Sul Sole24Ore un'inchiesta per imparare a districarsi nel mondo delle certificazioni e scoprire il mercato di una tipologia di vino che, sembra, attiri sempre più consumatori
In periodo festivo vi abbiamo parlato della tendenza di fine anno: optare per il vino vegano. Ancora più se parliamo di bollicine. Ma il vino vegano, in generale, sembra conoscere un momento particolarmente propizio. D’altra parte il cambiamento delle tendenze alimentari sta disegnando nuovi scenari sociali e, di conseguenza, di mercato. Se il dibattito su biologico, tradizionale e biodinamico è ancor oggi aperto sebbene con contorni ben definiti ormai, altrettanto inizia ad accadere nel mondo del vegan. Sempre più diffuso nello stile del consumo, il vino vegano sta pian piano prendendo più piede. Ma siamo sicuri di sapere come riconoscerlo? Cosa fa di un vino un vino definibile come vegano? Quali sono le certificazioni che dobbiamo controllare, anche in etichetta, per essere certi di acquistare un prodotto che è realmente ciò che viene presentato?
In alcuni mercati il suo consumo sale. In altri scende. Su Il Sole24Ore Maria Teresa Manuelli ha firmato un articolo per imparare e conoscere meglio questo tipo di prodotto e il suo andamento nei mercati internazionali.
Ti piace il vino vegano? Ecco come riconoscere quello giusto
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«Sono ormai una ventina le cantine certificate nel nostro Paese dal nostro ente – spiega Maria Chiara Ferrarese, responsabile Ricerca e Sviluppo e Business development di Csqa-Certificazioni – e altre sei sono in attesa di attestazione».
La carta d’identità del vino vegano
Ma come riconoscere un vino vegano? La difficoltà oggi è che le certificazioni di “vegano” o “vegetariano” sono informazioni non ancora regolamentate e devono sottostare solamente alle norme generali in materia i etichettatura: veridicità, non ingannevolezza, oggettività. E soprattutto sono facoltative. «Il claim “vino vegano” o similari – chiarisce Ferraresi – è a tutti gli effetti un’informazione attualmente non regolata in modo specifico né dalle norme comunitarie né da quelle nazionali. Nel nuovo regolamento comunitario in materia di etichettatura (Reg. CE 1169/2011) è previsto che in futuro vengano definite norme per l’utilizzo delle informazioni volontarie relative anche alle caratteristiche degli alimenti per essere definiti vegetariani o vegani». Pertanto non esiste nemmeno una certificazione ufficiale, ma solo quella rilasciata da enti di certificazione privati e volontari a cui le aziende si appoggiano.
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