In Piemonte alcuni ricercatori hanno messo a punto un sistema per monitorare le vigne ed evitare l'uso di sostanze chimico. Il biologico passa per un semplice palloncino che regala fascino ad un momento e informazioni ai produttori

Una notizia breve, ma a suo modo affascinante. La tecnologia, nel nostro immaginario, ha un che di freddo. Nutre una sorta di distacco che, sbagliando, in molti casi crea una certa diffidenza. Al di là della sua ormai innegabile importanza, anche la tecnologia può raccontarsi e soprattutto essere utilizzata creandolo…il fascino! Immaginate di essere distesi su un prato o di trovarvi tra le colline piemontesi per una giornata di relax. Alzate gli occhi al cielo e…un punto arancione,  o magari rosso o blu, si staglia davanti al vostro sguardo. E’ un palloncino! Chissà da dove arriverà, magari vi chiederete. Quale bambino lo avrà perso. O magari lì vicino c’è stata una qualche festa di paese. Insomma…quanta infanzia!

E se fosse tutto sbagliato?. Quel palloncino, in realtà sta raccogliendo dati. Non personali state tranquilli. E’ l’ultima “invenzione”, chiamiamola così, di alcuni ricercatori che hanno reso affascinante un apparecchio tecnologico per assicurarsi della buona salute delle viti di tutto il territorio. Sì, avete capito bene, di tutto il Piemonte.

 

La salute delle viti è all’insegna della sostenibilità…dal cielo alla terra!

 

 

L’obiettivo è monitorare dall’alto le condizioni di salute dei vigneti per salvaguardare il territorio ed evitare l’utilizzo di sostanze chimiche siano esse pesticidi o fitofarmaci ad esempio. Sebbene la tendenza al biologico sia ormai incontrovertibile, l’uso della chimica non è assente dai vigneti. Spesso, tra l’altro, l’intervento è richiesto quando si presenta un problema che viene rilevato un po’ troppo tardi per poter intervenire in modo “naturale”. Essere 24 ore su 24 in vigna, infatti, è impossibile. I droni sono uno degli strumenti che molte aziende hanno iniziato ad utilizzare. Ma pensare ad un sistema che riuscisse a coprire l’intero territorio…è quello che, probabilmente, mancava.

Avere la testa tra le nuvole non è mai stato tanto propizio. Ecco allora l’idea del palloncino venuta ad alcuni ricercatori piemontesi che hanno già fatto i loro primi test. Su di esso, infatti, è stato posizionato un raccoglitore dati. Una sorta di antenna in grado di ricevere informazioni inviate dai sensori posizionate sui campi. Lo ha spiegato proprio uno di lor, il professor Daniele Trinchero docente al Politecnico nel dipartimento Elettronica e Comunicazioni, ad EuroNews. “Abbiamo dimostrato che il raggio di copertura del palloncino è di 50 chilometri. Questo significa che per coprire l’intero territorio del PIemonte, una vera e propria regione produttrice di vino perché viene prodotto ovunque, occorrono non oltre 10 palloncini”. Insomma anche meno di quanto ci si potesse immaginare con costi altrettanto più contenuti di quelli che, di norma, so potrebbe pensare.

Il sensore posto sul palloncino, in pratica, raccoglie informazioni riguardo la temperatura, la grandezza e inviano tutto al raccoglitore così che i produttori possano monitorare la salute delle loro vigne in ogni momento e, in caso di problemi, intervenire in qualunque momento evitando l’utilizzo di sostanze inquinanti.

“Questo sistema – ha detto ad EuroNews Federico Bonino, produttorepermette  di arrivare quasi a fare un vino biologico. Quando le cose le sai prima, sai cosa fare ed è tutto più semplice”. Insomma…per fare un buon vino basta un semplice palloncino!