Non può mancare nelle Carte dei Vini statunitensi. Il perché lo hanno spiegato 10 sommelier a VinePair. La sua unicità è una ricerca che conquista

I sommelier degli Stati Uniti lo amano: il vino italiano nelle loro Carte dei Vini non mancherebbe per nulla al mondo. Ma perché? VinePair, dopo aver dedicato alle nostre eccellenze un ampio articolo in cui spiegava perché per iniziare la propria collezione bisognerebbe puntare proprio sulle bottiglie italiche, è andata in giro a chiedere a 10 sommelier americani, tra i più importanti, il perché di questo grande amore. E le ragioni sono più d’una e tutte, possiamo dirlo con orgoglio, decisamente valide e condivisibili.

 

L’unicità del vino italiano è nella sua innegabile varietà

vino italiano vigne

Innanzitutto la varietà. L’universo della viticoltura italiana è il più ampio al mondo quando parliamo di varietà delle uve. Ed è costante la ricerca per recuperare vitigni dimenticati e scomparsi lungo tutto lo Stivale con associazioni, come quella delle Donne del Vino, che di tale ricerca ha fatto un punto fermo.

Per tutti i 10 sommelier intervistati da VinePair questo universo è ricco di fascino. E non potrebbe essere altrimenti. Provate a immaginare: se foste degli archeologi preferireste andare ad indagare in luoghi ricchi di storia o accontentarvi di restare lì dove siete? Per un sommelier la ricerca è primaria ai fini del proprio palato sicuramente, ma ancor più da un punto di vista professionale. Arricchire una Carta dei Vini, dargli eccellenza, è frutto di una grande conoscenza e di una costante ricerca.

Lo afferma, ad esempio, Natalie Johnson, responsabile della gestione della cantina del Loring Place. “Ciò che mi colpisce è l’incredibile diversità di varietà indigene, terroir, stili di produzione e possibilità per il consumatore curioso e appassionato”. “Nessun’altra nazione vinicola al mondo – aggiunge David Lynch, direttore editoriale di SommSelect – ha una tale diversità viticola. Ci sono vitigni specifici per singole province, anche in singole città! In termini di esplorazione, niente è paragonabile all’Italia”.

E il clima è ciò che rende tutto così speciale. Lo sa bene Jack Mason, Master Sommelier del Pappas Bros Stackehouse di Houston. “Amo il vino italiano! – ammette -. Sebbene la quantità di varietà indigente e denominazioni specifiche possa essere complessa da indagare, c’è una grande ricompensa per chi decide di dedicare tempo a tali scoperte. Le diversità di stili che vanno dai climi continentali a quelli mediterranei, dalle Alpi alle isole mediterranee così vicine alle coste dell’Africa, fanno dell’Italia un luogo dove si può trovare il vino giusto per ogni abbinamento”.

 

Vino italiano: perfetto con ogni pietanza regionale…

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Ed è proprio questa sua versatilità che lo rende capace di accompagnarsi ai cibi che lo rende uno dei vini più amati dai sommelier di tutto il mondo, compresi gli statunitensi. Seconda inconfutabile verità. La cucina regionale, in Italia, è tanto varia quanto lo sono le uve che producono i suoi vini. Ragion per cui sottolinea Jerome Noel, wine director del Bellemore di Chicago, “tutti possono trovare qualcosa che amano in Italia. E’ impossibile separare cultura, cucina e vino. In Italia ogni regione produce vino, spesso frutto di uve che non si trovano in nessun’altra parte d’Europa. Ed è intrinsecamente legato al cibo servito in quella regione”.

“La verità – aggiunge Shelley Lindgren, partner e wine director del SPQR (quanta romanità!) e l’A16 di San Franciscoè che ogni regione italiana ha uve uniche e vini incredibili, ma una comunanza condivisa per godersi il vino con il cibo tradizionale”. E si spende anche in esempi. A lui, personalmente, piace raccomandare vini delle Marche e della Sicilia o, quando ci si trova a Roma, magari andare ad assaporare cibi e vini di Frascati, Cori o Olevano”.

Ma anche gustato da solo!

Eppure, se da una parte questa capacità di abbinamento ad ogni piatto tradizionale, è un must del vino italiano, dall’altra il bello dei vini italiani è anche quello di poter essere bevuto da solo. Ne è convinto Chris Graeff, wine director del Lumière di Boston. “C’è tanta acidità e frutta calda che non devi preoccuparti di un determinato piatto che prepara il palato o viceversa. Il vino italiano invecchia bene per la grande presenza di tannini, frutta e acidità che gli danno una bella spina dorsale”.

 

Il vino italiano è il respiro di una storia lunga migliaia di anni!

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Facile capire come il terzo elemento del vino italiano che ha conquistato i sommelier statunitensi e le loro Carte dei Vini è la storia. Sì proprio la storia. Quella del passato e quella del domani. Se per Lindgren è quella romana ad avere più fascino perché solo a degustarli quei vini ti fanno immaginare i giorni gloriosi dell’Impero romano, per Joe Campale, proprietario e direttore del vino da Fausto a New York, il fascino parte dagli uomini.

“Quello che amo di più dei vini italiani è che, sebbene gli italiani producano vino da migliaia di anni, i produttori italiani non sono incatenati alla loro storia. I vignaioli italiani cercano costantemente di trovare rare uve autoctone e regioni da lungo dimenticate per produrre vini. Un accrescimento ulteriore di sapori deliziosi e unici. Sono anche alcuni dei produttori più progressisti al mondo”.

D’accordo sul fatto che tutto parta dalle persone è anche Jon McDaniel, Sommelier e Ceo del Second City Soil di Chicago. “Si preoccupano in un modo che non ho mai visto in altre parti del mondo della loro terra e delle loro vigne. Le viti fanno parte del tessuto familiare. Amo il vino italiano perché parla una lingua a parte. Ogni volta che ne bevo uno alla mente tornano bei ricordi”. Quelli del periodo passato nel Nord Italia dove ha conosciuto alcune delle nostri indiscutibili eccellenze.

 

Il rapporto qualità prezzo del vino italiano non ha paragoni al mondo!

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La convenienza. I vini italiani sono buoni, vari e adatti a tutte le tasche. Lo sottolinea ancora Campale che spiega come anche senza spendere cifre enormi si può bere, in Italia, un vino imparagonabile ad altri. Ma è di nuovo la Johnson a sottolineare questo aspetto. “Si può trovare un ottimo vino per ogni palato e budget, e penso che sia ciò che rende l’Italia un Paese in cui tutti si sentono a loro agio”. E infatti, esprimendo le loro preferenze, ognuno ha la sua da dire. Dieci sommelier e un viaggio in lungo e in largo per l’Italia. Dai vini del Piemonte con il Nebbiolo re e il Barolo sua massima espressione, al Chianti, passando per il Barbaresco e arrivando fino ai potenti vini dell’Etna siciliano.

E poi, ed è un vanto, valore è riconosciuto al vino da tavola. Uno di quelli di cui ha imparato a fidarsi Vahan Petrossian, Beverage Manager del Cleo di Los Angeles.

Se mai capitassimo negli States, faremmo sicuramente tappa in questi 10 ristoranti per sfogliare le loro Carte dei Vini dal gusto decisamente italiano.