...e non solo. Un ruolo di primo piano nelle Carte dei Vini di Roma, ma anche promozione e marketing sotto l'insegna di un nuovo brand. 15 aziende del Lazio insieme per promuovere il vino nel mondo. E Roma è il punto da cui partire

Roma, culla di cultura e civilità. Qui, la viticoltura, esiste da sempre. A dire il vero i romani, e parliamo degli antichi romani, oltre che produrlo, il vino amavano parecchio berlo e le pitture dell’epoca, nonché quelle delle epoche successive che al dio Bacco e i suoi seguaci hanno strizzato l’occhio, ci raccontano.

Il Lazio è una di quelle terre dove la viticoltura ha vissuto sempre accanto allo sviluppo socio economico e oggi, i suoi vini, rivendicano la loro autorevolezza. E lo fanno chiedendo un ruolo di primo piano nelle Carte dei Vini dei territori. Al “grido” di “Lazio first” arriva, nella regione, Vigne di Roma, il network che riunisce 15 importanti aziende del territorio che si sono unite per promuovere l’eccellenza delle loro bottiglie.

 

Le “Vigne di Roma” rivendicano il loro ruolo sulle Carte dei Vini della Capitale

 

vigne di roma ristoranti roma

 

La presentazione ufficiale l’hanno fatto in occasione di Taste of Roma accompagnando ai calici il gelato di Gungher Rohregger. A fine anno, però, “Vigne di Roma” da progetto si trasformerà in azione con l’obiettivo di espandere mercati e consumi partendo proprio dalla Capitale. Rivendicano spazio e visibilità i vini del Lazio. Quelli le cui viti da 1.800 anni occupano ampi spazi di territorio. Nelle arte dei vini dei ristoranti della Capitale e nelle vetrine di enoteche e gastronomia regionale loro chidedono di avere un ruolo primario in quanto testimoni di una storia millenaria che ha saputo mantenere salda la tradizione evolvendosi all’insegna dell’innovazione.

Un progetto bello che vale la pena di raccontare. Il paradosso di una realtà che si fa conoscere fuori casa, ma che stenta a farlo a casa propria. E’, ad oggi, il primo ed unico esempio di rete di imprese presentenel panorama vitivinicolo regionale. A farne parte aziende a carattere familiare, attive dalla Tuscia alla piana pontina arrivando ad “esportare nella Capitale” persino i vini dell’isola di Ponza. “Roma – ha sottolineato Antonio Santarelli, patron di Casale del Giglio, una delle aziende che fa parte della rete – è una miniera d’oro dove siamo scarsamente presenti. La cucina romana è un’istituzione alla quale va accostata una ‘Carta dei vini’ che privilegi il territorio, dal momento che la cucina romana, ciociara, viterbese, pontina e reatina ben si sposano con i vini che vengono prodotti nella regione”.

Nei piani, dunque, campagne di promozione, comunicazione e marketing tese alla valorizzazione della produzione di qualità e dei marchi aziendali aderenti alla rete, sui prinicpali scenari di mercato nazionali e internazionali.

 

L’unione fa la forza: le “Vigne di Roma” puntano sulla collaboratività e la condivisione 

 

Vigne di roma vigneti

Come si suol dire l’unione fa la forza, ma la fa solo se alle intenzione seguono le azioni o, ahimé, si finisce per lastricare l’ennesima via dell’inferno. Vigne di Roma, però, le idee le ha chiarissime, o meglio le hanno chiare i produttori che hanno deciso che sì, l’unione fa davvero la forza se ci si mette tutti sullo stesso piano. La forza di questo progetto, infatti, è nell’aver coinvolto realtà diverse di tutte le provincie capaci dunque di raccontare davvero l’intero territorio.

Una vera e propria visione strategica di promozione del vino che “nasce da privati ch einvestono capitali privati, in dialogo e sinergia con le politiche di promozione regionale”, ha sottolineato l’amministratore unico di Arsial, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio. Tra le esigenze espresse dai produttori della nuova realtà, infatti, c’è quella di essere presenti ai tavoli istituzionali per far sì che il vino ottenga la giusta visibilità e che, soprattutto, ad indicare le azioni migliori per raccontarlo e promuoverlo, siano coloro che, del vino laziale, sono i fautori.

Le premesse, insomma, sembrano davvero ottime. Soprattutto per quel clima collaborativo che sembra essersi davvero creato. “Essere in tanti – ha infatti sottolineato Marta Cotarella che nel nome porta tutta la riconoscibilità del suo brand – ci offre molte più opportunità. Si è creato un bel clima di amicizia e di stima, perché sappiamo che stiamo tutti sulla stessa barca”. Una barca fatta di qualità, innovazione e vivacità.

 

Azioni concrete: dal Vinitaly alla stesura della “Carte dei Vini”. Sono questi i primi passi per creare il brand

 

vigne di roma vinitaly

Il clima è quello da spogliatoio dove a fare la differenza è l’affiatamento di squadra. I campi su cui giocare le partite tantissimi, in casa e fuori casa…persino oltreconfine! Quali saranno allora i primi passi che Vigne di Roma muoverà? Innanzitutto, il primo, lo ha mosso già scegliendo il nome. Sì perché #Roma è il brand più apprezzato dai giovanissimi dopo Ferrari e CocaCola secondo una ricerca Nielsen che ha coinvolto più di 50mila ragazzi. Ci abbiamo aggiunto un cancelletto davanti perché, come hashtag Roma è di certo uno di quelli che, come la sua storia, fa la differenza.

Gli altri inizierà a muoverli nel 2018, ma nel frattempo lo schema di gioco è stato già ben definito. Il primo, in termini di visibilità, sarà al Vinitaly dove Vigne di Roma si presenterà con uno stand unico! Un passo importante, un momento di brandizzazione e riconoscibilità. Quindici aziende che decidono di essere una sola, portando sui loro banconi ognuna le sue unicità.

Ma se è vero che è dalla Capitale che si intende partire o meglio che è lì che si vuole rivendicare la propria presenza, allora il network è già operativo. Lo sono le sue cantine pronte ad ospitare ristoratori e albergatori della Capitale per aiutarli nel comporre una Carta dei Vini che tenga finalmente conto dei prodotti locali.

 

L’amore di Roma per il vino si perde nella storia, tra regole di Bacco e grandi amanti dei suoi nettari

I vini di Roma, o meglio del Lazio, che rivendicano la loro presenza a Roma. A noi l’idea piace. Se è vero che territorialità e biodiversità sono gli elementi che stanno facendo innamorare i winelovers e che hanno portato finalmente a crescere i consumi in patria, allora perché proprio la Capitale dovrebbe bistrattare la sua di biodiversità? Il poeta Orazio scriveva “nessun albero prima della sacra vite pianterai, o Varo” e “nessuna poesia scritta da bevitori d’acqua potrà vivere a lungo”, a dimostrazione di quanto il vino, nell’antica Roma, fosse nutrimento di corpo e spirito tanto che già nel II secolo a.C. ne fa un vero e proprio business da far arrivare alle legioni impegnate nelle campagne militari.

Non solo. Per quanto oggi anacronistico è bene ricordare che quando i romani conquistavano territori e mercanteggivano in schiavi era proprio il vino il pagamento più ambito. E fu proprio grazie agli schiavi che la produzione del vino nel Lazio iniziò a crescere in quantità e in qualità. Di buono, per loro, c’era il fatto che un calice non gli veniva negato e se anche il vino, quello buono (almeno per l’epoca) era destinato ai ricchi, ai poveri si concedeva comunque di consumare il “vinello” ottenuto aggiungendo acqua alle vinacce dopo averle pressate e laciandole fermentare.

Si erano anche dati delle regole (ben poco rispettate in realtà) per il suo consumo. Secondo il commediografo Eubulo, Dioniso stesso spiega perché essere morigerati nel bere. Tre le coppe consigliate: una per brindare, una per amare e una per dormire! Gli antichi però lo sapevano già, cedere al nettare di Bacco era cosa facile. E ad alcuni imperatori piaceva particolarmente. A Tiberius Caludius Nero (l’imperatore Tiberio) costè il nomignolo di Biberius( bevitore) Caldius (più caldo) Mero (vino puro).

Ai romani, insomma, il vino piaceva berlo e farlo. Oggi rivendica la sua storia e Roma, questo, glielo deve!

 

Le quindici aziende del network Vigne di Roma: Marco Carpineti, Casale del Giglio, Casale della Ioria, Castello di Torre in Pietra, Cincinnato, Consoli, Famiglia Cotarella, Federici, Donato Giangirolami, Papalino, Poggio Le Volpi, Principe Pallavicini, Tenuta Sant’Isidoro e Terre di Marfisa.