Queste le parole del neo presidente di Assovini Alessio Planeta. Con la Doc Sicilia l'exploit racconta finalmente una terra diversa e lontana dagli stereotipi. Ma sul vitigno che tira di più, il Grillo, è guerra aperta

“Questione di territori e non di marchi”: è questo il vino siciliano secondo il neo presidente di Assovini Alessio Planeta. E’ la frase che ci ha colpiti di più nell’intervista fatta a WineNews. Racconta di una terra per troppo tempo stereotopizzata che proprio grazie al vino, ora, vive una riscoperta fatta di qualità, enoturismo, export e opportunità. Lo dicono i dati e lo dice la strategia dei produttori. La Doc Sicilia è stata una manna, ma sulle ultime scelte fatte, e cioè quelle di inserire sotto la sua ala anche Grillo e Nero d’Avola, è guerra aperta con i vignaioli marsalesi.

Terra di grandi contraddizioni non poteva di certo non esserlo anche di fronte a cambiamenti così importanti e radicali. Quella della Sicilia enologica è, tuttavia, una fotografia bella, anche per i suoi contrasti, perché, come  ha ben sottolineato Planeta “la Sicilia sta vivendo un momento in cui si stanno liberando energie positive”.

 

Vino siciliano: un vertice all’insegna della continuità e dell’innovazione

 

vino siciliano alessio-planeta

 

Diego Planeta, il contadino blasonato “nato con la testa agricola” come scriveva La Repubblica nel 2010, è stato per anni alla guida di Assovini e ancor prima è stato lo storico presidente dell’istituto Vitee vino della Regione oltre ad essere alla guida della più grande cantina sociale siciliana: Settesoli. Per cinquant’anni ha esplorato il mondo del vino riuscendo lui per primo, e con un manipolo di pochi altri, a conquistare i mercati internazionali.

E’ stato lui, nel 1998, a fondare l’Associazione (Assovini) insieme ad altri due grandi nomi del vino siciliano: Giacomo Rallo (Donnafugata) e Lucio Tasca d’Almerita (Tasca d’Almerita). Praticamente vent’anni dopo a raccogliere il suo testimone è il nipote Alessio che alla crescita del vino siciliano ha già dato un grandissimo contributo. Neo eletto presidente dell’Associazione dei 3 soci iniziali, Assovini ne conta oggi ben 76.

Il suo merito? Sicuramente quello di aver saputo raccontare “la Sicilia”. Lo scriviamo tra virgolette perché “la Sicilia” è stata troppo spesso male interpretata, troppo spesso vittima di quella mafia che l’ha dipinta come fosse un unicum senza via d’uscita. Ma la Sicilia è sempre stata molto più di questo: culturalmente e umanamente. E Alessio Planeta questo lo sa e riconosce proprio al vino il merito di essere riuscito, in qualche modo, a sdoganarla da un’immagine iconica così negativa ridandole la bellezza dei colori che illuminano la sua terra.

 

Il momento positivo del vino siciliano

A WineNews Planeta ha raccontato e descritto bene il momento positivo del vino siciliano. Un successo dovuto al fatto che la “Sicilia non è fatta più solo di marchi, ma sempre più di territori. C’è una Doc Sicilia forte che traina e sarà sempre più strumento di promozione importante. C’è un’Etna fortissimo. E’ una Sicilia in salute, che guarda alle cose con ottimismo”. E aggiunge: “La Sicilia sta vivendo un momento in cui si stanno liberando energie positive eil mondo del vino ha forse fatto da apripista. Stiamo raccontando un’immagine della Sicilia diversa e Assovini è diventata ambasciatore di questo fenomeno”.

Sono 140 i Paesi in cui i vini siciliani approdano ogni anno. L’enoturismo fa numeri tanto che, negli ultimi anni, dalle 200 visite annuali nelle cantine si è passate a 4mila.

Puntare sulla territorialità si è rivelata una scelta vincente laddove si è cercato di dare un’unitarietà al brand “vino siciliano” in sostanza. E’ pur vero, però, che tanti ettari di vigneto ogni anno si perdono e su questo, promette il neo presidente, si interverrà. Si spera con successo.

 

Vino siciliano: l’exploit e la bagarre del Grillo e le ragioni dei piccoli produttori che temono di essere privati di identità

 

vino siciliano grillo

 

L’exploit del vino siciliano si deve, in gran parte, al Grillo. E i numeri, nei giorni scorsi, li ha dati il direttore del Consorzio di Tuela dei Vini Doc Sicilia Maurizio Lunetta. “I primi sei mesi di produzione confermano che la Doc Sicilia si avvia al traguardo di 20 milioni di bottiglie prodotte nel 201 con un incremento di poco superiore al 10% rispetto all’anno scorso”, ha detto.

“A trainare la crescita – ha aggiunto – il Grillo Sicilia Doc che nei primi 6 mesi dell’anno ha visto un’impennata di quasi il 50% dell’imbottigliato rispetto allo stesso periodo del 2016″. Il Grillo Sicilia Doc ha infatti superato i 2 milioni di bottiglie.

Ora però c’è un problema. Il Grillo Igt non esiste più. La Doc si è allargata a tutti, anche ai produttori marsalesi. E come è accaduto con il Pinot Grigio e la grande Doc delle Venezie, la guerra è già iniziata. La scelta, aveva già commentato il presidente Uiv e del Consorzio di Tutela dei Vini Doc Sicilia Antonio Rallo è stata fatta per “proteggere i vitigni più rappresentativi” e cioè Nero d’Avola e Grillo. “Stanno acquistando maggior valore – aveva aggiunto Rallo -. Questo ci permette di dire che abbiamo imboccato la scelta giusta”. Una scelta, aveva voluto precisare, condivisa da tutta la filiera. Ma non è affatto così.

 

I produttori di Grillo Igt dicono “no” alla Doc Sicilia e chiedono di rivedere il disciplinare

La bagarre l’ha scatenata un’altro importante produttore: Nino Barraco. Lui di questo inserimento non vuole sentir parlare e le sue dichiarazioni rilasciate a Cronache di Gusto, hanno spinto altri produttori marsalesi alla rivolta. Il timore, lo stesso dei produttori di Pinot Grigio che ora attendono di capire se la profezia negativa si avvererà, è di finire in un calderone in cui “i vini sono tutti uguali”. Loro, in sostanza, si sentono snaturalizzati a causa della rigidità di un disciplinare che impone colore, acidità volatile e carico di pectine.

Il timore è di perdere quanto costruito perché si sa, i clienti si affezionano. Senza considerare che molti produttori il vino lo fanno ancora in modo artigianale. In sostanza loro non si sentono parte di questo progetto. Una forzatura che, sostengono, finirebbe per snaturalizzare il Grillo stesso e le sue variazioni a seconda della metodologia di vinificazione. Cosa si potrebbe fare? Difficile a dirsi. Al massimo, forse, modificare il disciplinare della Doc sicilia in riferimento solo ai piccoli produttori di questo territorio.

Certo è che se l’intezione è quella di far sì che il vino siciliano cresca unitariamente se ne dovrebbe almeno provare a parlare per confrontare le ragioni degli uni e degli altri ed, eventualmente, trovare una soluzione. Altrimenti, promettono i produttori marsalesi, troveranno comunque il modo di tirarsene fuori.

 
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