Tre coraggiosi produttori lanciano le prime bollicine della terra del Prosecco. Qualcuno si arrabbia, altri brindano al Capodanno oltre i campanilismi. Un passo storico per il Prosecco italiano.

Prosecco Treviso. Ve lo ricordate? Tempo fa vi abbiamo parlato della ‘guerra’ che si combatteva, e ancora si combatte sul Carso. Non armata, ovviamente e fortunatamente. Ma una guerra di autenticità. I piccoli produttori della terra di confine lamentavano il fatto che il loro vitigno autoctono, il Glera, fosse utilizzato per produrre Prosecco lontano dai suoi confini: nella zona veneta delle grandi Doc e in Friuli Venezia Giulia. Ben fuori dal raggio del comune di Prosecco, per l’appunto. Poi c’è stato Report tra scandali e lamentele degli stessi produttori del Carso. Ora, con grande sorpresa di tutti, quella prima bottiglia di Prosecco prodotta con il vitigno autoctono di quella parte di territorio c’è.

In tre hanno osato tanto. E subito, le nuove bollicine, si sono rivelate le più ‘esplosive’ del Capodanno 2016.

 

Prosecco Treviso: un marchio unico per tre spumanti d’eccezione. 

Prosecco Treviso bicchiere-bollicine

Andrej Bole, Rado Kocjanic e Tanja Zahar. Segnatevi questi nomi perché loro hanno già fatto la storia. Sono i tre produttori che, dopo tanto parlare e tanto litigare, nel silenzio delle loro vigne e nella quiete delle loro cantine, hanno realizzato ciò di cui, fino ad oggi, si era solo parlato. Hanno imbottigliato i primi Prosecco della terra del…Prosecco! Sembra quasi ridicolo a dirlo, ma è la verità. La Doc che sta conquistando il mondo non era mai stata imbottigliata, in bollicine, proprio lì dove la Glera nasce. 

Loro, alla fine, lo hanno fatto e seguendo pienamente le regole previste dal disciplinare. Tanto rumore per nulla verrebbe da dire citando il buon caro e vecchio Shakespeare. Non proprio. Di certo la vinificazione spumantistica è una novità nel Carso, ma la decisione ha fatto già drizzare i capelli a qualcuno. Mentre qualcun altro è pronto a brindare al 2017 proprio con queste bottiglie. Lo farà certamente l’Assessore alle risorse agricole e forestali del Trentino Riccardo Sahurli. Non è più tempo di campanilismi insomma, ma solo di qualità.

 

Prosecco Treviso: quello col Glera non è l’unico imbottigliato.

Prosecco Treviso-uva-malvasia

Eh no. Le 2mila bottiglie prodotte da Andrej Bole non sono le uniche immesse nel mercato. Sono le uniche, e prime, a base di Glera, ma gli altri due produttori hanno deciso di lanciare nuove linee puntando sempre sull’autoctonicità del territorio. Il primo spumante di Kocjanic con cui si potrà brindare è il Surlì “termine francese con cui – ha spiegato il produttore a La Tribuna di Trevisosi sta ad indicare il vino passato sulle fecce”. Comprende due terzi di Vitovska e un terzo di Malvasiatutto rifermentato in bottiglia e imbottigliato e rifermentato ancora in bottiglia con la prima luna nuova di primavera”. Il tutto all’insenga del biologico con un metodo champenoise che non fa la sboccatura.

Non poteva non essere all’insegna della femminilità la prima bollicina carsica della più giovane dei tre produttori. Zahar ha infatti vinificato uno spumante Rosè da Refosco vinificato in bianco. Doppia soddisfazione per l’azienda che, proprio quest’anno, ha iniziato il trattamento biologico e biodinamico della vigna. 

 

Prosecco Treviso: l’ira dell’uno, la gioia dell’altro.

 Prosecco Treviso rabbia-pixar

La notizia è di quelle che scuotono fin nelle fondamenta il mondo dell’enologia. Se Shaurli depone l’ascia di guerra facendo capire che non è tempo di campanilismi coloro che dovrebbero seguirlo, al contrario, si arroccano sulle loro posizioni. Una sorta di cambio della guardia in cui il piccolo mondo carsico sembra aver messo a segno un punto nello scontro con la realtà più grande della Doc. Se da una parte, infatti, il consorzio con Stefano Zenette esulta, dall’altra i produttori infuriano temendo la nuova concorrenza dovuta all’immissione, nel mercato, di nuove bottiglie di Prosecco.

Guerra e pace, ma soprattutto guerra.

Sono così poche però, secondo Zanette, da rappresentare soltanto un completamento o comunque un ulteriore propulsione per le bollicine che pin piano conquistano il mondo. E’ stato lui il regista dell’intera vicenda. Lo ammette candidamente e per tranquillizzare gli animi ricorda che “2mila bottiglie sono briciole rispetto ai milioni di bottiglie dei grandi produttori. Entrano nel grande mondo delle bollicine con la timidezza della prima volta – ha aggiunto. La concorrenza è corretta. Interessa la qualità e la quantità non è certo di quelle da spaventare il mercato. E’ un bene che tutti possano produrre”.

Giusto, ma Bole non si nasconde dietro le parole. Sa bene che “i cinghiali”, così li definisce lasciando spazio al dubbio vista la devastazione che in vigna questi animali hanno portato, “non si sono spaventati” perché è arrivata la competenza regionale. D’altra parte, aggiunge “senza decisioni coraggiose non si risolve niente”.

 

Polemiche o meno una cosa è certa: con queste bottiglie il Prosecco è decisamente tornato a casa. 

 

Crediti fotografici prima e seconda foto dall’alto: Flickr CC – Maurizio G. e patrina_io