Sono 573 le Quattro Viti Ais 2018. Dominio Piemonte, ma è dei 22 vini più rappresentativi (i Tastevin) che oggi vi vogliamo parlare...

La tendenza è green. E anche l’Ais con le sue viti premia la sostenibilità. E’ tempo di guide e l’Associazione Italiana Sommelier con il suo “Vitae 2018” sceglie la naturalità e, soprattutto, il recupero del rapporto tra uomo e natura. Un rapporto raccontato dalle immagini, quanto mai evocative, della quarta edizione della Guida firmata Ais. Mani, vite e vino a farla da padrone come a raccontare il tempo e l’evoluzione di ogni singola bottiglia a cominciare dal traliccio dove le sue uve maturano grazie all’amorevole cura dei vignaioli.

Quindicimila le etichette e duemila le cantine raccontate nell’edizione 2018 di Vitae realizzato grazie all’impegno delle migliaia di sommelier che, alla cieca, hanno degustato tutti i vini trovando non poche difficoltà per quella crescita qualitativa che il vino italiano vive felicemente ormai da anni. L’originalità è stata certamente un’altra delle caratteristiche premiate. Una caratteristica che proprio la sostenibilità spesso sembra regalare al nettare di Bacco. Alla fine sono state 573 le etichette premiate con le “Quattro viti”, il massimo riconoscimento assegnato da Ais. E la gran parte se l’è aggiudicate il Piemonte con ben 124 vini premiati. Secondo gradino del podio alla Toscana con 94 etichette seguita dal Friuli con le sue 42.

 

Vitae 2018: un inno alla biodiversità. Ecco i 22 vini più rappresentativi d’Italia secondo Ais

 

vitae 2018-ais

 

In degustazione sono finiti oltre 30mila vini e se non fosse stato per l’impegno e la passione dei sommelier Ais, avere questa guida non sarebbe stato facile. Dall’anno scorso, infatti, sono stati nuovi simboli nella Guida. Se da una parte ci sono le inossidaibili “viti” e i “Tastevin”, cioè quei vini premiati dall’Ais perché capaci di rappresentare il proprio territorio al meglio, Vitae 2018 ha riproposto anche la freccia di Cupido e il salvadanaio. Vini premiati rispettivamente per l’emozione al primo sorso e la percezione di un valore che travalica i parametri di prezzo e tipologia. Un plus valore, quest’ultimo, riconosciuto a 174 etichette, con i cuori trafitti da 102 vini emotivamente impareggiabili.

Ma quelli di cui vi parliamo oggi…sono i 22 Tastevin Vitae 2018

 

Lo stupore piemontese

Ma torniamo ai Tastevin, quei vini che, secondo l’Ais, sono i più rappresentativi del loro territorio. Una bella carrellata da nord a sud che, a tratti, è decisamente capace di stupire. Il Piemonte, ad esempio, è premiato sì per il suo vitigno principe, il Nebbiolo, ma non in versione Barolo. Vino che, nelle 124 etichette è grandemente rappresentato. Ad aggiudicarsi il riconoscimento Tastevin è stato infatti il Carema Etichetta Nera 2013 – Ferrando. Un rosso unico e molto raro che, in questi 16 ettari di vigna, nasce solamento nelle grandi annate ed invecchia in cantina per almeno 3 anni passandone 2 in barrique.

 

La “giovane” secolarità della Valle d’Aosta

Un riconoscimento meritato quello de Le Prisonnier de la Maison Anselmet della Valle d’Aosta. Regione che, nella Guida, compare con 5 etichette. Così come la conosciamo oggi, infatti, l’azienda nasce nel 2001, ma il primo Anselmet vignaiolo di cui si ha conoscenza è stato collocato nel 1585. Ci vorranno quattro secoli perché nasca un vero e proprio spirito imprenditoriale in famiglia. Tutto lo si dive a Renato Anselmet che nel 1978 inizia a produrre non solo per “la casa”, ma anche per il commercio. Sarà il figlio Giorgio a proseguire l’attività tramandando la storia di famiglia e proiettandola verso il futuro. Accade così che dalle 70 bottiglie di Renato si passa alle 100 mila del 2015. Un vino che è storia e cultura di un territorio dove fare viticoltura è decisamente eroico.

 

L’unicità delle bollicine lombarde

Spostiamoci in Lombardia dove ad aggiudicarsi il riconoscimento è la certezza dell’eccellenza. Delle 35 etichette premiate con il massimo riconoscimento Ais, infatti, è il Franciacorta Extra Brut Annamaria Clementi Riserva 2007 di Ca’ del Bosco ad aggiudicarsi il riconoscimento “Tastevin”. Un mix di Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot nero unico al mondo e dedicato alla fondatrice dell’azienda. Un prodotto d’eccellenza frutto di un dégorgement in assenza di ossigeno fatto seguendo un sistema unico al mondo ideato proprio dall’azienda. Un perfetto rappresentante della territorialità per delle bollicine, quelle della Franciacorta, che vantano tanti grandi nomi e che conquistano sempre più winelovers in tutto il mondo.

 

La forza rossa del Veneto

Questo territorio di grandi vini, come molti altri territori italiani, ne offre moltissimi. La sua peculiarità è nello spaziare dalle bollicine ai grandi rossi con una facilità difficile da trovare in altri luoghi. Se è vero che il Prosecco è sempre più simbolo del Veneto, i rossi di questo erritorio ne restano comunque una bandiera inossidaibile. Non solo l’Amarone e il Valpolicella, ma anche quel mix di Merlot e Cabernet Franc che sui Colli Euganei ha trovato, per Vitae 2018, massima espressione nel Gemola 2013 Vignalta.

Tra le 41 quattro viti Ais della regione questo vino ha certamente qualcosa che gli dona unicità a cominciare dal terreno vulcanico che gli conferisce eleganza, raffinatezza e allo stesso tempo una grande solidità al palato.

 

Storia e mito nelle vallate del Trentino

E’ un tuffo nella storia delle grandi famiglie italiane quello del Tastevin trentino. Una certezza fatta di storia, cultura e passione. Da tre secoli quello che mille anni fa era un monastero, è la residenza dei Marchesi Guerrieri Gonzaga. Sono loro i custodi della Tenuta San Leonardo dove la storia, la tradizione e l’artigianalità insieme all’innovazione convivono sapientemente regalando quello che nel 2012 il Gambero Rosso definì “un mito della viticoltura tra le Dolomiti”: il Terre San Leonardo che per l’annata 2013 si aggiudca il riconscimento Ais. Un “taglio bordolese” capace di raccontarlo il suo territorio.

 

La complessità ‘in bianco’ dell’Alto Adige

Dal taglio bordolese del Trentino alla corposità “in bianco” dell’Alto Adige che il suo Tastevin tra le Quattro Vini Ais (34 quelli assegnati) se lo aggiudica con un altro vino che non ha presentazioni: l’Alto Adige Terlano Sauvignon Tonnenberg 2015 Manincor. Uno di quei bianchi che smentisce la credenza sulla facilità di una tipologia di vino che, al contrario, sa essere impegnativo e dotato di grande sensibilità. Una complessità che racconta, nel calice, la storia di un territorio dalle mille sfaccettature.

 

Sorpresa Friuli

In effetti quella del Tastevin del Friuli è una bella sorpresa. Terra di grandi bianchi si aggiudica il Tastevin con un bianco che nasce però in una porzione di territorio dove la lingua parlata è più dei rossi. Di lui nel 2001 Luca Maroni scrisse: “ma chi è questo Moschioni che se ne esce improvvisamente dal nulla con questi vini pazzeschi?”. Probabilmente uno che a Robert Parker è riuscito a far affermare di non aver “mai assaggiato vini di questa qualità anche se di produzione limitata”.

Una qualità che oggi gli riconosce anche l’Ais con questo ulteriore riconoscimento oltre le Quattro Viti e che in cantina arriva grazie al Fco Pignolo Riserva 2011.

 

Le condizioni esetreme premiano l’eccellenza ligure

La viticoltura complessa di questo territorio che le Quattro Viti le ottiene per 7 etichette, incorona come vino più rappresentativo un vino che già nel 2016 si era aggiudicato le Quattro Viti: il Colli di Luni Vermentino Pianacce 2016 Giacomelli.E’ sulla terrazza naturale di Castlenuovo Magra che maturano le uve di Pietro Giacomelli. Un luogo aspro e meraviglioso dove l’equilibrio che arriva nei calici è lo stesso che, da millenni, esiste tra uomo, terra e vino.

 

Il bis dell’Emilia Romagna

E’ l’unica regione ad aver ottnuto il Tastevin per due vini. Un bianco e un rosso. Incredibilmente strutturato il secondo. Parliamo del Gutturino Superiore Vigna Morello 2015 La Tosa, mix di Barbera e Bonarda che emana profondità e maturità, ma anche quella serenità che si respira passeggiando tra le verdi colline dove crescono le sue vigne. E’ invece un simbolo della tradizione della viticoltura il bianco Tastevin premiato da Ais. Parliamo del Romagna Albana Secco Vitalba 2016 Tre Monti. Il più rappresentativo vitigno bianco del territorio si sviluppa con una fermentazione spontanea sulle bucce in anfore georgiane di terracotta chiamate “kvervi”. Parliamo del più antico metodi di produzione del vino che si è scoperto esistere almeno da 7mila anni. Più rappresentativo di così!

 

La chicca toscana

Una vera eccezioanlità quella del Tastevin toscano. Seconda regione per numero di Quattro Viti nella Guida 2018 (94 in tutto), la regione, certamente tra quelle a maggior vocazione vitivinicola dell’intero Paese, vede incoronato come vino più rappresentativo del territorio un vero e proprio vino di culto. Parliamo de L’Apparita 2014 del Castello di Ama. un Toscana Igt che, nel 1985, è stato il primo Merlot in purezza prodotto nella regione. Un vino che prende il nome dall’ominima piccolissima vigna: 3.84 ettari di eccellenza. un vero e proprio gioiello dell’enologia mondiale che non può che essere uno di quei vini capaci di raccontare infinite storie…

 

La certezza umbra e “la transumanza” marchigiana

Il riconoscimento Tastevin, in Umbria, arriva in nome della certezza. Arnaldo Caprai è l’uomo che ha riportato in auge il Sagrantino e proprio al Montefalco Sagrantino 25 anni l’Ais ha conferito il premio che, invece, è il racconto di una lunga storia nelle Marche dove vino Tastevin 2018 è il Kupra 2014 dell’Oasi degli Angeli. Un vino che nella cantina di Marco Casolanetti ed Elenora Rossi arriva nel 2006. Poche centinaia di bottiglie a base di Bordò, vitigno locale così chiamato, che non è altro che un biotimo di Grenache o, se preferite, di Cannonau. Un vitigno arrivato qui probabilmente con la transumanza sarda e che è oggi un simbolo dell’enologia di questi luoghi.

 

La riscoperta di Lazio e Molise e l’eccellente incontro dell’autoctonicità abruzzese

E’ un simbolo di rinascita e di unicità. L’Ais premia Casale della Ioira, aizenda che ha riportato in auge un vitigno simbolo del Lazio che ha rischiato di sparire sper sempre: il Cesanese del Piglio premiato per la sua vinificazione nel Superiore Torre del Piano Rierva 2015. Studi e sperimentazioni per riscoprire questo vitigno che si trova solo qui. Su queste colline della Ciociaria e che è decisamente un emblema per i vini del Lazio.

Altro autoctono quello che racconta l’Abruzzo. Parliamo del Pecorino Casadonna 2015 Feudo Antico. Un piccolo vigneto, un grande vino nato dal fortunato incontro di questo tratto d’Abruzzo con un dei suoi figli d’eccezione: Niko Romito. Un vino da collezione. Poche bottiglie per raccontare una regione piccola, ma capace di custodire grandi meraviglie.

Come per il Lazio, anche il Molise vede riconosciuto come vino più rappresentativo del territorio un autoctono riportato agli antichi splendori dal suo produttore. Parliamo del Ciangagna Tintilia del Molise 66 2012 di Claudio Cipressi. Ed il merito di aver riportato questo vino nelle tavole internazionali va proprio a questo vignaiolo coraggioso che oggi, oltre alle Quattro Viti, vede uno dei suoi vini di punta riconosciuto come il più rappresentativo della sua regione.

 

Le “viti maritate” della Campania

Sono stati 22 i vini premiati con le Quattro Viti Ais in Campania. Siamo sinceramente molto contenti che il più rappresentativo è stato decretato un vino della cui storia abbiamo avuto modo di raccontarvi. Un vino che, ancora oggi, rischia moltissimo e che è invece un simbolo dell’enologia italiana e un egregio rappresentante della nostra unicità nel mondo: l’Asprinio di Aversa che riceve il riconoscimento Tastevin per il Santa Patena 2015 de I Borboni. Soldati sarebbe certamente contento per le sue “viti maritate”.


Le peculiarità di Puglia, Basilicata e Calabria

Due vini che conquistano sempre di più il mondo degli enoappassionati. Se la Basilicata non poteva non trovare in un Aglianico del Vulture il suo rappresentate (per la precisione nell’Aglianico del Vulture Superiore Martino Riserva 2011), la Puglia lo trova in uno dei suoi rossi più complessi ed amati che, pian piano, conquista sempre più i partere internazionali. Parliamo del Nero di Troia che l’Ais riconosce come vino più rappresentativo del territorio nel Castel del Monte Nero di Troia Vigna Pedlae Riserva 2014 Torrevento.

E’ una viticoltura antica, tra le più antiche a dire la verità, ma che solo oggi inizia a portar fuori dai suoi confini i suoi grandi vini. Parliamo della Calabria e di uno dei suoi vini più rappresentativi: il Cirò. Non poteva dunque che essere una sua bottiglia il Tastevin 2018 Ais. Riconoscimento andato al Classico Superiore Federico Scala Riserva 2014 Santa Venere.

 

Gli inimatibili contrasti delle isole

Due vini che sono due simboli non soltanto dell’enologia dei luoghi, ma dell’enologia italiana nel mondo. Terra di grandi vini, la Sicilia mette sul podio Tastevin un rosso che è nel nome e nell’essenza territorio in purezza. Parliamo de Lu Patri 2015 Baglio del Cristo di Campobello, un Nero d’Avola elegante, territoriale e, come questa terra richiede, ricco di sfumature e carattere.

Infine la Sardegna che chiude con quella nota liquorosa che mancava. Frutto del vitigno per eccellenza di questo territorio se parliamo di rossi, il Cannonau, trova nella versione passita tutta l’essenza di un territorio non facile, ricco di contrasti, colori e una storia millenaria che ha ancora molti misteri da svelare. Un po’ come un calice di Alghero Liquoroso Anghelu Ruju Riserva 2006 Stella & Mosca che chiude la classifica dei 22 Tastevin incoronati da Viate 2018.

 

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