Wine Monitor rifà i conti con lo 'sdoganamento': importiamo il 6% in più di quanto dichiarato da Eurostat e Istat. Ecco perché e quanto abbiamo guadagnato

Export vino. Sdoganare. E’ questo il termine da tener presente per capire come mai muoversi dentro le statistiche è spesso così difficile. I dati sono spesso risultano contrastanti. E a quanto pare una ragione c’è. Non è diverso per il vino. Stando ai dati diffusi dall’Osservatorio Paesi Terzi di Business Strategies e Nomisma Wine Monitor l’Italia sta davvero vivendo un momento d’oro. Il valore del nostro export non solo è alto. E’ di non poco più alto di quello che fino ad oggi conoscevamo.

export vino - brindisi

 

Export vino: l’Italia porta fuori dai confini nazionali il 56% dei suoi volumi.

Se il dato è davvero questo allora sarebbe un dato pazzesco. Oltre il 50% del nostro vino viaggia all’estero. Che in Italia i consumi fossero diminuiti lo sapevamo. Sebbene in timida ripresa. Ma che addirittura, in valore, fosse più quello che sdoganiamo fuori la Ue che dentro ci lascia piacevolmente senza parole

Secondo i dati forniti da Wine Monitor infatti non è pari al 48% l’export che il nostro vino ha fatto registrare tra il 2007 e oggi, ma al 56%. Possibile un errore così macroscopico. In realtà non si tratta di un errore, ma della gestione di un parametro: quello, appunto, dello sdoganamento.

 

Export vino: ecco perché ha un valore più alto di quello fin qui conosciuto.

A spiegare il passaggio necessario a comprendere il perché di questa differenza è Denis Pantini, responsabile di Wine Monitor di Nomisma. E’ a Tre Bicchieri che lo dice. “La differenza tra i dati Eurostat è questi si deve ad una differenza tra i due sistemi di rilevazione”. Nel primo caso la rilevazione viene fatta attraverso una metodologia definita Intrastat. Sostanzialmente accade questo. Quando si importa un prodotto non va direttamente nel Paese cui è destinato, ma viaggia per altri canali. L’Eurostat fa la sua rilevazione dall’ultima dogana da cui il carico parte.

Facciamo un esempio. Se un vino italiano deve arrivare negli Usa possiamo immaginare che, magari, faccia tappa in Francia. Da qui arriverà a destinazione. Per l’Eurostat il vino è dunque partito dalla Francia, cioè dall’ultima dogana in cui è approdato prima del suo arrivo.

Ciò significa una dispersione di dati che invece, con lo sdoganamento e cioè una rilevazione fatta dal punto di origine da cui il carico di vino parte per la meta finale, non si ha. Ecco perché, stando ai dati di Wine Monitor, ci siamo persi per strada quel 6%. Un numero che invece, come sottolinea Silvana Ballotta, Ceo di Business Strategies “conferma tutta la vivacità delal domanda del nostro vino nel mondo, in particolare nei Paesi Terzi”.

 

Export vino: perdite in Russia? ma quando mai.

I problemi in realtà ci sono o comunque ci sono stati con quello che è da sempre uno degli zoccoli duri dell’export del nostro vino. Ma con le nuove rilevazioni si tira ben più che un tiro di sollievo. In Russia Wine Monitor ha registrato un incremento delle vendite 154 volte maggiore rispetto a quanto rilevato dall’Istat. Non solo. Anche negli Usa, mercato floridissimo per il nostro nettare, le cose vanno ancora meglio di quanto si pensasse. In miliardi di euro infatti l’import ci ha fruttato fin qui non 1,26 miliardi, ma 1,53.

Il record di vendite resta, almeno per ora, al 2015 che ci ha fatto incassare ben 5,35 miliardi di euro, ma è la prima volta che i Paesi Extra Ue comprano più vino di quelli che, con noi, condividono il destino dell’Unione Europea. E comunque, a quattro mesi dalla fine dell’anno, 3 miliardi sono stati già incassati.

 

Export Vino: nei Paesi buyer acquisti aumentati del 20%.

I sette Paesi buyer su cui Wine Monitor ha concentrato le rilevazioni sono Russia, Usa, Svizzera, Canada, Giappone, Norvegia e Cina. Mercati, soprattutto quelli orientali, su cui l’Italia cerca di guadagnare spazio ormai da anni. E sebbene sarà difficile replicare nel complesso l’ottima annata 2015, ci sono alcuni parametri che, in realtà, ci proiettano, almeno in teoria, verso una crescita continua. Una crescita che, in poco tempo, potrebbe farci superare il record dell’anno passato.

Nel complesso, infatti, gli acquisti nei Paesi considerati sono aumentati del 20% facendoci incassare 461 milioni di euro in più. Se la Russia, come detto, sale dal settimo al quarto posto rispetto a quanto detto dall’Istat con 181 milioni di euro di prodotto italiano importato a fronte dei 71 rilevati dall’Istituto (+154%) la Norvegia fa anche lei buoni numeri. L’aumento della domanda è stato infatti del 32,2% in più passando dai 95milioni sin qui rilevati a 126 milioni di euro. 

 

Crediti fotografici: foto Angela Glass – Flickr CC.