Avete mai assaporato un Passito Ghiacciato? Sapete cosa sono, come nascono e che l'Italia ha le sue eccellenze anche in questa produzione di nicchia? Oggi vi raccontiamo gli Icewine, o meglio sarebbe dire, gli Eiswein

Piuttosto che chiedervi se il ghiaccio va nel vino dovreste chiedervi se esiste un vino di ghiaccio, un vero e proprio Icewine. La risposta è che non solo esiste, ma in alcune parti del mondo è proprio questo il periodo dell’anno in cui le sue uve vengono vendemmiate. E l’Italia? Anche noi abbiamo i nostri ‘frozen wine’.

Ma cosa sono? Come nascono? Dove si producono e che sapore hanno? La nostra curiosità è nata da un video visto per caso in rete di una vendemmia fatta pochi giorni fa in Michigan a -15 gradi. Ebbene sì, esistono uve che maturano a queste temperature, ma perché diano il loro frutto migliore, la loro raccolta deve essere rapida e a certe condizioni non è certamente facile. Non c’è che dire: gli icewine sono decisamente dei vini eroici.

 

Icewine: la viticoltura eroica dell’acino ghiacciato e del suo dolce gusto affonda le radici nel passato

In Italia abbiamo imparato a chiamarli eiswein, ma sono icewine, o magari vin de glase, o Jégbor. Insomma, potete definirli un po’ come vi pare, ma sono tutti la stessa cosa: un’eccellenza enoica che vive fuori da ogni schema classico e che, per affermarsi, di secoli ce ne ha messi tanti vista la difficoltà della sua produzione e la pochezza dei territori che possono permetterla.

E’ tra metà dicembre e fine gennaio, in genere, che inizia la vendemmia per gli icewine e deve essere svolta rigorosamente a mano preferibilmente a temperature che variano dai -7 ai -14 gradi. In alcuni casi anche di notte. Partiamo subito da una curiosità: se è vero che l’icewine nasce in Germania e si diffonde in Paesi come Canada, Austria e Ungheria, l’Italia non è da meno e pare proprio che una delle prime testimonianze storiche che si hanno di questo tipo di vino è di epoca romana. Una citazione in cui sarebbero identificabili i vini di Chiomonte, in Val di Susa, come possibili antenati di quelli che oggi chiamiamo icewine.

Si dice anche che il primo a parlarne sia Plinio Il Vecchio, ma la questione è controversa. Certo è che la nascita ufficiale degli Icewine (in questo caso meglio sarebbe dire Eiswein) si ebbe nel 1794 in Franconia, per la precisione a Wurzburg quando una gelata causò il congelamento delle uve. Possibile far andar tutto perduto? Assolutamente. I tedeschi non sono certo tipi che si arrendono e così i viticoltori le pigiarono ottenendo un vino dolce e concentrato.

 

Icewine: suo padre è Hans Georg Ambrosi che di una produzione ‘casuale’ ha fatto una nicchia d’eccellenza

 

Quella degli icewine non divenne subito una pratica abituale. Anzi. Tra il 1875 il 1962 si produsse solo in dieci vendemmie. Le cose iniziarono a cambiare in temi piuttosto recenti grazie a quello che oggi è chiamato il padre dell’Eiswein: Hans Georg Ambrosi. Fu lui ad iniziare le sperimentazioni per la sua produzione conducendo i suoi studi prima in Sud Africa per poi tornare nella sua Germania per iniziare la vera produzione.

Comprò una cantina e diede ufficialmente inizio alla produzione dell’Eiswein. Molti lo seguirono e seppur impossibile da vendemmiare ogni anno, quella di quelli che oggi a livello mondiale vengono chiamati icewine per semplificare e unificare, divenne una produzione diffusa arrivando fin all’altro capo del mondo.

Normalmente la sua produzione è destinata a uve bianche in particolare il Riesling, il Vidal e lo Chardonnay, ma i rossi non mancano con Cabernet Franc e Blaufrankisch. Va da sè che i prezzi di questi vini non siano proprio bassi, dato che in media solo il 5-15% della vendemmia va a buon fine.

 

Icewine: è in piena notte che anche in Italia si esce a vendemmiare nei pochi eletti territori dove è possibile produrre un eccellenza così unica

Gli icewine o vini di ghiaccio sono normalmente vini dolci. Ma negli ultimi anni si sta sperimentando anche la loro spumantizzazione. E l’Italia ha i suoi icewine? Certamente. Trentino Alto-Adige, Piemonte e Valle d’Aosta sono le regioni dove si concentra la gran parte della produzione con qualche eccellenza presente anche in Emilia Romagna.

Tra i più noti, non fosse altro perché è qui che si trovano i vitigni più alti d’Europa, c’è quello di Chiomonte, in val di Susa noto anche come il Passito del Ghiaccio. Le uve qui sono coltivate a più di 800 metri sul mare ed è a gennaio, quando gli zuccheri raggiungono il massimo della loro concentrazione, che si inizia a vendemmiare: rigorosamente a mano, rigorosamente prima che sorga il sole.

A lanciarne la sperimentazione, nel 2005, fu l’associazione Donna Sommelier Europa che esordì con l’assaggio al Salone del Gusto nel 2006 decretando subito il successo dell’Icewine. In quello stesso anno Casa Ronsil si aggiunge al progetto di Chiomonte sostenuto dalla CMVS (Comunità montana alta Valle Susa) e inizia a produrre il suo vino di ghiaccio. Un’eccellenza che in Italia, come abbiamo detto, si trova in altre realtà come ad esempio la Valle d’Aosta dove sottozero si vendemmia per la produzione dello Chadelune di Cave Mont Blanc.

Non vi è venuta voglia di partecipare ad una serata speciale, magari con una carta dei vini in stile Frozen Wine?