L'impegno viene dalla Regione. Zaia: "etichette più complete". E intanto in Uk le bollicine raggiungono il +50% nell'export

Altro che Brexit. Se questo è l’impatti iniziale possiamo stare tranquilli. O meglio, a poter stare tranquillo, è il Prosecco. E’ ormai indiscutibile il suo dominio nell’export italiano soprattutto quando parliamo di Gran Bretagna. Ma tanti sono i problemi legati alla fama a cominciare da imitazione e contraffazione. Per questo la regione chiede etichette più trasparenti, ma nel frattempo il comparto dei vini veneti continua a far bene con il Prosecco che, a quanto pare, non conosce crisi.

Prosecco

 

Prosecco: sale il prezzo sale l’export. Si brinda alla Brexit!

Qualcuno lanciava allarmismi, qualcun altro sosteneva che la Brexit non avrebbe cambiato nulla. Altri ancora che con l’uscita dall’Unione Europea avrebbe portato solo e soltanto benefici. La verità si saprà solo a lungo termine, ma quel che è certo è che questi ultimi, almeno per il signor Prosecco, ci avevano visto giusto. I dati dell’Uiv (Unione Vini Italiani) non lasciano spazio a fraintendimenti. Il totale import spumanti Italia nel primo semestre del 2016 ha fatto un balzo incredibile. Solo tra aprile e giugno il Prosecco, da solo, ha segnato un +32% di vendite in Uk. Parliamo di 12 milioni di litri per un valore di 30 milioni di sterline (+50%). In sei mesi 39 milioni di litri di bollicine hanno attraversato la Manica per una crescita annua del 40%.

Un’ottima notizia che va di pari passo con il riallineamento dei prezzi al 2014. A giugno il prosecco ha infatti spuntato 30 centesimi in più rispetto ai poco esaltanti 2,20 pound per litro di marzo. La strada è ancora lunga per tornare alle 3 sterline del 2012 e il 2013, ma visti i numeri si può ben sperare.

 

Prosecco: la Regione vuole un’etichetta che sia carta d’identità.

Il presidente della Regione Luca Zaia chiede più trasparenza per un prodotto che, da solo, traina l’export nazionale. In realtà la volontà è di tutelare tutte le etichette venete. Più informazioni ci sono meglio è. “E’ sicuramente una misura di sicurezza in più per il consumatore che giustamente si è fatto più sofisticato ed esigente – afferma -. Ma anche una forma di protezione di un patrimonio inestimabile. Non solo sul piano economico, ma anche su quello sociale e culturale. La carta d’identità non tradisce”.

Un’attenzione che Zaia, in realtà, ha sempre dimostrato di avere. Già quando era ministro, infatti, indicò il Glera come vitigno e inserì il Prosecco nei registri dei vini. 

 

Prosecco e non solo: Veneto da grandi numeri e a propensione bio.

Le uve venete rappresentano circa il 12% del Pil regionale. Il suo fatturato ammonta a 701 milioni di euro. E in questo panorama il Prosecco è la doc più robusta d’Italia. Il suo valore va dal mezzo miliardo in su con una produzione di vini, in Veneto, che supera i 10 milioni di ettolitri. Tutti vini di altissima qualità. Parliamo infatti di 28 doc, 14 docg e 10 Igt. Una qualità che Zaia vuole passi anche per il minor uso possibile di pesticidi.

“I produttori – afferma – sanno bene che non ci sono più alibi e che presto o tardi dovranno arrivare alla certificazione e di conseguenza alla protezione Unesco. Solo auspici? Niente affatto. Esistono già trattamenti di recupero – spiega Zaia -. Vengono fatti attraverso speciali macchinari che permettono di non lasciare disperso tra le viti quanto viene annaffiato”.

E anche le famose “nuvole” sembrano essersi diradate tra le vigne venete. “Sono state messe a punto delle metodologie che permettono di limitarne gli effetti in dimensione e quantità. Metodologie che, soprattutto, impediscono l’inquinamento del terreno. Si sa che i disseccanti lungo i filari sono quanto di peggio si possa immaginare”.

Zaia non la manda a dire neanche a “quegli ambientalisti che rimpiange il solfato di rame. Fa specie sentirlo. Se fino a dieci anni fa era di uso normale e oggi è un trattamento non accettato vuol dire che la sensibilità popolare è cambiato. Se il biologico sta crescendo a doppia cifra vuol dire che la certificazione è inevitabile. E tutto questo – ribadisce – passa anche per l’etichetta“. 

 

Crediti fotografici: Ed Schipul Filckr – CC.