Nelle Langhe un ettaro può arrivare a valere 2,5 miloni di euro. WineNews ha tracciato il valore dei filari italiani e i numeri sono, in molti casi, da capogiro. E' tutto qui il valore intrinseco delle denominazioni

Quanto vale una denominazione? Se sappiamo che il futuro del vino, nei mercati, si gioca molto sulla territorialità, altrettanto vale quando si parla di vigneto. WineNews ha tirato ieri le somme del valore dei vigneti in Italia e le stime sono davvero eccezionali.

Si dice spesso che il futuro è nella terra o meglio nel ritorno ad essa e la viticoltura vive decisamente un momento d’oro. A dimostrarlo sono, negli ultimi anni, le tante richieste di acquisizione che non riescono ad essere soddisfatte per una domanda offerta decisamente sbilanciata.

Ma la verità e l’analisi di WineNews lo conferma, è che i vigneti italiani non sono più semplicemente la favola del viticoltore contadino, ma sono oggi ambiti da investitori nazionali e internazionali. Il valore? La media è già altissima, basti pensare che un ettaro di terreno destinato alla vite è venduto mediamente a 30mila euro in Italia a fronte di una cifra inferiore ai 20mila per un ettaro destinato ad altra coltivazione come confermano i dati Inea (Istituto Nazionale di Economia Agraria). Ma la verità è che ci sono dei picchi incredibili: su tutti sua maestà il Barolo.

 

Quotazioni vigneti: al top Barolo e grandi rossi, ma i bianchi dell’Alto Adige non hanno nulla da invidiare

Vi piacerebbe diventare produttori di Barolo? Beh allora sappiate che l’investimento cui andate incontro è quanto mai  importante. La sua quotazione, stimata da WineNews incrociando i dati, parla infatti di un ettaro iscritto alla Docg acquistabile alla modica cifra di 1,2 milioni di euro (di media) toccando ormai i livelli della Borgogna e del Bordeaux. Nelle zone più rilevanti il suo valore arriva a toccare 2,5 milioni di euro ad ettaro. Un dato importante che testimonia quanto la denominazione abbia elevato il valore della nostra produzione e soprattutto fatto della zonazione un elemento determinante.

Le Langhe, dove tra l’altro ci si prepara ad una delle anteprime più importanti del Paese, restano dunque irraggiungibili per le altre denominazioni anche perché se il Barolo è ineguagliabile sotto di lui, terzo in questa classifica di stime, si colloca seppur con un ampio margine, un’altra eccellenza del territorio: il Barbaresco con quotazioni che, ad ettaro, sono stimate sui 600mila euro seppur con stime ben più alte se si punta sui Cru.

 

I territori dove si “combatte” per l’argento con stime intorno al milione di euro

Tra di loro però c’è la Toscana che se dai 2 milioni e mezzo è lontana il milione lo sfiora con il Brunello di Montalcino che per le sue vigne top supera i 900 mila euro nelle quotazioni e che comunque, in media, ha un valore per ettaro di 750 mila euro.

E i bianchi? Nell’elite ci sono anche loro e sono quelli dell’Alto Adige. Microzone, ma dal valore elevatissimo. Come per il Brunello qui le uve bianche dei grandi vini altoatesini sfiorano il milione di euro nelle quotazioni. Un valore datogli dalla scarsità di ettari, ma anche dalla particolarità dei suoi impianti e dei suoi terrazzamenti. Questo è uno dei territori dove la viticoltura è eroica. In media, comunque, il valore complessivo dei suoi vigneti è stimato sui 500 mila euro.

C’è un altro piccolo pezzo di mondo enologico dove le quotazioni dei vigneti superano il milione di euro, ma qui sottolinea l’analisi di WineNews “non c’è sostanzialmente nulla sul mercato”. Parliamo della collina di Cartizze lì dove il Prosecco trova la sua massima eccellenza.

 

Quotazioni vigneti: Valpolicella, Bolgheri e Valdobbiadene non scendono sotto i 400 mila euro per ettaro

Di fronte a cifre così i dati della Valpolicella, del territorio di Bolgheri e quello della Docg del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore potrebbero sembrare poca cosa, ma in realtà sono quotazioni elevatissime anche queste se si guarda allo scenario nel suo complesso.

Partiamo dalla Valpolicella e in particolare dal suo rosso per eccellenza: l’Amarone. Nei territori clou un ettaro destinato alla sua produzione può arrivare a valere 600 mila euro con una media comunque altissima anche nel resto dei vigneti dove le sue uve maturano. Media stimata tra i 550 mila e i 450 mila euro. Sulla stessa scia il territorio toscano di Bolgheri dove un ettaro ha un valore che va dai 400 mila ai 500 mila euro. Se nella terra del Prosecco il territorio di Cartizze è quello stimato col maggior valore, la zona della Docg del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, vero traino dell’export italiano negli ultimi anni, viaggia su una crescita esponenziale che, ad oggi, per un ettaro di vigneto ha toccato un valore compreso tra i 400 mila e i 450 mila euro.

 

Quotazioni vigneti: tra le altre bollicine spicca il Franciacorta e tra i rossi sotto i 150 mila euro non si va tra gli ettari vitati della Toscana

Restiamo nei territori delle bollicine. Eh sì perché anche il Prosecco Doc ha la sua da dire con i 200 mila euro stimati per ogni ettaro dei suoi vigneti. Fa meglio, però, con una continua ascesa anche nei mercati, la Lombardia con il suo Franciacorta. Il valore di un ettaro vitato, qui, è stimato sui 250 mila euro con punte di 300 mila nelle zone più pregiate. Torniamo in Veneto perché sulla stessa cifra viaggia un’altra bollicina: quella del Lugana. Un territorio che vive ora un momento di riscoperta grazie ai tanti investimenti che soprattutto le aziende del territorio hanno fatto su di esso. Qui un ettaro di vigna ha un valore stimato di 250 mila euro.

Torna protagonista in questa media di stima anche uno dei territorio più ambiti della Toscana: il Chianti. Quello Classico, infatti, ha un valore stimato, per ettaro vitato, di 170 mila euro ma il picco, nelle zone di produzione più pregiate, raggiunge i 200 mila euro. Segue a ruota un’altra grande eccellenza del territorio: il Nobile di Montepulciano. Il rosso toscano che nasce nel cuore del territorio legato al rinascimento italiano ha un valore stimato per ettaro compreso tra i 120 mila e i 150 mila euro.

 

Quotazioni vigneti: emergenti e “più abbordabili”, ma con stime sui 100 mila euro…sono il rosso di Montefalco e i vini vulcanici dell’Etna

A chiudere questa particolare classifica che più che sui numeri, va letta sui valori intrinsechi, sono altri due territori d’eccellenza che si dimostrano “più abbordabili”. Parliamo dell’Umbria e la Sicilia. Nello specifico, nel primo caso, dobbiamo fare un salto a Montefalco dove un ettaro di vigneto per la produzione del suo grande rosso ha un valore stimato di 80mila euro. Esattamente lo stesso delle viti dell’Etna dove però i vini più pregiati arrivano a toccare punte di produzione, per ettaro, di 100 mila euro.

 

Quotazioni vigneti: al di là dei numeri c’è il valore intrinseco delle sue stime ed è tutto racchiuso nella parola “denominazione”

Ma qual è il senso di un’analisi di questo tipo? Di certo non quello di invogliare all’acquisto anche perché, come ben sottolinea WineNews molti di questi territori sono saturi. Non ci sono più vigneti da concedere a meno che non si modifichino i disciplinari. Il senso è nel valore che queste stime si portano dietro: quello dell’enologia italiana in senso lato.

Come si legge nella lunga analisi pubblicata infatti “gli investimenti seguono logiche più legata alla finanza di stampo internazionale che a veri progetti d’impresa” e quando si lavora su certe stime ci si rende conto quanto sia importante la “marca” intesa sia in termini di azienda che di territorio. E’ qui che si concentrano quegli elementi che fanno di un vino italiano un ambasciatore nel mondo. Sono il simbolo della sua identità, della sua personalità, della sua coscienza enologica e di tanti altri aspetti compreso quello dell’innovazione.

E’ nella capacità di storicizzarsi che i marchi e i territori hanno avuto quel valore aggiunto arrivato anche e soprattutto grazie alla scelta di avere una denominazione. Ed è importante notare dunque come questa storicizzazione sia avvenuta per ovvie ragioni in momenti storici diversi portando tuttavia ad un risultato di sostanziale omogeneità. Se il valore del vino è nei calici, ancor più lo è nei territori. Quelli che portano gli investimenti e, di conseguenza, la buona salute di cui la nostra viticoltura gode e continuerà a godere se si continuerà a puntare su quell’identità di cui abbiamo sempre più bisogno per competere nei mercati internazionali.