Laureata, ruandese e disoccupata. Il vino può davvero essere una grande ispirazione e un riscatto. Lo è stato per una giovane imprenditrice africana che con questo "vino - non vino" sta costruendo un piccolo impero

Lo ammettiamo, ogni tanto ci piace divertirci con le “stranezze dal vino nel mondo”: l’ultima è quella del Karisimbi! Se siete stati tra gli smanettatori social che si sono indignati per l’acqua a 8 euro della Ferragni, cosa direste se vi chiedessero di pagare per un calice di vino alla barbabietola?

Quanto, in effetti non lo sappiamo, ma in Ruanda va alla grandissima! Anzi, a quanto pare, anche i tedeschi hanno iniziato ad apprezzare la bevanda! E allora la storia di questa piccola-grande imprenditrice che ha fatto della fatica delle braccia una piccola fortuna ve la vogliamo proprio raccontare!

 

Karisimbi: il colore rosso ha ispirato una storia di riscatto dal sapore di-vino

 

Ph: Reuters – vino Karisimbi

Si dice che per far fortuna bisogna avere l’intuizione giusta e, a volte, l’ispirazione è proprio sotto il nostro naso. Deve essere stato così anche per Assoumpata Uwamariya, l’imprenditrice del Ruanda che ha messo su una vera e propria impresa in continua espansione.

Ora ha 27 anni, ma la sua storia è iniziata qualche anno fa. Assoumpata non è di certo una sprovveduta. In un Paese complicato come il Ruanda, un Paese in cui essere donna è tutt’altro che facile, si è laureata. Il suo merito, però, non è stato questo. Di trovare lavoro non se ne parlava proprio. E così, sapendo della passione dei suoi connazionali per la barbabietola, ha iniziato a coltivarla. All’inizio del modo classico. Poi gli è venuta un’idea apparentemente folle che, alla fine, le ha dato ragione.

Italianizzando il suo cognome il destino era forse già scritto nel suffisso -Uwa, ma la realtà è che nelle sue terre di uva non ce n’era neanche l’ombra. Il fatto che la barbabietola fosse rossa, però, deve avergli in qualche modo fatto venire la giusta ispirazione. E’ nato così il Karisimbi!

 

Karisimbi: il vino alla barbabietola del Ruanda che crea lavoro e aspira a diventare business!

 

L’idea apparentemente assurda di Assoumpata di creare un vino-non vino alla barbabietola si è rivelata così interessante da avergli non solo permesso di mettere su una fattoria di tre ettari nel distretto di Rubavu dove lavora con 17 dipendenti, ma anche di distribuire un po’ di ricchezza ai contadini vicini: le sue, di barbabietole, non bastano a coprire le esigenze di questo strano mercato.

Neanche fossero grappoli d’uva, le barbabietole vengono raccolte, lavate, tagliate, lessate e poi lasciate a fermentare. L’alcol, da quel che ci è parso di capire, c’è ed è questo che in qualche modo ha permesso di definire in senso molto lato, la bevanda “vino”. Certo è che Assoumpata ne vende 620 litri a settimana per una vendita complessiva di 1.000 bottiglie al mese. Facendo un calcolo 12 mila l’anno, senza contare lo sfuso ovviamente. La giovane però non ha alcuna intenzione di accontentarsi: entro il prossimo anno conta di raddoppiare la vendita e, di conseguenza, anche la produzione.

 

Karisimbi: i ruandesi ne vanno pazzi e i tedeschi volano fino in Africa per averlo

Ph: Assoumpata Uwamariya in una delle sue piantagioni di barbabietole – Foto Jean Bizimana Reuters

Va da sè che i suoi clienti sono quasi tutto in Ruanda. Il suo vino alla barbabietola (puristi non indignatevi per la parola vino, ma impariamo anche un poco a scherzarci su), non solo è diventato un must per gli abitanti della nazione compresi quelli della capitale Kigali, ma è sbarcato oltreoceano.

La ragazza ha raccontato all’agenzia Reuters che ad innamorarsene sono stati i tedeschi. Lei non sa bene come le sue bottiglie siano arrivate in Germania, ma quel che è certo è che ha iniziato a ricevere ordini per il suo Karismbi! “Alcuni – ha raccontato – sono venuti fino a qui per provarlo ed acquistarlo”.

Per quanto riguarda gli effetti a raccontarli sono stati alcuni estimatori del Karisimbi. “Non ti fa ubriacare come altri alcolici. Ti dà solo un po’ di brio. E’ davvero gustoso”. Al di là del gusto “quello che mi piace di questo vino – ha detto un altro appassionato di vino alla barbabietola – è il prezzo. E’ economico e abbordabile rispetto a vini più importanti”. Qualcosa ci dice che costi meno dell’acqua di Chiara Ferragni.

Al di là del dibattito che si potrebbe aprire sul fatto che questo vino non è un vero vino, va dato merito che questa ragazza: in un Paese complesso dove essere donna non è di certo semplice, è una vera e propria rivoluzionaria e ha puntato su un prodotto che nel territorio è ancora strettamente legato al mondo maschile, per prendersi la sua rivincita. Ci piacerebbe brindare con lei con un bel calice di Karisimbi! E chissà che un giorno non finisca in una Carta dei Vini!