I piccoli produttori di Amarone e Recioto guidano la battaglia: via dal Consorzio che tutela solo le grandi aziende

Valpolicella. Più che nelle vigne dove meteo, malattie della vite e le ovvie incertezze rendono difficili ma ottimistiche le previsioni di vendemmia, è dentro i Consorzi, le associazioni e le Regioni che si combatte la vera guerra del vino in termini di rese, disciplinari e assegnazioni. Se sul Carso i piccoli viticoltori hanno sparato a zero sulle istituzioni regionali per la gestione della viticoltura e del disciplinare, in Valpolicella la guerra con la Regione avviene all’interno del Consorzio che fa girare i numeri del vino nazionale. Eppure un filone comune c’è. Per tutti le scelte politiche vanno a favorire la grande industria a discapito dei piccoli produttori. Eppure sono loro, da sempre, la spina dorsale di un Paese dove però a detenere il potere dei mercati sono decisamente in pochi

La guerra delle rese è giunta al capolinea. Ed ora i piccoli produttori, di Amarone e Recioto in testa, minacciano la scissione. A darne notizia è “Vini al Supermercato” che in occasione di Soave Versus è andata a tastare il polso della situazione. E a quanto pare, nelle vene dei piccoli produttori scorre un vino conservato male. Così male che ci ha messo poco a farsi aceto. 

 

Valpolicella: il “peso” delle sue uve nei numeri del vino.

Valpolicella - uve amarone

Che il Veneto sia un motore propulsivo per il mercato enologico italiano è un dato di fatto. Attualmente gli ettari vitati nella Valpolicella sono 7.596. Altri 533 si aggiungeranno tra il 2017 e il 2018. Sono 275 le aziende che fanno parte del Consorzio Tutela dei Vini Valpolicella. Sette di queste sono cooperative. A produrre uva sono invece 2.347 aziende. Per capire il “peso” dell’Amarone sul territorio basti sapere che, di queste, 1.698 producono proprio l’uva destinata a questo vino. Ripasso, Amarone e Recioto mettono in cantina 60 milioni di bottiglie l’anno per un giro d’affari ci circa 500 milioni. Ben 315 di questi riguardano esclusivamente l’Amarone che,  nel 2015  hafatto registrare un fatturato di 310 milioni di euro. 

 

Valpolicella: lo scontro è sulle rese di Recioto e Amarone.

Valpolicella - uve

La diatriba è iniziata prima della vendemmia in realtà. Ed è stata la Regione ad innestare un meccanismo che ora rischia di far esplodere una delle poche certezze del vino italiano: il Consorzio stesso. Si è infatti deciso abbassare drasticamente la percentuale delle uve da mettere a riposo. 4,8 tonnellate al posto delle 7,8 previste dal disciplinare. Perché? Secondo il presidente del Consorzio Christian Marchesini perché “tutti devono rinunciare a qualcosa per tutelare la redditività”. E perché, dicono i produttori, ci sarebbe molta uva di Amarone e Recioto rimasta invenduta. E’ da qui che parte la guerra dell’amaro calice.

 

Valpolicella: “noi piccoli produttori vittime del ‘cartello’ delle grandi aziende”.

Valpolicella - vigne

Sono 13 le cosiddette Famiglie dell’Amarone e la giustificazione data dal Consorzio per loro neanche esiste. Sono infatti i produttori a dirlo a chiare lettere a “Vini al supermercato”: “le cantine della Valpolicella Classica registrano il problema inverso. Praticamente nessuno di noi ha dell’Amarone invenduto e dunque non si capisce perché dobbiamo sottostare a questa misura”. Misura che “taglierà le gambe ai piccoli produttori per difendere gli interessi dei grandi gruppi e delle cantine sociali della zone. Noi sappiamo che in realtà anche la cantina sociale della zona Classica Negrar ha venduto tutto l’Amarone”. E in questo caso parliamo proprio di un big.

Quindi, quale sarebbe la ragione di questa drastica riduzione? “Mantenere prezzi bassi per i loro vini così da mantenere vivo un ‘cartello’ che, di fatto, limita la concorrenza leale”.

 

Valpolicella: ora si rischia la scissione.

Valpolicella uva amarone

Ebbene sì. Non è una minaccia. Per i piccoli produttori di Recioto e Amarone è piuttosto l’unica soluzione. Sono loro a confermarlo a “Vini al Supermercato”. “Nonostante nella zona classica si produca un Amarone che porta valori aggiunti in termini di stile e qualità non siamo numericamente rappresentati nel Consorzio. Non abbastanza per avere voce in capitolo”. Ecco perché l’idea è quella di una netta separazione con la creazione di un ente “che si prenda cura alla stessa maniera di tutti: piccoli e grandi”. Un’oasi di pace. Oasi in cui andrebbero a confluire le piccole aziende dei Comuni di Fiumane, Murano di Valpolicella, Negrar, San Pietro in Cariano e Sant’Ambrogio di Valpolicella. Quelle che producono in sostanza Vaploicezza Classico, Classico Superiore, Valpolicella Ripasso Classico, Valpolicella Ripasso Classico Superiore, Amarone della Valpolicella e Recioto della ValPolicella.

Un precedente c’è ed è a quello che si ispirano i produttori. Era il 2012, infatti, quando a scindersi furono quelli dell’Oltrepò Pavese che crearono l’attuale Distretto del Vino di Qualità.

 

Crediti fotografici. Foto in copertina Carlos Miranda – Flickr CC. Dall’alto verso il basso: Ilares Riolfi, DerUltes, Stefano Massimo Piazzi