L'indagine del Consorzio che incorona la denominazione come quella su cui puntare. Per il 93% dei produttori è lei il futuro. Sull'appassimento è svolta: 6 imprese su 10 non intendono farlo. Le anticipazioni in vista dell'evento digitale Valpolicella Superiore - A Territory Opportunity di domani

Il 93% dei produttori della Valpolicella crede nella denominazione Doc superiore. Denominazione antica sì, ma anche la più giovane sotto il profilo commerciale. E’ quello che emerge da un’indagine interna condotta dall’omonimo Consorzio e che sarà presentata domani in occasione dell’evento digitale Valpolicella Superiore – A Territory Opportunity, ma di cui alcuni contenuti sono stati anticipati.

 

Valpolicella Doc Superiore: il futuro è in questa denominazione. I produttori ci credono, ma c’è molto su cui lavorare!

L’evento di domani metterà insieme produttori, operatori e stampa e vuole fare il punto sulle potenzialità e le sfide del futuro per la denominazione. “Vogliamo valorizzare il vino che più si identifica con il territorio – spiega quindi il presidente del Consorzio Tutela dei Vini Valpolicella Christian Marchesini -, a partire dalla ricostruzione di una identità di prodotto e di una vision condivisa tra tutti i produttori. In particolare, un segnale di svolta è dato dall’appassimento: 6 imprese su 10 non intendono farlo, mentre i rimanenti ritengono utile solo un breve passaggio. Complessivamente – ha quindi sottolineato –, il 94% delle aziende rispondenti producono o commercializzano Valpolicella Doc Superiore ma, come le stesse aziende rilevano, c’è ancora moltissimo potenziale inespresso, a partire dalla riconoscibilità e dal posizionamento”.

 

L’indagine

Questi dunque i numeri diffusi dell’indagine condotta su circa un terzo dei produttori/imbottigliatori del Consorzio. Primo punto su cui lavorare è la conoscenza: per il 62,4% dei produttori i consumatori italiani ignorano o quasi il prodotto, dato che sale a 7 su 10 quando si prendono in considerazione i mercati esteri. Leggermente meglio la stampa italiana, che ha una conoscenza insufficiente per il 43,6% delle aziende, sufficiente per il 41,6% e buona per il restante 14,9%:

 

I punti di forza e di debolezza secondo i produttori

Sempre secondo il punto di vista dei produttori, i principali punti di forza del Valpolicella doc Superiore sono il profilo organolettico indicato dal 52,5% delle imprese per il mercato interno e del 46,5% per quello estero, e la versatilità di abbinamento (47,5% in Italia e 38,6% all’estero). Tra gli elementi di debolezza sotto il profilo commerciale nel mercato domestico, più della metà delle imprese (54,5%) riconosce il peso della molteplicità di stili all’interno della tipologia, ma anche della concorrenza di altri vini della Valpolicella (43,6%, con il Ripasso come principale indiziato), o la mancanza di un segmento commerciale definito (43,6%). Fattori che sembrano avere un peso importante anche sui mercati esteri.

 

I mercati

Se l’Italia è il primo mercato di sblocco, principale destinazione per oltre i 3/4 dei rispondenti, con l’horeca che assorbe l’84,2% delle vendite, ad occupare il più alto gradino del podio nella classifica per export è la Germania (meta per un quarto delle imprese), seguita da Usa (23,2%) e Danimarca (17,9%), mentre Olanda e Svizzera condividono a pari merito il 4° posto. Sul fronte degli investimenti futuri, la metà delle aziende punta a potenziare la presenza negli Usa, mentre quasi un terzo (31,6%) scommettono su Germania e Svizzera.

 

I prezzi

Per quanto riguarda i prezzi, il 38,9% delle aziende posiziona il suo prodotto nella fascia oltre i 10 euro a bottiglia (ex cellar), il 23,2% tra i 6 e gli 8 euro, il 20% tra gli 8 e 10 euro, il 17,9% a meno di 6 euro. Un posizionamento che si conta di migliorare in futuro, con il 44,2% dei rispondenti che aspirano alla fascia oltre i 10 euro, per andare poi a scalare progressivamente nelle fasce di prezzo sottostanti