Il presidente Aiab Veneto rassicura: nessun dramma causa meteo. Altre le responsabilità

Prosecco Biologico. Il prosecco biologico del trevigiano ha parecchi problemi, ma è salvo. E i suoi problemi non sono legati alla meteorologia.

E’ in sintesi quanto afferma il presidente dell’Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica) Veneto Stefano Bianchi. Il prosecco, ormai è stato ampiamente decretato e dall’annata 2105 e dai primi dati dell’export 2016, traina non poco il settore nel resto d’Europa. Ecco perché l’idea che parte di esso, quello biologo, andasse perduto a causa del maltempo aveva destato non poca preoccupazione.

prosecco biologico

“Nonostante le condizioni meteo particolarmente difficili i vigneti bio sono ancora tutti lì. Produttivi come sempre“. Queste le parole di Bianchi. Quelli dei giorni scorsi sarebbero stati dunque solo allarmismi  a mezzo stampa. Il problema però, in parte non lo nega.  “Questo 2016 è stato particolarmente difficile. Non solo nel Trevigiano, ma in tutta Europa”.

Impossibile dargli torto alla luce dei fatti. Lo ricorda lui stesso: i produttori tedeschi hanno chiesto lo stato di calamità. Visto che il 2014, afferma Bianchi, è stato anche peggio, è facile capire dove allora risieda la reale difficoltà.

“Per gestire un vigneto bio nelle annate difficili, sono necessarie ancora più esperienza, conoscenza e capacità. Qualità che i produttori biologici, nella maggioranza dei casi, posseggono”

Detto questo e dopo aver dato spazio ai tecnicismi per spiegare come la qualità del bio sia garantita, Bianchi fa intendere le responsabilità.”Ci spiacerebbe pensare che l’ennesimo attacco al biologico sia finalizzato a minare il dialogo tra tutte le componenti sociali del territorio. Un dialogo che si sta invece consolidando. Questo anche grazie  al lungimirante intervento del Prefetto di Treviso. Vorremmo invece bio-brindare (e lo faremo anche con il prosecco bio del 2016) alla nascita del Biodistretto. Se c’è una cosa da fare è aumentare la conoscenza e condividere le esperienze, non certo diffondere infondati allarmismi”.

Parole con cui non nega, tra l’altro, la volontà di alcuni di abbandonare il metodo di produzione del prosecco biologico. Colpa dell’inesperienza, afferma. Ma anche del farsi allettare dai contributi del Psr.

“Alcuni dei nuovi arrivati – conclude Bianchi – i meno preparati o quelli nelle aree meno vocate, potranno ritornare sui propri passi. Ciò costruisce esperienza. Quella che a loro è mancata. Così come è mancata quella degli enti pubblici e le associazioni di categoria. I primi sono senza fondi. Le seconde hanno  dimenticato di fornirle al momento della scelta del bio. Così come hanno fatto ora nel gestire le difficoltà, Si sono preoccupati solo delle domande di contributo”.