Il biologico raddoppia nei consumi. Aumentano le superfici vitate. Un vero e proprio fenomeno che vi facciamo scoprire in 6 bottiglie

Chi pensava che quella del vino bio fosse solo una moda dovrà fare i conti con l’ennesima smentita. Se il trend era già chiaro, l’ultimo anno non ha fatto altro che confermare la svolta sostenibile della viticoltura. Se la Toscana ha dimostrato di tenere ampiamente il passo tanto da poter ottenere a breve la prima denominazione a impatto zero, c’è un’altra regione che inizia a definirsi come a dimensione bio: le Marche. 

Un binomio che affonda le sue radici nella storia antica e che, nel tempo, si è evoluto tra memoria e innovazione. Un itinerario, quello marchigiano, che merita di essere scoperto attraverso la conoscenza e i suoi vini. Noi ve ne consigliamo alcuni.

 

Vino bio: in un solo anno le Marche hanno aumentato del 10% la viticoltura bio

vino bio vigna verdicchio

Coldiretti e Sinab lo confermano: la viticoltura biologica conquista sempre più ettari di vigne nelle Marche. In un solo anno, stando ai dati appena pubblicati, l’incremento è stato del 10%. Attualmente, insomma, i vigneti coltivati secondo i criteri della sostenibilità sono pari a 4.127 ettari a fronte dei 3.752 registrati a inizio 2015. Un dato già di per sé significativo che si fa ancor più importante se si considera che l’incremento ha portato al 27% del totale le superfici vitate a biologico in tutta la regione. 

Come si suol dire è sempre l’insieme a fare il totale. Se da una parte è vero che la scelta bio prende sempre più piede è altrettanto vero che la decisione premia. Nell’export, e questo lo si sapeva, ma, finalmente, anche nel mercato interno. E il vino marchigiano lo conferma: i winelovers italiani amano sempre più i vini legati al territorio frutto di un’agricoltura bio. E le donne, in questo senso, sono decisamente all’avanguardia.

Vendite in crescita esponenziale

L’Isema fa sorridere i produttori delle Marche. Vini e spumanti bio hanno fatto registrare, nel primo semestre del 2016 una crescita nelle vendite del 43%. Dato che conferma la tendenza che già nel 2015 aveva segnato un +93%. “Se fino a qualche anno fa lo sbocco per il vino marchigiano biologico era rappresentato pressoché interamente dal mercato estero – ha affermato il presidente Coldiretti Marche Tommaso Di Sante oggi le cose sono profondamente cambiate. La sensibilità già presente verso altri prodotti bio ha contagiato anche il vino. Lo dimostra la crescita a doppia cifra nei consumi”

 

Vino bio: nelle Marche il legame con la vigna ha il sapore dell’antico

vino bio uva generico

 

L’antica Roma

Polibio e Plinio il Vecchio sono i primi a parlare del “vino dei Piceni”. Il primo, storico di origine greca che visse a Roma, lo fa nel 168 a.C quando nei suoi resoconti di guerra racconta delle truppe in viaggio per le guerre puniche. A rinfrancarli proprio il “vino dei Piceni”. Plinio, invece, lo inserisce nella sua imponente enciclopedia: Naturalis Historia. Come lui anche lo storico spagnolo Lucio Giunio Moderado Columella. Il vin cotto delle Marche, scrivono entrambi, era particolarmente apprezzato dagli imperatori. 

Solitamente, parlando di vino marchigiano, è il Verdicchio quello che per primo passa nelle nostre menti. Beh non solo nelle nostre. I barbari, etimologicamente “gli stranieri” è bene ricordarlo. Se ne innamorarono. Di certo, stando alle antiche leggende, lo fece il re dei Visigoti: Alarico. In marcia verso Roma si fermò, nel 410 a.C., proprio nelle Marche. Cosa si portà via? 40 muli carichi di barili di vino. 

 

Il Medioevo e il Rinascimento

Terra di abbazie e culla del monachesimo le vigne marchigiane finirono nelle sapienti mani proprio delle realtà monacali. Furono i monaci, infatti, a creare le cosiddette “grancie“, delle piccole realtà agricole dove il “patrones” sorvegliava e aiutava i contadini e i viticoltori a razionalizzare la coltivazione della vite. Un segno di quanto, già all’epoca, la qualità fosse considerata come fattore determinante per ottenere un buon vino e di come il Medioevo, troppo spesso immaginato come periodo buio, fu invece epoca di grandi cambiamenti e periodo in cui il rapporto dell’uomo con la terra mise radici solide e durature. 

Se questa fu l’epoca del lavoro, della dedizione, il Rinascimento, epoca di grande splendore, lo fu certamente per la degustazione e, di conseguenza, di quella che oggi chiameremmo la promozione delle bontà territoriali. Un po’ come fossero fiere ante litteram, nelle Marche, per la precisione alla corte del duca di Urbino, gli ambasciatori delle potenti signorie d’Italia venivano invitati proprio per assaporare i vini “avantagiati” della Marche. Siamo in pieno mecenatismo. Alla corte di Federico da Montefeltro ci sono personaggi del calibro di Leon Battista Alberti, Piero della Francesca e Paolo Uccello. Per citarne alcuni.

Possiamo solo immaginare l’abbondanza e l’aria che si respirasse in queste occasioni. Che dire: prime prove, grandemente riuscite, di buon marketing per il vino marchigiano!

Nel tempo la cultura del vino ha portato alla nascita di musei, di Strade del Vino e, ovviamente di Doc e Dogc. Attualmente, in tutta la regione, sono 20…e tutte da scoprire!

 

Vino Bio: scopriamo il buono delle Marche in 8 bottiglie da assaporare

Due bianchi, due rossi, un rosato e una bollicina. Il vino bio che vi consiglia Enolò per scoprire il gusto delle Marche è in queste cinque bottiglie…

IL VERDICCHIO

 

vino-bio-villa-bucci-riservaVilla Bucci Riserva. Partiamo dalla notorietà: il Verdicchio! Biologico ovviamente. Il vino bio che vi suggeriamo è quello di un’azienda che, con le vigne, “parla” dal 1.700 e lo fa proprio nel cuore di questo vitigno: Montecarotto, uno dei Castelli di Jesi. Da vent’anni la scelta di quest’azienda che al Verdicchio dedica 25 ettari in zona Doc, si dedica alla coltivazione sostenibile con tanto di certificazione. Veri e propri antesignani che con la loro Riserva, negli anni, hanno fatto incetta di riconoscimenti. Bianco al 100%, Verdicchio al 100%, questo vino è un bianco con caratteristiche da “rosso”.

E come i rossi deve essere trattato. Soprattutto per la temperatura di servizio che non deve essere ghiacciata ma appena fresca specialmente nella annate più lontane (la prima è del 1983): Affinato a lungo in botte e bottiglia modifica la struttura dei profumi che da primari (uva e fiori) diventano secondari e terziari: spezie, erbe aromatiche, officinali, minerali ecc…Prodotto con uve di vigne “vecchie” almeno 40 anni è uno di quei vini che, come anche i grandi rossi dell’azienda, ha bisogno di respirare. 

 

Prezzo: tra i 30 e i 40 euro

 

IL PECORINO

vino-bio-donna-orgillaRestiamo in tema autoctoni e gustiamoci un ottimo Pecorino. Quello dell’azienda agrituristica Fiorano. Altra storica azienda dedita al bio anche in viga. Da oltre 15 anni la certificazione anche per le sue vigne, quest’azienda è, tra l’altro, co-fondatrice del nuovo consorzio di vignaioli biologici delle Marche “Terroir Marche”. Due i Pecorini prodotti dall’azienda. Noi vi suggeriamo il vino bio Donna Orgilla, altro bianco che, negli anni, ha fatto incetta di riconoscimenti. Il nome, questo bianco dall’elevata acidità e l’elevata gradazione zuccherina, lo prende dall’antica feudataria di Cossignano, luogo in cui l’azienda affonda letteralmente le sue radici. 

Un vino dalla struttura particolare dalla buona persistenza ed armonia. Vi conquisterà già al naso con quelle note di fiori freschi bianchi e frutta tropicale con note agrumate. Un vino, il Pecorino, che sta conoscendo negli ultimi anni la sua nuova vita tanto da essersi guadagnato, nel 2011 la Docg. Questo ne è decisamente un ottimo rappresentante! 

 

Prezzo: tra i 10 e i 15 euro

 

IL ROSSO PICENO

vino-bio-rosso-piceno-superioreAltro vino identitario di questo territorio. Tra quelli che vi consigliamo di degustare c’è di certo il vino bio Rosso Piceno Superiore de La Valle del Sole. Siamo sulle colline del meraviglioso borgo medievale di Offida. Frutto di 80% di Montepulciano e 20% di Sangiovese questo rosso è uno di quelli che lascia decisamente il segno. Un vino per le serate tra amici. Oseremmo dire quasi un vino da bagordi. A produrlo un’azienda piccola, ma fortemente legata al territorio e votata alla condivisione. Un buon modo per assaporare i suoi vini è quello di fermarsi a pranzo.

Invecchiato in grandi botti di cemento questo Rosso Piceno è un vino potente e generoso. Uno di quei rossi che, bevuto giovane, riesce a dare il meglio di sé. Il rosso rubino che lo caratterizza sottolinea ancor di più la forza di questa bottiglia che, al naso, inebria con frutti rossi e sentori di vaniglia. 

 

Prezzo: tra i 10 e i 15 euro.

 

IL MARCHE ROSSO 

vino-bio-brutaleAltra denominazione altro vino. Assaporiamo un Marche Rosso Igt. Il nostro suggerimento cade su un vino che vi conquisterà anche per il packaging ne siamo certo. Brutale nel nome, ma non nel gusto se non per quella forza dirompente che ha, è il Marche Rosso Igt de Il Sapore della Luna. Azienda che gode della bellezza delle colline picene nel Comune di Monteprandone ideale anche per un weekend di relax in agriturismo.

Invecchia sei mesi in barriques usate e 3 in bottiglia. Al naso vi conquisteranno i sentori floreali e fruttati equilibrati e persistenti. Un vino gradevole e di buona struttura che non manca di eleganza. Caratteristica conferitagli anche dal rosso rubino con riflessi violacei che invaderà il vostro calice. Prodotto al 90% con Montepulciano e un 10% di Sauvignon è uno di quei rossi che si sposa bene con piatti altrettanto robusti di carne rossa. Insomma: un vino che vi scalderà. 

 

Prezzo: non disponibile

 

IL ROSATO

vino-bio-marche-rosatoSono passati 40 anni da quando quell’Aurora è sorta sulle colline marchigiane. Quei giovani intraprendenti ora sono uomini fatti e la loro azienda, rigorosamente bio, un punto fermo per l’enologia regionale. Negli anni ’70 vedono nella “terra” il loro futuro. Quel futuro oggi continua a guardare oltre l’orizzonte e a far sorgere sempre un nuovo sole. Ecco perché, sebbene siano altri i cavalli di razza della cantina Aurora, abbiamo scelto di consigliarvi il suo rosato. 

Frutto 100% di Morettone (Ciliegiolo), vitigno toscano con una lunga storia anche su questo territorio, questo Marche Rosato è un biologico perfetto per pasti leggeri e fritture d’accompagnamento. Bello il rosso corallino con riflessi ramati e cerasuolo è un vino “progressivo”. Lo è per il palato che ad ogni sorso, scopre tutte la gamma dei sapori che conducono al finale salino. Un vino bio decisamente appagante che conquista naso, palato e cuore!

 

Prezzo: tra i 5 e i 10 euro

 

LA BOLLICINA

vino-bio-marta-brutChiudiamo con il brindisi dal gusto tutto marchigiano. Queste bollicine Bio si sono aggiudicate il prestigioso riconoscimento BioDivino 2015. Siamo, insomma, di fronte ad uno dei migliori spumanti biologici in circolazione. Stiamo parlando del Marta Brut dell’azienda San Giovanni. Altra bottiglia all’insegna dell’autoctonicità questa. Il Marta Brut è infatti prodotto con uve Passerina, antico e versatile vitigno autoctono. Elaborato con metodo Charmat unisce profumi fruttati e floreali a delicati sentori di crosta di pane. L’importante vena acida conferisce al vino una grande freschezza. La stessa che ritroviamo gradevolmente anche al palato.

D’altra parte autoctona è la vocazione dell’intera azienda di Offida che sulle colline di proprietà dedica proprio a questi vini il suo tempo, la sua cura e la sua passione. Una bollicina che vi metterà il sorriso

 

Prezzo: tra 5 e 10 euro

 

 
 
 
Crediti fotografici: foto in alto Marco Ferracuti – Flickr CC