Per la prima volta il prestigioso risconoscimento va alla viticoltura. Una tutela per tutti: uomini e territorio

E’ il primo in Italia e, l’augurio, è che non sia l’ultimo: il vino Soave è patrimonio dell’umanità per l’agricoltura, o meglio le sue vigne lo sono. E’ la prima volta che il riconoscimento Fao, in Italia, si lega alla viticoltura. Il paesaggio agricolo disegnato dalle sue splendide vigne è dunque il 53esimo sito mondiale riconosciuto come patrimonio dell’umanità secondo il programma Giahs.

 

 

Vino Soave Patrimonio agricolo dell’Umanità: un bene per il paesaggio e per i 3mila viticoltori che sanno fare rete

Un percorso durato 12 anni nel corso dei quali il territorio Soave e coloro che ne hanno conservato l’unicità, è cresciuto valorizzando al meglio la sua storia e la viticoltura. E’ così che, alla fine, si è giunti ad ottenere il prestigioso riconoscimento Fao. Prima c’era riuscita solo la “Fascia olivata Assisi-Spoleto”, ma per il vino è una prima assoluta.

Essere patrimonio agricolo dell’umanità vuol dire che tutelati saranno la pergola veronese, il sistema delle sistemazioni idrauliche fatto di muretti a secco e i terrazzamenti, l’appassimento e il Recioto di Soave. Una tutela che, in realtà, non riguarda solo “la terra”, ma anche gli uomini a partire dai 3mila viticoltori riuniti in una cooperazione virtuosa, che ogni giorno con fatica coltivano le uve che crescono sui suoli vulcanici e calcarei della denominazione. Sono loro i custodi di valori antichissimi che accompagnano la produzione del vino sin dall’antica Roma e che continuano ad essere tramandati di generazione in generazione e di cui i giovani sono oggi i nuovi volti e i nuovi custodi. Va anche ricordato che quello della Fao si aggiunge al già prestigioso riconoscimenti di Patrimonio immateriale dell’umanità di cui proprio i muretti a secco e i terrazzamenti sono stati insigniti.

 

Vino Soave esempio da imitare: un riconoscimento che premia 12 anni di un percorso virtuoso

 

“Soave diventa esempio per l’intera umanità e di questo non possiamo che essere felici”. Così il presidente del Consorzio di Tutela Sandro Gini che ha espresso grande soddisfazione per il riconoscimento ottenuto. Un risultato che premia “la capacità di mantenere tradizioni centenarie, pur nella innovazione e che deve contraddistinguere un sistema produttivo moderno, efficiente e capace di produrre reddito”. E’ stato un percorso lungo  iniziato nel 2006 con la pubblicazione di “Un paesaggio Soave”. Un libro che prima di tutti ha riconosciuto come valore intrinseco tutti quegli elementi distintivi e identitari di un territorio che da più di 200 anni è dedito alla viticoltura.

Nel 2015 l’è stato invece pubblicato “Origine, stile e valori”. Un testo che ha posto le basi per il coordinamento del lavoro del Consorzio che ha portato al riconoscimento come Primo Paesaggio Storico Rurale Italiano. Infine la scrittura della candidatura, e oggi il riconoscimento Giahs.

Il riconoscimento non è un traguardo ma un punto di partenza, – sottolinea Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio – fatto dai tanti progetti che stiamo impostando per la conservazione dinamica di questo sito che è considerato unico al mondo. Tutto il sistema produttivo, attraverso questi progetti sta andando nella stessa direzione, fatta di sostenibilità e di fiducia nel futuro”.