Meglio del 2017 in quantità e qualità. Lo dicono Uiv e Ismea, ma i cambiamenti climatici impongono importanti riflessioni e tutto cambia a seconda delle zone

Agosto sarà l’ago della bilancia, ma se tutto procederà così come fatto finora, la vendemmia 2018 sarà migliore rispetto a quella del 2017. Con cautela, ma non celando un certo entusiasmo, lo ha affermato il segretario generale dell’Unione Italiana Vini (Uiv), che ha elaborato i primi dati dell’Osservatorio del Vino registrati con Ismea. Per determinare volumi e qualità queste settimane saranno determinanti, ma ci si aspetta una produzione tra i 47 e i 49 milioni di ettolitri. Un dato che confermerebbe la leadership italiana in termini di quantità, con una qualità che, a quanto pare, sfiorerà l’eccellenza.

Il quadro definitivo sarà illustrato, come ogni anno, nella sala Cavour del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali il prossimo 4 settembre.

 

Vendemmia 2018: leadership confermata, ma attenzione al clima

vendemmia 2018 raccolta

Il clima anche quest’anno ha fatto sentire i suoi sbalzi umorali. I cambiamenti climatici influenzano sempre più l’andamento delle annate delle uve in tutto il mondo e l’Italia non fa eccezione. La raccolta si anticipa, ma nonostante le violente piogge e le grandinate che hanno colpito soprattutto il sud, le cose quest’anno sembra che andranno alla grande. Non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente.

Rispetto al 2017 si prevede un incremento del 10-15% nella produzione. Dato che permetterebbe all’Italia, con i circa 49 milioni di ettolitri previsti, di mantenere salda la leadership sui suoi principali competitor: Francia (36 milioni) e Spagna (35,5 milioni).

 

Vendemmia 2018: il Global Warming chiede più fiducia per la scienza

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Si chiama Global Warming, si traduce in innalzamento delle temperature. I vigneti, per sopravvivere, si spostano sempre più a Nord e sempre più alla ricerca di zone d’altitudine. Catastrofe a lungo termine? No se si interviene per tempo. Secondo molti abbattendo ogni diffidenza verso la scienza e la ricerca. Quella che, ad esempio, ha portato alla creazione della vite a risparmio idrico.

Una necessità espressa non molto tempo fa a Rima, nel corso di un incontro svoltosi nella sede dell’Alleanza delle cooperative italiane su “Vigneti sostenibili per climi insostenibili”. Di alcune peculiarità italiane ha parlato, sul Sole24Ore, Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica  italiana che ha spiegato come, se si va avanti così, con la previsione di altri 5 gradi di innalzamento entro fine secolo, la Pianura Padana è destinata a diventare come il Pakistan. Esagerazioni? Forse sì forse no, nel dubbio meglio essere preparati.

 

LA PROPOSTA DI ASSOENOLOGI

L’associazione capitanata da Riccardo Cotarella ha lanciato la sua proposta per dei nuovi protocolli sui tempi di raccolta delle uve alle autorità preposte. Un’analisi accurata che tenga conto delle esigenze diverse delle uve, delle zone e delle Regioni. Cotarella ha quindi chiesto un’audizione al ministro delle Politiche agricole e ai presidente delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato. Da definire il periodo entro cui raccogliere le uve ed effettuare fermentazioni e rifermentazioni.

 

Vendemmia 2018: meglio del 2017 sì, ma dipende da zona a zona

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L’ormai consueto andamento altalenante del tempo, ha dunque condizionato non poco anche quest’anno lo sviluppo delle uve. Se si sembra certi che grandi conseguenze negative non ce ne saranno, ma che anzi la qualità crescerà, la crescente umidità ha favorito lo sviluppo delle malattie della vite, in particolare peronospora e oidio. Problema che ha fatto lievitare i costi di manutenzione per garantire la sopravvivenza ed escludere danni alla produzione. 

Regione per regione, insomma, le cose cambiano. Dall’eccellenza di Veneto, Trentino e Valle d’Aosta, alle difficoltà di Toscana, Abruzzo e Sicilia, per citare alcune delle situazioni registrate. Da zona a zona, nelle singole regioni, il clima ha influito differentemente (in senso positivo e negativo). Se da una parte vi è dunque la certezza che la vendemmia 2018 sarà ottima a livello di quantità e qualità, dall’altra bisognerà capire com’è andata zona per zona per capire anche quali sono le difficoltà dei produttori e quali le soluzioni per andare incontro alle loro esigenze che, come il clima, evolvono continuamente.