Quello Toscano era tra i suoi preferiti: in un anno ha speso 15mila sterline, oggi sarebbero oltre 2 milioni di euro

Se fosse vissuto Charles Dickens oggi sarebbe stato di certo un ottimo bevitore di fine wine rigorosamente italiani e chissà se non anche un investitore che su di loro avrebbe puntato per fare fortuna e, magari, trasformarli anche in protagonisti di un avvincente romanzo.

Non lo sapremo mai, ma oggi una cosa la sappiamo: il romanziere è arrivato a spendere 15mila sterline l’anno per il nostro vino migliore, circa 2 milioni sterline di oggi pari ad oltre 2 milioni di euro!

La notizia è apparsa su diversi giornali d’oltremanica a cominciare dal The Times.

Quella lettera di Charles Dickens che dimostra la sua passione per il nostro vino…d’eccellenza sia chiaro!

Sì, era uno a cui quel bicchiere in più non dispiaceva, ma ammettiamolo…di certo non era uno che tracannava tutto quel che trovava. Era un vero appassionato e a testimoniarlo è una sua lettera finita all’asta. una lettera inviata nel 1845 da Charles Dickens al suo commerciante di vini in cui parla proprio della sua passione per il vino italiano.

Una lettera con cui, tra l’altro, spera di recuperare oltre 2mila sterline perché la botte sarebbe arrivata…bucata. Questo, più o meno, che si legge nel testo della lettera inviata a James Livermore, importatore della City di Londra: “Mi è stata inviata una botte di vino italiano, da Carrara. E voglio chetu sia abbastanza bravo da mandare su un uomo domani mattina per imbottigliarlo. Sembra che ci fosse un vecchio buco della botte e tredici galloni sono andarti persi. Voglio occuparmi del resto senza indugio”. Un resto di circa sei o sette bottiglie “temo – conclude -, dopo questo spreco”.

 

Un anno in Italia e una passione durata tutta la vita: spese milionarie per farsi arrivare quelli che oggi sarebbero chiamati fine wine

Insomma Charles Dickens amava il vino italiano, in particolare toscano e anche bello costoso. Secondo quanto apprendiamo Leon Litvack, editore del The Charles Dickens Letter Prokect, afferma che il romanziere conosceva molto bene il vino italiano. Italia dove ha viaggiato per un anno soggiornando in diverse zone tra cui proprio Carrara scoprendone quindi le eccellenze.

Secondo quanto riportato dal Times, circa due settimane dopo aver inviato la lettera al distributore, Dickens lo ha liquidato con 20 sterline: oggi sarebbero 2mila. Una spesa fatta solo per l’imbottigliamento.

Andando ad approfondire i suoi conti bancari sarebbe quindi venuto fuori che in un anno per avere del buon vino nostrano era arrivato a spendere 15mila sterline cioè 2 milioni di sterline attuali.

Diciamo che se vivesse oggi sarebbe un grande appassionato di fine wine, ma anche con il bisogno di seguire qualche corso sul consumo moderato dato che, secondo la sua biografa Claire Tomalin, il suo amore per l’alcol si svegliava con lui. Nei giorni di lettura, racconta, alle sette del mattino si concedeva due cucchiai di rum, un po’ di sherri con zucchero e fette d’arancia. Poi un biscotto alle 12, una pinta di champagne alle 15 e, in serata, un uovo sbattuto e un altro bicchiere di sherry.

Isomma oggi Charles avrebbe di certo ordinato un vino di lusso al ristorante, ma da solo perché pare che tra il suo letto e quello della moglie avesse fatto costruire un muro: uno vero!