Compie 50 anni il percorso enoturistico veneto. Un viaggio per scoprirne mete e segreti

Strada del Prosecco. Vigne a perdita d’occhio, storia, architettura, miti, leggende e…prosecco! Era il 1966 quando il Veneto capì l’importanza dell’enoturismo. E’ il 2016 e il suo prodotto d’eccellenza, il Prosecco, è il traino dell’export enologico del Bel Paese. La parola “enoturismo” oggi è di uso comune, ma nel 1966 probabilmente non era neanche stata coniata. Ma la sua essenza è racchiusa tutta in quei 120 chilometri che il territorio si prepara a festeggiare.

 

Strada del Prosecco: il primo percorso enoturistico italiano.

Strada del Prosecco Valdobbiadenen

Compie 50 anni (appena festeggiati) la Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene. Abbiamo deciso di percorrerla con voi questa Strada al di là del poterla imboccare in occasione dei festeggiamenti previsti tra settembre e novembre. Perché un viaggio così è perfetto ogni giorno dell’anno e conoscendone i segreti è possibile organizzarlo così che risponda perfettamente alle esigenze di ogni singolo enoturista. Quattro sono gli itinerari possibili. Noi abbiamo scelto di condurvi lungo quello più importante: quello che va da Conegliano a Valdobbiadene. 

 

Strada del Prosecco: da Conegliano a Valdobbiadene. Un itinerario ricco di segreti.

Strada del Prosecco valdobbiadene

Prendiamo spunto dagli itinerari consigliati dalla Strada stessa e imbocchiamo il primo. Andata e ritorno seguono itinerari differenti, ma la bellezza e il fascino sono gli stessi. Si parte da Conegliano, ma prima di imboccare il nostro itinerario entriamo nella giusta atmosfera andando a visitare la Bottega del Vino dell’Istituto Enologico Carletti. Un monumento nazionale dove tutto parla di enologia. Perfetto per intraprendere il nostro cammino. Un cammino che, scopriremo, ci porterà tra le vigne dei prosecchi più buoni e tra le storie e le leggende di un territorio decisamente suggestivo.

 

Strada del Prosecco: prima sosta nel borgo fantasma di Collabrigo.

Strada del Prosecco collabrigo

Usciti dalla Bottega del Vino siamo pronti per intraprendere il nostro viaggio salendo verso Collabrigo e qui ci fermiamo un attimo per assaporare un’atmosfera decisamente particolare. Borgo fantasma è abitato ormai soltanto dal parroco e la famiglia del sagrestano. Fino al 2014 la scuola era ancora aperta, ma nel 2015, con soli due bimbi iscritti inevitabile ne è stata la chiusura. Con un piano di recupero ancora fermo, purtroppo, Collabrigo mantiene però un certo fascino. Il silenzio che pervade le sue vie ci racconta di un passato sobrio, ma ricco. Quello delle facciate, ora ferite, delle ville sue ville. Una storia suggestiva, persa nel tempo, che dona però pace a chi ha la fortuna di fermarsi su questo pezzo di collina.

 

Strada del Prosecco: verso Rua di San Pietro. Qui c’è il monastero vietato alle donne.

L’atmosfera che ci accompagna durante il viaggio è più o meno la stessa. E’ fatta di calma, ritmi dimenticati e territorialità. Ecco che allora la prossima sosta, proseguendo verso Rua di San Pietro di Feletto, la facciamo all‘eremo camaldolese. E anche qui è il caso di fermarsi. Non solo per il valore architettonico di quella che è oggi la sede comunale, ma per il fascino che viene da un luogo ancora oggi abitato dai frati camaldolesi. Un ordine di clausura che non vi farà mancare ospitalità se avete bisogno di ritrovare, per qualche giorno, la vostra spiritualità. Ad una condizione: che non siate delle donne! Chissà se è più per il non cadere in tentazione o per l’impossibilità di far star zitta una donzella. Quel che è certo è che il fascino di una tradizione così antica delle donne stimola certamente la curiosità. 

 

Strada del Prosecco: da Refrontolo al tempietto di San Gallo. Siamo nel cuore del Consorzio.

Strada del Prosecco molinetto

Proseguiamo verso San Pietro di Feletto per osservare la Pieve del XII secolo e facciamo la nostra prima sosta immersi nella natura di Refrontolo. Per la precisione al Molinetto della Croda. Uno dei pochi mulini d’acqua ancora funzionanti i cui segreti vale la pena fermarsi a scoprire. Proseguiamo verso Solighetto e perdiamoci nella bellezza di Villa Brandolini. Palazzo del XVIII secolo è oggi sede del Consorzio di Tutela del Vino Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg. Se siete fortunati vi potreste trovare nel bel mezzo di un evento culturale.

Ammirata la bellezza della Villa ci spostiamo poco più in là a Soligo dove sorge la chiesa di Santa Maria Nova (XIV secolo) i cui affreschi valgono la passeggiata. Ma è il caso di farlo uno sforzo in più e raggiungere il tempietto di San Gallo. Non soltanto per la vista panoramica su vigna, ma anche perché questo luogo un tempo era meta di pellegrinaggio. Ci si portavano a dormire i bambini irrequieti. Quelli che, la notte, facevano dannare le proprie madri. Pare che San Gallo sia protettore del sonno. E se doveste notare che alla croce in legno manca qualche pezzo non preoccupatevi. Erano le mamme a staccarne delle striscioline da mettere sotto i cuscini dei propri figli.

 

Strada del Prosecco: dalle leggendarie Torri di Credazzo a Cartizze. E’ qui lo spumante più pregiato. 

Strada del Prosecco torri credazzo

Montecchi e Capuleti? Beh in un certo senso…il valore storico delle Torri di Credazzo è imponente. Punto difensivo dall’epoca longobarda a sé si lega una leggenda che legò nella morte coloro ai quali fu impedito di amarsi in vita. Non sono di certo Romeo e Giulietta. Anche perché tra l’arrampicarsi ad un balcone e farlo su una torre ce ne passa. La storia che qui si narra è quella della pastorella. Agnesina, giovane pastorella, venne rapita e rinchiusa nella torre da Guaccellone, Signore di Credazzo. Giacinto, il fidanzato disperato, ogni notte andava a cantar sotto le mura. Fu così che lei si lanciò giù per un ultimo abbraccio col suo amato. Abbracciati, dice la leggenda, rotolarono giù fin sotto la collina trovando così l’amore eterno. Un po’ triste in effetti. Chissà, magari se avessero saputo che alle Torri si lega un’altra leggenda il finale sarebbe stato diverso.

Sembra infatti che ci fosse un passaggio sotterraneo che arrivasse addirittura al di là del Piave. Altra soluzione poteva essere quella di inebriare Guaccellone di Prosecco di Cartizze e tentar la fuga.  A due passi dalle Torri, infatti, proseguendo verso nord, ci si immerge negli infiniti vitigni che portano alla Cru per eccellenza dell’area del Prosecco Superiore.

 

Strada del Prosecco: ultima tappa a San Pietro di Barbozza per un brindisi coi Confratelli. 

Strada del Prosecco confraternita

Buttati giù qui quattro o cinque calici necessari a rimettere in moto le gambe si riparte verso Follo con una sosta obbligata a Santo Stefano. E’ immensa la distesa di vigneti che si possono ammirare da qui. Un colpo d’occhio incredibile frammentato soltanto dalla bellezza dei boschi di castagno che circondano il territorio. Respirate a pieni polmoni quest’atmosfera perché stiamo arrivando nel tempio del Prosecco. Siamo giunti infatti a San Pietro di Barbozza. E’ qui che sorge la Confraternita di Valdobbiadene. E’ l’espressione massima dell’amore per la propria terra e la propria vocazione. Se nel dopoguerra le terre del Chianti rischiarono lo spopolamento, altra storia è quella della Valdobbiadene e il merito va proprio ai Confratelli.

Fondata nel 1946 fu questo il suo scopo: impedire che i vigneti fossero abbandonati. Un sostegno concreto e materiale, sostenuto da un forte impegno etico e morale, fu quello che la Confraternita offrì ai braccianti e contadini della zona. Oggi ne fanno parte tecnici enoici e personalità del mondo del vino. E’ una vera e propria università del Prosecco impegnata a sviluppare il sodalizio tra vignaioli, cantine e territorio.

Torniamo quindi verso Conegliano passeggiando tra i gelsi di Campea e i panorami della veduta di Rolle. Riscendiamo verso Tarzo, Corbanese, Cozzuolo, Carpesica e OGliano e torniamo lì da dove siamo partiti. E visto che abbiamo respirato così tanta storia (e magari bevuto un bel po’ di Prosecco), vi consigliamo un ultima tappa in omaggio ai Confratelli. E’ a Conegliano, infatti, che c’è la Biblioteca della Vite e del Vino con documenti incredibili da consultare.  

 

Strada del Prosecco: gli itinerari alternativi passano per l’eccellenza.

Strada del Vino Castello di San Salvatore

Lungo, ricco di storia, panorami e miti è anche il percorso che va da Serravalle a Follina, ma per chi ama i dettagli imperdibili sono certamente gli altri due percorsi. Il primo è quello del Feudo di Collalto dove si possono vivere le magiche atmosfere del Castello di Susegana (o di San Salvatore) e quelle del Castello di Collalto lungo le cui colline si produce proprio il Prosecco dell’omonima azienda e dove, dice la leggenda, si aggira il fantasma di Bianca di Collalto, murata viva da Chiara da Camino per gelosia. IL secondo è l’itinerario legato ad un prodotto di nicchia: il Torchiato di Fregona.

Chicca enologica del territorio questa Docg è un vino passito da meditazione. L’itinerario della Strada del Prosecco conduce attraverso i suoi territori di produzione tra piccoli borghi soleggiati che disegnano le pendici del monte Pizzoc. Perfetto anche in inverno l’itinerario è adatto anche agli enoturisti dalla vena sportiva sia che amino lo sci il golf, i cavalli o le mountain-bike.

Per tutti, una volta a valle, il meritato brindisi rigorosamente a base di Prosecco, rigorosamente Docg.

 

 

Foto copertina Saverio Sartori – Flickr CC.

Dall’alto verso il basso: Giacomo Carena – Flickr CC; Ivo 83 – Flickr CC; Wikipedia; Wikipedia; foto Maccagnan pubblicata su La Gazzetta di Treviso; foto Confraternita del sito della Confraternita di Valdobbiadene; Wikipedia.