Ore lavorative nella filiera del vino? Il Montepulciano d'Abruzzo è quello che ne richiede di più. Seguono Puglia Igt e Sicilia Doc. Il lavoro c'è, ma per Codiretti la scomparsa dei Voucher mette a rischio 25mila posti di lavoro

Ve la ricordate la filastrocca per bambini “Ci vuole un fiore” di Sergio Endrigo? Per arrivare al tavolo il processo è lungo. Ci vogliono nell’ordine il legno, l’albero, il seme, il frutto e il fiore. Una filiera tutto sommato corta se si considera quella che invece ci vuole perché un vino arrivi sul tavolo di casa tua o su quello di un ristorante. Diciotto i settori collegati alla produzione vitivinicola. Ne ha parlato Coldiretti nel corso di Vinitaly. Diciotto settori che significano occupazione e tante ore di lavoro. Quelle dove si lavora di più? Beh il primato, a differenza di quanto possano far pensare i fatturati, non è al nord.

La cancellazione dei Voucher, però, crea non poco timore.

 

occupazione vino-vigna

 

Occupazione vino: il podio tocca Abruzzo, Puglia e Sicilia tra Doc e Igt

 

Complessivamente il settore ha dato lavoro a 1,3 milioni di persone occupate in tutti i settori che riguardano il vino. Dalla trasformazione alla distribuzione passando per enoturismo e cosmetica. E’ tra i tre vini più comprati nella Gdo e, a quanto pare, quello che richiede più figure professionali. Parliamo del Montepulciano d’Abruzzo. Per produrlo si lavora per 19.359.600 ore l’anno. 

Segue il Puglia Igt con 16.519.200 ore lavorative l’anno con in coda il Sicilia Doc che di ore lavorative ne impiega 16.032.264.

Una top ten quella presentata da Coldiretti che si traduce nell’agricoltura come settore in grado di creare opportunità di lavoro e investimenti in progetti innovativi. Senza considerare la stagionalità che permette (o forse permetteva) a molti giovani di aumentare per qualche mese il reddito lavorando direttamente in vigna.

Giù dal podio, ma non per questo con numeri che fanno pensare ad un sistema che funziona, altre sette realtà. Parliamo dell’Asti Docg Barbera d’Asti che di ore lavorative annuali ne richiede 13.443.750 e Amarone della Valpolicella Docg, Soave Docg che ne conta 13.402.000. Non poteva non esserci il Prosecco Docg (12.850.760). Seguono con 12.402.000 ore lavorative Barolo Docg, Barbaresco Docg, Langhe Doc e Roero Docg.

Nona e decima posizione per Gavi Docg (10.869.750) e Castel del Monte Doc, Igt Puglia (9.355.680).

 

Occupazione vino: la complessità di una filiera che teme uno stop per la scomparsa dei Voucher

 

Quella del vino è una filiera complessa. Secondo Coldiretti sono 18 i settori che danno occupazione. Si parte dall’agricoltura ovviamente. Ci sono quindi l’industria di trasformazione, il commercio e la ristorazione, la produzione del vetro per bicchieri e bottiglie e la lavorazione del sughero per tappi.

Ovviamente il trasporto è un altro settore importante. Così come lo sono assicurazioni, credito e finanza. La loro parte la fanno anche la produzione di cavatappi, sciabole e etilometri. Ci sono poi il vivaismo, gli imballaggi e la fondamentale ricerca che passa per formazione e divulgazione. Sempre più spazio si trova nell’enoturismo e la cosmetica così come il benessere in generale. Editoria, pubblicità a informatica chiudono l’analisi Coldiretti, ma è sul primo punto, quello dell’agricoltura, che si sta creando panico.

L’allarme arriva dalla Coldiretti. Nel 2017 si rischi la perdita di 25mila posti di lavoro per i giovani che stagionalmente lavorano alla vendemmia. Un grande punto di domanda si pone dunque su quella che ci aspetta. I numeri su cui fa leva la considerazione dell’associazione fanno riferimento all’andamento occupazionale tra il 2008 e il 2016. “E’ stato un successo immediato con poco più di 535.000 voucher venduti a livello nazionale per un totale di 27.400 persone impegnate già nel 2008 nelle vigne”. 

Nel 2009 Il sistema di pagamento è stato esteso all’insieme delle attività stagionali agricole, ma quello della vendemmia è rimasto l’impiego predominante assorbendone in media circa la metà secondo le stime della Coldiretti.

“Nel corso degli anni successivi l’agricoltura – sottolinea la Coldiretti – è stata l’unico settore che è rimasto praticamente ‘incatenato’ all’originaria disciplina ‘sperimentale’ con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) che gli altri settori non hanno mai più conosciuto fino alla sua abrogazione. Non è un caso – precisa – che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile dal 2011″.

 

Cosa aspettarsi

Da qui una graduale stabilizzazione che ha portato al raddoppiamento dei lavoratori impegnati nella vendemmia. Cosa succederà? Coldiretti auspica si trovi in breve tempo una “valida alternativa. Con l’abrogazione dei Voucher – afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo il sistema agricolo è stato doppiamente penalizzato in quanto, se da una parte non si riscontravano nel settore indizi di abnorme e fraudolento utilizzo da dover correggere, dall’altra certamente l’intero percorso di emersione intrapreso dal 2008 ad oggi rischia, in assenza di interventi adeguati, di andare perduto”.

Uno strumento alternativo che, comunque, semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile “rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati in quadro compiuto di garanzie soprattutto assicurative”.