Il Mipaaf pronto a rivedere le regole, ma per il 2016 nulla da fare: in tanti restano a bocca asciutta

Viticoltura. Ne avevamo parlato qualche tempo fa: presi dalla vocazione del viticoltore ai volenterosi (già produttori o no) la batosta sarebbe arrivata. Ora, numeri alla mano, il botto, o meglio lo schianto, c’è stato. Il primo bando riguardante le nuove autorizzazioni per gli impianti vinicoli ha molto che non va e tanto va rivisto perché proprio uno degli strumenti che doveva aiutare la burocrazia ha finito per aggrovigliarsi proprio su questa e non per l’eccesso di regole, ma per la loro mancanza.

Molte aziende resteranno a secco e solo tre regioni avranno tanti ettari quanti richiesti: Piemonte, Lazio e Umbria. Molte, c’è da scommetterci, entro il 15 giugno,  rinunceranno al minimo assegnato e perché l’investimento non avrebbe alcun senso e perché in caso non investissero tra tre anni, previa approvazione del Testo Unico e appurato che visto il suo attuale non-vigore abbia comunque valore, si troverebbero anche dove pagare una multa tra i 500 e i 1.500 euro per ogni ettaro non impiantato. E’ solo l’1% la quaota nazionale che la Ue concente all’Italia per l’impianto di nuove viti. Ecco perché, a fronte delle 12mila richieste per 67mila ettari soltanto 6mila 400 sono stati quelli concessi con l’aggravante che, la scarsità delle regole, ha fatto finire nel calderone aziende non prettamente vinicole con queste ultime penalizzate da assegnazioni minimali laddove non assenti.

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Impossibile cambiare ora le cose. Il Mipaaf è già al lavoro perché le migliorie al sistema di assegnazione arrivino in vista del bando 2017, ma un anno di ritardo non potrà che rappresentare un danno sul settore che, fortunatamente, vive comunque una stagione positiva. E’ difficile infatti pensare che le fette minori siano andate a molte delle regioni in ascesa, vedi Sicilia e Puglia, e ad alcune di quelle che in quanto a produzione di vino portano alto il nome italiano. Una su tutte; la Toscana. Inevitabile il mal contento di associazioni e produttori. A prendere le loro parti è stato il deputato Pd e vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati Massimo Fiorio che al ministro Maurizio Martina ha presentato un’interrogazione.

“Le nuove autorizzazioni per gli impianti viticoli dovranno prendere in considerazione tutti i territori e le produzioni che in questi anni hanno ottenuto riconoscimenti nei mercati internazionali – scrive Fiorio -. Le associazioni di categoria hanno però segnalato da tempo che le domande, soprattutto in alcune Regioni, sono oltre il doppio rispetto agli ettari disponibili programmati. Ci auguriamo che il Ministero delle Politiche Agricole, nella scelta dei criteri di attribuzione, voglia riconoscere adeguatamente chi ha contribuito, in questi anni, a fare del settore vitivinicolo un comparto strategico del sistema economico, produttivo ed occupazionale nazionale”.

Un ennesimo stop, insomma, ai possibili investimenti e alla crescita di un settore trainante qual è quello dell’enologia che segue quello sul monito lanciato dal presidente del Movimento Turismo del Vino Carlo Pietrasanta all’indomani del boom dell’enoturismo che ha premiato si il tricolore, ma quello francese e non italiano proprio per quella mancanza di concertazione e quei mancati investimenti, ha sottolineato Pietrasanta, che dovrebbero vedere muoversi in sinergia pubblico e privato. Sperando che nel 2017 il Mipaaf aggiusti il tiro è sul divario temporale che recuperare sembra davvero complicato.