dall’altra parte infatti le condizioni favorevoli potrebbero aver salvato capra e cavoli sebbene Assoenologi inviti a restare con i piedi ben piantati a terra, per chi si dedica al bio l’annata non sarà facile. In termini di quantità però e non di qualità. 

Di prosecco biologico, quello che nel 2015 ha fatto il botto, se ne berrà insomma di meno. Addirittura, secondo Dominese, il 20% in meno. “L’anno scorso il prosecco biologico non era sufficiente a soddisfare la domanda. Quest’anno è ancora più probabile che la richiesta rimarrà in parte insoddisfatta. E che – spiega – con il calo della quantità il prezzo salirà”. Una condizione che, però, non preoccupa. Il vino bio vive un momento d’oro e gli italiani sembrano davvero preferirlo. Tanto da essere disposti a pagare anche di più per berlo. 

“Il fatto che le quantità paghino – aggiunge Dominese – è lo scotto da pagare alla scelta biologica. Chi coltiva in modo tradizionale ha armi più potenti contro problemi del genere. Ma produrre uva bio ha un valore in più per la salute e l’ambiente”. Una scelta che, a quanto pare, sta contagiando non pochi imprenditori a dimostrazione che non è la quantità, ma sempre la qualità a fare la differenza.

 

Crediti fotografici:

Foto copertina Marco Minnucci Flickr CC; Seconda foto dall’alto Marco Minnucci Flickr CC; Terza foto dall’alto Comune di Reggio Nell’Emilia Flickr CC; Quarta foto dall’alto Neena Rée Kroll Flickr CC; Quinta foto dall’alto Angelo Cesare Flickr CC; Ultima foto Jean-Marc Linder Flickr CC.