La 'folle' impresa di tre uomini che hanno cercato di portare la Toscana in Svezia. O meglio la sua uva che per la prima volta vinifica in una cantina sul posto. Ma l'impresa è un'altra: riusciranno le uve a maturare in questa fredda terra?

Seduti sugli sgabelli di un winebar sono un tedesco, un greco e un italiano…state aspettando che la barzelletta vada avanti? Quella che vi raccontiamo non solo non è una barzelletta, ma è una storia incredibile. Una storia d’impresa che, per il finale, vi lascerà senza parole. Abbiamo detto tante volte come tra i mercati che si tenta sempre più di conquistare ci sono quelli dei Paesi Scandinavi. Norvegia, ma anche Svezia dove vige un regime monopolistico. Mentre si tentano le strade per arrivarci con l’export ci sono per l’appunto un tedesco, un greco e un italiano che le uve se le sono caricate da soli e che qui hanno portato il vino. Cioè qui, per la prima volta, lo hanno vinificato e imbottigliato.

Una storia incredibile che sembra quasi un’epopea raccontata dalle pagine di Forbes.

 

In un winebar ci sono un tedesco, un greco e un italiano che decidono di vinificare la Toscana in Svezia…

 

winebar toscana forbes

 

“Andiamo in Toscana e raccogliamo uva di Syarh, la mettiamo su un cambion, percorriamo 1.200 miglia verso nord direzione Svezia e facciamo il vino italiano sul Mar Baltico”. Se l’è immaginato così il dialogo tra Gerp Sepp, Takis Soldatos e Mario Calzolari l’articolista di Forbes, Per Karlsson. E in effetti leggendo la loro storia non è difficile che la ricostruzione sia quanto più possibile simile alla realtà.

Loro volevano fare qualcosa di pazzo, ma i tre non sono dei folli. Al massimo dei visionari o, magari, degli imprenditori dotati di grande lungimiranza. Soldatos, il greco vive in Svezia e proprio qui ha creato una delle più importanti società di importazione di vino, Oenoforos, che, col monopolio, vale 100 milioni di dollari. Il tedesco, Sepp, è un viticoltore che fa da consulente ai grandi rivenditori e produttori di vino. Tra questi anche Soldatos. Il terzo, l’italiano Calzolari, è un consulente di vini che vive in Toscana e che il vino di questo territorio lo conosce molto bene.

Lo hanno detto e beh, lo hanno fatto. Sebbene in Toscana possa far storcere un po’ il naso l’idea di prendere l’uva e portarla a vinificare da un’altra parte, certo è che la scelta della nostra biodiversità lusinga. Di buono c’è che nelle intenzioni non c’è alcuna voglia di imitare nessuno. Solo di provare a creare un prodotto direttamente sul posto visto che la vinificazione, in questi luoghi, non esiste. Il Syrah, d’altra parte, non è il vitigno più diffuso nella regione.

Il rischio? Che visto il viaggio le uve in Svezia neanche ci arrivassero. Invece ci sono arrivate eccome. Ecco che allora nella cantina del greco di questa storia, una cantina con capacità per 5 milioni di ettolitri, per la prima volta è iniziata una vera e propria vinificazione. Ma il progetto prende le mosse da un’ambizione che, magari, un giorno diventerà realtà.

 

In un winebar ci sono un tedesco, un greco e un italiano che si sono messi in testa di impiantare una vigna in Svezia

 

winebar uva-toscana

 

Sono partiti da un vigneto vicino Cortona. Lì dove Calzolari ha trovato l’uva perfetta. Sono arrivati fino in Svezia, nella cantina costruita ad hoc nel sud della Svezia (la Nordic Sea Winery) e ora si preparano a vinificare direttamente sul posto con un nobile intento. Vendere all’asta le bottiglie di Syrah per dare i soldi in beneficienza. Un progetto che spera di replicare ogni volta con un’uva diversa. Quindi tutto questo ha uno scopo prettamente bonario? Non proprio, ma quello di certo non guasta.

Le idee il capofila del progetto, Soldatos, le ha molto chiare. Ci sono tanti modi per tentare di conquistare un mercato fiorente. Lui ne ha scelto uno diretto: andarci. Quando è arrivato qui lo ha fatto con l’intenzione di realizzare un impianto di produzione di vino più vicino possibile al cliente che, in questo caso, era proprio il monopolio svedese. Un progetto realizzato. Ha quindi iniziato ad acquistare vini “crudi” da Italia, Francia e Sudafrica. Li porta in Svezia nei “fexitanks” e li lascia invecchiare per poi assemblari e venderli sul mercato.

 

L’utopia di far crescere l’uva

Con il progetto portato avanti con i due amici, però, l’intenzione è andata oltre. Non vino “crudo”, ma uva maturata nei luoghi di origine e vinificata qui. Solo così lo potrà vendere. Ma c’è di più. Ve lo immaginate un vigneto nella gelida Svezia? L’impianto è stato fatto, ma visto che potrebbe non dare mai i suoi frutti per il momento il progetto passerà per le uve. Sarebbe di certo una viticoltura eroica.

E gli eroismi in vigna non mancano. Se lo considerate pazzo ricordate: il presidente Franklin si portò dall’italia Filippo Mazzei perché voleva vinificare in Virginia. Gli dissero che era impossibile e in effetti i primi tentativi andarono a vuoto. Oggi quella è una delle più vaste aree vitivinicole degli Stati Uniti. Qui anche una grande azienda italiana ha messo in piedi una sua realtà: Zonin con Barboursville Vineyard! Che dire…magari questa impresa metterà radici in uno dei territori più ostici del pianeta, almeno per quanto riguarda l’agricoltura!

A proposito se vi trovate dalle parti della Nordic Sea Winery fermatevi nel winebar o nel ristorante. Nella Carta dei Vini ci sarà sicuramente un pezzo d’Italia!

 

Per leggere l’articolo di Forbes e ascoltare le videointerviste clicca qui.