E' quella che inviò il leader sovietico al diplomatico irlandese Boland dopo aver brandito, all'Onu, una scarpa contro il rappresentante filippino. Lo rivelano oggi alcuni documenti dell'ambasciata irlandese

Siete tra quelli che qualche settimana fa si sono indignati per la scarpa brandita dall’eurodeputato della Lega Angelo Ciocca sulle carte del commissario europeo Pierre Moscovici? Beh allora sappiate che nella storia c’è stata un’altra scarpa protagonista ed era al piede di un personaggio politico ben più noto alle cronache mondiali: il leader sovietico Nikita Khrushchev!

Vi starete chiedendo: e tutto questo col vino che c’entra? C’entra eccome. Uno degli incidenti diplomatici più incredibili della storia, infatti, si è concluso, poche ore dopo, con l’invio da parte del sanguinario russo, di una cassa di vino rosso. A chi? Lo ha pubblicato The Drink Business e ora noi ve ve lo raccontiamo.

Questa, del cosiddetto “incidente della scarpa” era la parte della storia che non conoscevamo!

 

12 ottobre 1960: l’ira di Khrushchev, la scarpa e la pace fatta con una cassa di vino

 

Non lo abbiamo solo saputo, ma lo abbiamo proprio visto. Il 12 ottobre 1960 Nikita Khrushchev ha regalato alla storia una delle pagine più incredibili che possa raccontare. Siamo in piena Guerra Fredda ed è in corso l’assemblea generale delle Nazioni Unite. A presiedere l’incontro c’è Frederick Boland. E’ il primo ambasciatore irlandese all’Onu. E’ lui, quel giorno, a trovarsi a dirimere “l’incidente della scarpa”.

A prendere la parola è, infatti, è il leader della delegazione filippina Lorenzo Sumulong. E’ della dominazione sovietica e l’oppressione del popolo filippino che sta parlando. E’ in quel momento che Khrushchev si alza in piedi in preda all’ira brandendo una scarpa chiara con i lacci. Un’immagine che diviene un simbolo del ‘900 e che si conclude anche peggio.

Il leader russo inizia ad insultare letteralmente Sumulong dandogli del “cretino, fantoccio, leccapiedi”, un “servo dell’imperialismo americano”. Boland tenta inutilmente di riportare ordine e viene attaccato a sua volta dall’ambasciatore rumeno che lo accusa di non difendere Khrushchev, ma anzi di avergli spento il microfono (cosa che ha fatto davvero) per metterlo a tacere. L’unica soluzione dopo che Boland aveva rotto il martelletto vista la forza con cui lo sbatteva per placare gli animi.

 

Boland e la cassa di vino di Khrushchev: un “uomo enigmatico” che tra le sue armi non disdegnava il calice

 

Ph: brindisi tra Khrushchev e Nixon a Mosca in occasione dell’Esposizione Nazionale Americana del 1952

Fin qui ciò che la storia, anche documentale ci ha lasciato. Quello che si è scoperto invece nei giorni scorsi è quel che è accaduto quando la seduta si è conclusa. A rivelarlo sono stati alcuni documenti diplomatici rilasciati dagli archivi di Dublino.

L’incidente è stato particolarmente imbarazzante per i sovietici e per Khrushchev stesso che sembrava non avere più il controllo di sé. Ancor più imbarazzante visto il periodo storico in cui si colloca e le armi nucleari che erano al centro della Guerra Fredda.

E così dopo aver lasciato la sede dell’Onu, Khrushchev ha inviato un diplomatico russo all’ambasciata irlandese con l’incarico di lasciare una cassa di vino rosso e un biglietto in cui si scusava e prendeva le distanze dall’ambasciatore rumeno che era corso in sua difesa ringraziando al contrario Boland dell’obiettività tenuta in qualità di presidente.

E’ lo stesso Boland a testimoniarlo nero su bianco. “Quella sera – scrive in uno di quelli ora rilasciati dagli archivi di Dublino – una cassa di vino rosso è stata consegnata all’East End Avenue con i suoi complimenti”, quelli di Khrushchev. Una nota in cui il diplomatico irlandese appunta anche un commento sul leader sovietico.

Il paragone con Hitler, ma in versione “intelligenze e pieno di humor”

“Sebbene abbia visto molto di lui e parlato spesso con lui, K per me resta un enigma completo. E’ la personificazione della violenza elementare – scrive Boland -. Inoltre, come Hitler, è un ubriaco assetato di potere e un dottrinario. Queste qualità pericolose sono mitigate nel suo caso, tuttavia, da un’intelligenza straordinariamente acuta, da un acuto senso dell’umorismo e, direi, da una buona dose di umanità. Non porta i suoi risentimenti ufficiali nei rapporti personali”.

E il vino, a quanto pare, era una delle “armi” di Khrushchev immortalato, ad esempio, anche con l’allora vicepresidente americano Richard Nixon durante un brindisi all’Esposizione Nazionale americana nel parco Sokolniki a Mosca: era il 1952. E i volti (i loro) tradiscono tutta la tensione del momento, al di là del “cin cin”.

Non si è mai capito se quella scarpa fosse effettivamente di Khrushchev, se se la fosse fatta prestare da un diplomatico russo, Andrej Andreevič Gromyko o se la fosse addirittura portata dietro da casa. Questo, probabilmente non lo sapremo mai. Sarebbe interessante capire se Ciocca, invece, abbia cercato in qualche modo di darsi un tono da leader con la scarpa indirizzata a Moscovici, o se il ricordare una scena di oltre 50 anni fa sia stata casuale. Chissà se tra altri 50 anni scopriremo che in seguito in Francia è arrivata una cassa di vino per fare la pace!