Sono circa 6 miloni le prodotte che entrano in commercio, riferisce Coldiretti: un ingresso anticipato, ma anche una produzione in calo

Il freddo non c’è ed è meglio visto che possiamo rinviare ancora per un po’ l’accensione dei riscaldamenti, ma bel tempo o meno castagne e vino novello sono un’abbinamento cui non si può rinunciare e finalmente il novello torna sulle nostre tavole.

Visto il periodo ci sembra anche l’occasione giusta per ricordarvi, con un pezzo un po’ datato ma sempre attuale, che vino e Halloween hanno molto in comune

Il vino novello anticipa i tempi e già da ora è pronto a deliziare i nostri palati

Sono circa 6 milioni le bottiglie frutto della vendemmia 2022 di vino novello. A farlo sapere è la Coldiretti ricordando che quello italiano arriva in tavola quasi tre settimane prima del rinomato concorrente francese Beajolais che si potrà gustare a partire dal 17 novembre.

“Leggero e con bouquet aromatico il ‘vino da bere giovane’ deve le sue caratteristiche al metodo di vinificazione utilizzato messo a punto dal ricercatore francese Flanzy ed è fondato sulla fermentazione carbonica di grappoli integri di uve che vengono poi spremute a distanza di una decina di giorni per un vino delicato che di solito si attesta sugli 11 gradi ma che può raggiungere anche i 12″, ricorda l’associazione,

Un prodotto “giovane” in Italia dove è arrivato a metà anni ’70 a fronte di una storia ben più antica dall’altra parte delle Alpi. Nel nostro Paese la sua produzione si concentra in particolare nel nord est (dal Vento al Trentino), con a seguire il centro sud con Puglia, Sicilia, Toscana e Abruzzo maggiori produttori. Le uve maggiormente utilizzate sono il Merlot, il Sangiovese, il Cabernet, il Barbera, il Nero d’Avola, il Teroldego e il Montepulciano.

Negli anni la produzione di vino novello è diminuita e le ragioni sono diverse: ecco quali secondo Coldiretti

Negli ultimi decenni, spiega Coldiretti, la produzione di vino novello è diminuita perché di scarsa conservabilità per cui va consumato nell’arco di sei mesi, ma anche perché la sua produzione, la macerazione carbonica, ha prezzi superiori del 20 per cento rispetto a quella tradizionale.

“Soprattutto – prosegue l’associazione – gli stessi vitigni che negli anni passati rappresentavano la base del novello vengono oggi spesso utilizzati per produrre vini ugualmente giovani, ideali per gli aperitivi, ma che non presentano problemi di durata”. “La tradizione vuole che l’apertura del vino novello si festeggi a San Martino l’11 novembre giorno in cui da sempre i contadini chiudono e fanno il bilancio di un anno di lavoro. Ed è anche il giorno in cui fino a mezzo secolo fa – conclude la Coldiretti – se i contratti di affitto non venivano rinnovati, i contadini con le famiglie dovevano, in particolare nei territori della Pianura Padana, fare San Martino ossia prendere tutte le loro cose per trovare lavoro e futuro in altre cascine, campi e stalle”.

Quest’anno si gioca d’anticipo sperando che porti bene e di buone notizie c’è decisamente bisogno!