Mica tanto. Lo afferma uno studio dell'università di Oxford il cui scopo è in realtà scientificamente rilevante: il colore quanto influenza il nostro cervello? Parecchio...

Cari snob del vino tremate: non sempre sapete cosa state bevendo. Leggendo i risultati di uno studio dell’università di Oxford che, come sempre, prendiamo con le pinze, ci è sembrato di trovarci di fronte a un Antonio Albanese doc alle prese con le decantate capacità di un alquanto discutibile sommelier.

Figura frutto di pura immaginazione? Stando allo studio condotto dagli scienziati dell’alimentazione mica tanto!

 

Snob del vino: un vero e proprio ‘schiaffo’ morale per chi crede di sapere tutto, ma proprio tutto!

Lungi dal voler affermare che gli esperti del vino non esistano, il risultato dello studio afferma in fondo che non tutti sono poi così esperti e che tra gli amatori, non certo tra i professionisti, l’errore è dietro l’angolo. Discutibile quanto lo si voglia, ingannando l’occhio, a quanto pare, si può anche ingannare il palato.

Ad essere chiamati in causa sono infatti stati degli enoappassionati esperti in degustazione. Convinti di essere alle prese con un delizioso rosé non si sono accorti che, in realtà, stavano degustando un vino bianco tinto di rosa con un colorante alimentare, e supponiamo inodore e insapore, rosso.

Uno schiaffo morale per gli “snob” del vino e un punto a favore di chi, di vino, se ne intende per davvero!.

 

Snob del vino: il bianco tinto di rosa li inganna tutti. Almeno i 168 volontari dello studio inglese!

 

Da quanto emerso dallo studio ci sembra chiaro che le famose degustazioni alla cieca abbiano davvero un valore importante. Nella vista si può nascondere il grande inganno che si palesa ancor più quanto così tanto esperti forse non lo si è. O semplicemente c’è ancora tanto da imparare.

L’università di Oxford ha condotto lo studio su 168 volontari impegnati in un simposio a Barcellona, in Spagna, sugli effetti del vino sul cervello diventando così loro vittime della loro stessa materia grigia. Non persone qualunque. Ottanta dei partecipanti, infatti, hanno lavorato nel commercio del vino e si vantavano di avere almeno cinque anni di esperienza nella degustazione e nel campionamento. Altri 62 hanno dichiarato di aver frequentato corsi di degustazione di vini e sapevano esattamente cosa gli piaceva in base ad una buona annata. Bevitori regolari con le idee chiarissime…dicevano…

 

Non è una questione di figuraccia, dietro la ricerca uno scopo importante: capire come il nostro cervello sia influenzato dal colore

Ad ognuno dei partecipanti è stato quindi chiesto di assaggiare un vino bianco prodotto con l’uva Grenache Blanc, un rosato fatto con uva Cabernet Sauvignon e Tempranillo e un finto rosato. Bene, cari snob, fate un passo indietro e scendete dal piedistallo. Non vi siete dimostrati all’altezza del compito. Gli scienziati lo dicono chiaro: non si è riusciti a distinguere una sorsata da un’altra né per gusto né per aroma.

La prova? Nel terzo campione. Un campione che somigliava al primo rosato, ma che in realtà era un bianco travestito di rosa! Doveva essere descritto con termini specifici il cui elenco è stato fornito dagli studiosi perché ne descrivessero proprio gusto e aroma. Così per ogni vino in degustazione. I risultati sono finiti sulla rivista Food Research International. Gli appassionati di vino hanno scelto parole come fragola, prugna, ciliegia e mirtilli per descrivere il vero rosè. Per il bianco hanno optato per mela, uva spina, pera e limone. Il problema si è presentato con il finto vino rosato: tutti cercavano di attribuirgli sapori relativi a frutti rossi.

Cari snob del vino siete stati…bocciati! Lo scopo, però, non era quello di ridimensionare i non proprio così tanto esperti e l’anonimato, in questo caso, li ha tenuti al sicuro. Ma era proprio sul cervello e sul quanto il colore, anche per un vino, possa influenzarne l’elaborazione delle sensazioni. Uno studio, dunque, importante anche per l’evoluzione del neuromarketing di cui ormai non si può di certo più fare a meno.