Le ultime ricerche parlano chiaro: non si investe e se lo si fa lo si fa male. Il 77,3% delle aziende non investe né in logistica né in digitalizzazione. Meglio la presenza sui social, molto male l'e-commerce

Siamo una terra votata alla viticoltura. Campi sterminati di viti dal fascino antico disegnano le nostre colline. Ma se parliamo di innovazione beh, l’Italia non è messa bene. Più che altro gli addetti ai lavori non investono e questo, oggi, non è certamente un pregio. Lo dice l’analisi del Digital Tranformation Institute condotta con Cisco Italia che ha per la prima volta misurato la l’impatto dell’Ict sul settore agrifood con un focus incentrato proprio sul mondo del vino.

Dall’altra parte ci sono i social media e il famoso storytelling. Lì le cose vanno meglio, ma se andiamo a guardare i dati, sono sempre i grandi ad ottenere risultati. Come? Con la costanza affidata alle professionalità.

 

Vino digitale: il 77,3% delle imprese vinicole italiane non investe in tecnologia da 5 anni. E la logistica è uno dei talloni d’Achille

 

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Sono state 307 le aziende rappresentative su cui è stata compiuta l’analisi. Sconcertante il risultato. Il 77,3% di loro non ha fatto investimenti in tecnologie Ict e se lo ha fatto non ha tirato fuori più di 5 mila euro. Certo ora il 52% dichiara l’intenzione di farlo. Ma lo farà? Vero è che i risultati non sono sempre stati ottimali stando a quanto riferito. Il 47% delle aziende ha dichiarato di non aver avuto incrementi sul fatturato. Il 15% non ha la più pallida idea del se tali risultati siano mai stati aggiunti. Per il 21% le cose sono andate abbastanza bene. Solo il 7% ha parlato di effetto marcato.

Investire sì, ma farlo bene è la seconda regola. Crederci poco può voler dire investire male. La diffidenza è il peggior nemico. Lo si può affermare proseguendo l’analisi della ricerca. Quel poco che si è investito, infatti, lo si è incentrato sulla mera distribuzione, sul web e sull’e-commerce. E non è un bene? Certo. Ma se prima non si investe sul processo della filiera è difficile arrivare ad ottenere risultati.

Meno di un quinto delle aziende (il 19,3%) dispone di un sistema logistico organizzato in modo innovativo e informatizzato. Un dato che ci ha colpiti visto che proprio questo è uno dei punti di forza su cui puntiamo con la nostra Start Up. Il 38% dei viticoltori si affida ancora alla carta. Addirittura il 40% non ha pianificazione logistica. Dati che fanno comprendere quanto bisogno ci sia di puntare sulle nuove tecnologie e di farlo affidandosi ai professionisti del settore.

 

La digitalizzazione fa grandi anche i piccoli 

I costi sono decisamente più bassi e i risultati che si possono ottenere nettamente superiori. E’ questo che si dovrebbe comprendere. Sono proprio le medie e piccole imprese, invece, a storcere di più il naso di fronte alla possibilità di innovazione. Un piccolo investimento oculato potrebbe significare aprirsi a nuovi mercati magari proprio attraverso il tanto decantato e-commerce.

“Il fattore chiave per modificare questo meccanismo è la diffusione capillare, in questo settore più che mai, di cultura e competenze digitali”. Queste le parole di Stefano Epifani, presidente del Digital Tranformation Institute, riportate su Ict Business. “A partire dalla scuola, dagli istituti professionali, per arrivare a iniziative che coinvolgono gli attori del settore e le istituzioni in un percorso per costruire consapevolezza e capacità”.

 

La digitalizzazione è un bisogno necessario anche per Radice, intervenuto al The Italian Way of life

Sull’argomento si è soffermato anche Flavio Radice, presidente Hitachi System Cbt che sul tema è intervenuto in occasione del The Italian Way of Life di Milano. Per lui investire nella tecnologia digitale non è un’opzione, ma un passaggio “necessario per aumentare la competitività del settore” come ricorda l’articolo apparso su WineNews. 

Quello della tecnologia digitale è ormai un vero e proprio ecosistema. Con questo si intende, come in natura, la convivenza al suo interno di tanti ecosistemi che contribuiscono alla creazione di quello dominante. Nel nostro caso i processi produttivi. Questa interazione continua è definita oggi “Internet of Things” (IoT). Conoscerla e soprattutto saperne utilizzare gli strumenti può solo portare vantaggi.

Dalle analisi in vigna, fino a QR code sulle bottiglie tutto, attraverso la tecnologia digitale, si semplifica e amplifica le opportunità di crescita.

 

Vino digitale: migliora l’aspetto “social”, ma solo chi sa come utilizzare gli strumenti per raccontarsi

 

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FleishmannHillard Italia pubblica intanto la sua nuova analisi sulla presenza social delle aziende vinicole italiane e, almeno qui, le cose migliorano. I segnali già c’erano stati, ma i dati lo confermano. 

Facebook si conferma il social più utilizzato. La sorpresa è Instagram che resta sempre dietro a YouTube, ma che a differenza di questo aumenta di non poco il suo utilizzo. I cinguettii piacciono alla metà delle aziende considerate. L’analisi è stata condotta sulle prime 32 aziende per fatturato secondo l’ultima indagine di Mediobanca. E i risulati sono davvero incoraggianti.

Il 53% delle aziende dedica sempre più attenzione sul proprio sito ai vitigni autoctoni. D’altra parte il tema piace così come piace quello della biodiversità. Le cantine che legano la comunicazione dei loro prodotti al territorio sono aumentate del 22%. Oggi, quindi, il 75% di loro si racconta attraverso i suoi luoghi. Ed eccola qui la sostenibilità. Con sempre più produttori impegnati nella conversione degli impianti, le associazioni che spingono per puntare su questo obiettivo e la voglia di “naturalità” espressa dai consumatori, anche questa è diventata protagonista sui social tanto che il 37,5% delle aziende considerata ne parla…e tanto!

Instagram, lo abbiamo detto è stato il social che è cresciuto di più: è utilizzato da 17 aziende su 32. Ha raggiunto Twitter usato da 16 aziende su quelle considerate. Resta saldo al primo posto Facebook usato da 25 aziende su 32, con YouTube scelto da 20 di loro. Il boom vero e proprio lo ha fatto Wikipedia. E il dato ci ha colpiti. Il fatto che si cerchino informazioni “enciclopediche” la dice lunga sulla voglia di sapere dei consumatori. Solo l’11,5% delle aziende lo utilizzava nel 2016. Oggi sono il 37,5. 

Cosa continua ad andare male? L’e-commerce dal proprio sito utilizzato solo da 3 aziende su 32.

 

Questione di aggiornamento

Abbiamo detto che utilizzare i social è un bene se li sa utilizzare. Se cioè si sa cosa e come scriverlo. E anche qui la ricerca ci viene incontro. Il 70% delle aziende che possiede un account Facebook pubblica almeno un contenuto a settimana garantendo la continuità del proprio flussodi comunicazione. Il 43% di loro twittano tutti i giorni e il 35% pubblica almeno un video al mese s YouTube.

 

La top 10 delle buone pratiche

Quali sono le aziende che usano più di tutti (e meglio) i social media tra le 32 analizzate? La top 10 parla il nome dei grandi brand. Quelli che, se andiamo a vedere, hanno registrato i fatturati migliori. 

  • Cavit Cantina Viticoltori (Trentino Alto Adige)
  • Mionetto (Veneto)
  • Villa Sandi (Veneto)
  • Casa Vinicola Zonin (Veneto)
  • Gruppo Santa Margherita (Veneto)