Gli italiani a tavola? Non badano a spese, o meglio, ci badano, ma meglio comprare meno cose purché si sappia da dove vengono! Il vino ci piace certificato e italiano, l'acqua di rubinetto! Soprattutto siamo sempre più digitali. E le aziende?

Tradizionalismo 2.0! L’italiano, oggi, è così. Se dovessimo farne una fotografia sarebbe probabilmente quella dell’Alberto Sordi di un americano a Roma con un piatto di spaghetti di kamut, conditi con pomodoro bio e accompagnato da un buon vino rigorosamente italiano che prima di aggredire il piatto con la forchetta gli scatta una fotografia, la posta sui social e poi corre a smaltire in palestra o in un centro benessere riempiendo la bottiglietta per reidratarsi di acqua naturale sgorgata dal rubinetto di casa. Il tutto senza ‘panzetta’!

La fotografia scattata agli italiani dal Rapporto Coop 2017 è davvero particolare e la dice lunga su come siamo cambiati, ma anche su quanto siamo legati ad alcuni aspetto tradizionali della nostra cultura che, negli anni, abbiamo cercato, a quanto pare anche con buoni risultati, di inserire in un nuovo modello di vita personale e sociale che, proprio dei social, ha fatto uno dei suoi punti forti.

Se da una parte la crisi ha ridotto i consumi, dall’altra il “poco ma buono” anche se costa di più non lo cambiamo con niente e, nel vino, siamo pervasi da un patriottismo che, a dirla tutta, è cosa buona e giusta. Insomma ci siamo evoluti sì, ma abbiamo iniziato a staccarci da un’ottica meramente consumistica. E’ come se fossimo tutti in cerca di un riscatto e le pagine social e i nostri carrelli fossero le armi con cui vogliamo sbandierarlo al mondo!

 

Rapporto Coop 2017: siamo sempre più “smart” e puntiamo su web e innovazione nel privato e sul lavoro

 

Rapporto Coop 2017 foodporn

 

Avete presente quella moda per cui anche se vai a cena fuori vogliono farti “vivere un’esperienza”? Beh, ci si scherza, ma sapete perché? Perché ci piace viverla davvero, ma è entrata tanto nella nostra quotidianità da sembrarci una banalizzazione quando qualcuno ce la vuole vendere come una cosa eccezionale. Il cibo e il vino, così come ogni aspetto del vivere degli italiani, oggi è esperienza. Soprattutto esperienza da condividere. Basti pensare, come si afferma nel Rapporto Coop 2017, che nel 2016 130 milioni di risultati sono stati indicizzati con l’hashtag #foodporn. Per i pochi “antisociali” che non lo sapessero, la moda di fotografare le esperienze fatte a tavola, anche quella (forse soprattutto) di casa propria!

In Italia gli utenti attivi sui social network sono il 67% del totale e la forbice d’età è a dir poco ampia: tra i 16 e i 74 anni. Facebook e Youtube dominano con WhatsApp e Messenger canali preferiti per comunicare. A quanto pare ci piace da morire anche la tecnologia e non soltanto per ciò che può offrirci nella quotidianità o per i nostri hobby, ma anche per quanto riguarda il mondo del lavoro. Sì è vero, complice la crisi molti hanno lasciato il Bel Paese. Ma la verità è che casa è casa. Anche nel senso fisico del termine e così anche nel lavoro 2 italiani su 3 vorrebbero poter lavorare da casa grazie ad internet, mentre il 41% per cercare lavoro si affida proprio al web.

D’altra parte, lo ha confermato una recente indagine Eurostat, i giovani vedono proprio lì, sul web il futuro del mondo del lavoro. E non è un caso che la gran parte (59%) ha voglia di lavorare come social media manager, esperti Seo (46%), analisti (41%), ed esperti di e-commerce (36%).

 

Gli italiani si evolvono tecnologicamente, ma le aziende stanno al passo?

 

Ci sembra d’obbligo fare una piccola riflessione. Se è vero che gli italiani sono più smart, amano l’innovazione e i giovani vedono nel web il loro domani, com’è possibile che spesso, a restare indietro, sono le realtà aziendali? Se domanda e offerta non trovano un giusto canale, molte occasioni andranno perse, in ogni settore, quello del vinio incluso. Siamo quelli che amano di più la tecnologia, ma nelle aziende enologiche quelle che ci investono meno. Siamo quelli che si spostano sempre più verso il rapporto diretto con i produttori, ma i produttori non si avvolgono dell’innovazione Ict. Eppure, lo hanno confermato recenti studi, avvenimenti e veri e propri risultati di realtà già esistenti, questa è l’epoca della ‘platform economy’.

Se quanto affermato dal rapporto Coop è veritiero, così com’è, allora a restare indietro, a quanto pare, non sono le persone comuni, ma paradossalmente quelli che dovrebbero per primi comprendere e assimilare tali cambiamenti: le aziende.

 

Rapporto Coop 2017: nel carrello solo ‘qualità’ anche per il vino che deve essere italiano. I millennials insegnano

 

Rapporto Coop 2017 carrello lusso

 

Mentre ci si interroga su come intrepretare l’italiano trandizionalista 2.0 torniamo ad analizzarne i comportamenti. Partiamo dal carrello della spesa. Siamo diventati salutisti, ma con stile! Non siamo ancora tipi da insalata e basta. A noi mangiare bene e di qualità piace. Sì, spendiamo meno per il vino, ma quando lo compriamo ci teniamo che sia di un certo tipo e soprattutto che sia italiano. Il Rapporto Coop ci ha dedicato anche un focus all’argomento: “L’italianità nel bicchiere”. “Il vino rosso – ha spiegato il direttore Ancc-Coop Albino Russo a WineNews – è tra quei prodotti che intercettano la necessità di benessere e salutismo, e gli si riconoscono vantaggi non solo organolettici. Vino di qualità, di territorio, certificato dalla Denominazione di orgine con il boom del biologico”.

Sì, la tendenza si conferma: bio ci piace e soprattutto stiamo imparando sempre più a leggere le etichette. Il 56,4% di noi lo fa per tutti i cibi, vino incluso. La sua qualità conta più del prezzo per il 93% degli italiani e che sia nazionale è importante per il 91%. A farci caso sono soprattutto i cosiddetti millennials che si dedicano costantemente alla riscoperta delle eccellenze enologiche nostrane con tanto di certificazione d’origine. L’86% si orienta sui Dop l’85% sui vini Igp. Il bio spopola. In un anno ha aumentato del 25% le vendite con 2 milioni e mezzo di litri venduti nella Gdo.

Insomma, beviamo molto ma molto meno di prima, ma lo facciamo meglio e se non fosse per la limitatezza delle spese possibili (1 italiano su 4 è a rischio povertà), il trend anche nella quantità aumenterebbe. Il carrello, anche con pochi soldi in tasca, ci piace di lusso e a base di superfood dal sentore salutistico.

 

La qualità della vita è anche fuori casa: l’enoturismo fa sempre più proseliti, ma dobbiamo rivedere alcune cosette

Restando in tema “vino” c’è un altro fattore importante. Quando possiamo spendere lo facciamo per la qualità e per viaggiare e l’enoturismo, con i suoi brevi soggiorni, guadagna sempre più terreno. Sono stati 24 milioni gli italiani che hanno aprtecipato ad eventi ad esso legati nel 2016. La vita, come la spesa, ci piace di qualità insomma. E siamo ancora oggi il popolo più sano al mondo con una crescente tendenza allo sport, non più poi così amatoriale, sebbene portare la bottiglia d’acqua per le scale proprio no! E’ uno dei motivi per cui sempre più scegliamo di bere quella di rubinetto. Ma gli squat non bastano: ci vuole l’estetista con i signori maschietti tampinare le donne nei centri dediti alla cura del nostro corpo.

Siamo anche grandi filantropi. Aiutare il prossimo ci piace, ma paradossalmente il prossimo è quello che ci spaventa di più. Sì temiamo più l’immigrazione e il terrorismo della disoccupazione e i più guardano con interesse alle politiche di Donald Trump. Tutto opinabile, ma c’è una cosa di cui non ci facciamo una ragione. Il macho italiano è tramontato: il desiderio sessuale perde il 10% di attrattività. Se andate a fare la spesa ricordate qualche credenza popolare che saraebbe bene portare nel mondo 2.0: un bicchiere di vino rosso aiuta…anche nell’intimità!