I vini di Cincinnato meritano la valorizzazione. Una storia, la loro, che affonda le radici nell'antichità e che grazie alla caparbietà dei produttori sta facendo scrivere pagine di una rinascita dovuta

E’ una bella storia quella che ci arriva dal Lazio dove è nato il Consorzio Volontario per la Tutela e valorizzazione dei vini Doc Cori: il primo della provincia di Latina. L‘obiettivo del Consorzio Volontario è proprio questo: tutelare, promuovere e valorizzare la denominazione, prestando particolare attenzione al Nero Buono, vitigno autoctono esclusivamente di questo piccolo territorio. Un gesto dovuto per un vitigno che non merita di essere dimenticato, ma anzi di essere, appunto, valorizzato.

Partiamo da qui: dalla nascita di questo Consorzio e scopriamo qualcosa di più della sua eccellenza.

 

Doc Cori: anche il Comune è socio fondatore del nuovo Consorzio. E’ da qui che parte il progetto di valorizzazione del vino e l’intero territorio

C’è anche il Comune tra i componenti di questa nuova realtà fondata dalla cooperativa viticola Cincinnato, l’azienda agricola biologica Marco Carpineti, le aziende Pietra Pinta, Molino7cento e Filippi. E’ stato il Comune a concedere in comodato d’uso gratuito un terreno vitato che consentirà una produzione minima con il marchio, oltre che del Consorzio dell’amministrazione stessa. Il Consiglio comunale ha quindi dato via libera all’adesione dell’amministrazione come socio fondatore del Consorzio approvandone anche lo Statuto. “Una sorta di biglietto da visita – hanno dichiarato il sindaco Mauro De Lillis e l’assessore comunale all’Agricoltura Simonetta Imperiadelle nostre terre e della nostra storia”.

“Un’operazione tecnica sì – hanno aggiunto -, ma anche politica, che consiste nell’orientare attraverso questo strumento la produzione del comparto agricolo verso le tipicità territoriali. “La nascita del Consorzio – hanno concluso – costituisce una opportunità di grande importanza. Grazie alla Lezione Lazio, in particolare all’assessore regionale all’Agricoltura Enrica Onorati, e all’Arsial, per aver sostenuto l’amministrazione in questa importante progettualità”.

Questa l’attualità di una storia che, in realtà…ha radici millenarie!

 

La Doc Cori è arrivata nel 1971, ma è stato il patrizio Cincinnato a portare qui quei vitigni autoctoni che maturano nel cuore della storia

Come ci è arrivato il vino a Cori? Il sociologo e giornalista Roberto Campagna, esperto di enogastronomia, ha ripercorso la sua storia. E che ci sia fascino non c’è dubbio. Sembra che a portare la vite a Cori sia stato Cincinnato, per la precisione Lucio Quinzio Cincinnato, patrizio romano e politico nato bella prima Res Pubblica. Citato da Dante nella Divina Commedia e inserito da Francesco Petrarca nel suo De Viris Illustribus come uno degli “exempla” di dedizione alla patria, verrebbe da dire che la sua dedizione portò anche al sorgere della viticoltura nella città di Cori.

A quanto pare, dopo l’intensa vita politica, Cincinnato stanco delle lotte di potere e degli intrighi della Roma dell’epoca fece la scelta che molti vorremmo fare: si ritirò in campanga e proprio nel Comune che oggi è in provincia di Latina.

Fu grazie a lui se il Nero Buono e l’Arciprete bianco, tra i vitigni più antichi dell’Agro Pontino, iniziarono qui a maturare e a produrre quei vini che oggi conosciamo esattamente con lo stesso nome. Vigneti che godono di un clima mite, un terreno fertile grazie ai terreni vulcanici e situati a 400 metri sul mare. Una storia antica, dunque, che oggi fa dei vini di Cori un’eccellenza universalmente riconosciuta. Non è un caso, dunque, che una delle cantine fondatrici del nuovo Consorzi porti proprio il nome del console romano.

 

Un territorio da scoprire quello della Doc Cori attraversato dalla Strada del vino della provincia di Latina che ci fa scoprire gusto e bellezza fino a Terracina

La denominazione di origine controllata arriva nel 1971 ed è proprio a Cori che è nata la prima strada del vino della provincia di Latina che arriva fino a Terracina, attraversando quasi tutto il Parco Nazionale del Circeo.

Cori si trova sui Monti Leprini e diciamolo, visitarla val bene il viaggio! Per il vino certamente, ma anche per le sue bellezze naturali e storiche. Qui, infatti, si possono ammirare le mura ciclopiche del VI a.C, ma anche, per fare qualche altro esempio, il Tempio di Castore e Polluce e quello di Ercole.

Quando parliamo di Doc Cori, quindi, parliamo di “bianco“, ottenuto dalla composizione di uve di Bellone (50%), Malvasia del Lazio (20%) Greco bianco (15%) ed altri vitigni a bacca bianca fino ad un massimo del 15%; ma anche di “rosso” con base di Nero Buono (almeno il 50%), Montepulciano (20%), Cesanese di Affile (15%) e altri vitigni a bacca nera fino ad un massimo del 15%. Ci sono poi il Bellone e il Nero Buono, rispettivamente ottenuti con l’impiego di almeno l’85% degli omonimi vitigni.

Eccellenze da scoprire che, ormai, si affermano sempre più nel panorama enologico internazionale e che siamo sicuri, grazie alla volontà del Comune e i suoi produttori, è destinato a farci raccontare ancora molto di sè. E noi saremo qui per farlo.