L'analisi di Banca Consulia sui dati Mediobanca. Nei decenni la crescita è stata costante. Il settore vino fa salire gli indici, purché si abbia la pazienza di restare nei mercati

Ci siamo imbattuti in un interessante articolo apparso su City Wire passato forse troppo inosservato. L’argomento è sì il vino, ma dal punto di vista finanziario, o meglio sarebbe dire dal punto di vista degli investimenti. Partendo dall’indagine Mediobanca sull’andamento del settore l’articolo riporta l’intervento di pochi giorni fa di Paolo D’Alfonso, responsabile prodotto di Banca Consulia che a la Tenuta Monterossa, ha illustrato qual è il giusto approccio agli investimenti in questo settore portando numeri e risultato.

 

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Investire nel vino: la crescita è oggettiva. Le possibilità infinite

 

L’ultima indagine Mediobanca ci ha detto come dal punto di vista finanziario le principali cantine quotate in borsa sono crescite un 17 anni del 522%. Parliamo di 20 cantine che hanno fatto registrare, dal 2000 ad oggi, un tasso di crescita composto (Cagr) annuo dell’11%. Considerando il lungo periodo non si può certo considerare il fenomeno, che parla di una crescita quasi triplica rispetto all’indice azionario generale, come passeggro.

L’indice di riferimento è il Live-ex 1000. In dieci anni con un tasso di crescita composto del 6,2%, ha fatto registare nelle valutazioni delle bottiglie delle principali etichette mondiali una crescita dell’82%.

Ma come si deve investire ne vino? L’analisi, stavolta, è di Banca Consulia. Bisogna prendersi tempo e non lasciarsi travolgere dall’impazienza. Ne è certo Paolo D’Alfonso, il responsabile prodotto dell’istituto guidato da Antonio Marangi. Le vigne, che per produrre vino devono avere almeno trent’anni, offrono un buon insegnamento sull’approccio verso i mercati finanziari. Entrare e uscire non è affatto una buona idea. Lo dimostra la differenza di rendimento storico tra investitori e listini, sia azionari sia sotto forma di obbligazioni.

Questi i numeri forniti: sull’equity il gap è stato del 42% in 10 anni, del 45% in 5 e del 265% in un solo anno. Sui bond il differenziale è stato del 91% in 10 anni, del 97% nei cinque e in un anno del 665%. I mercati, ha ricordato, negli ultimi decenni hanno sempre registrato performance positive se si esclude il periodo 2000 2010 dove ha sì registrato un calo del 24%, ma che non solo ha recuperato il 95% in quello in corso, ma che ha anche intaccato poco un andamento che negli anni ’90 aveva toccato il +316%.

 

Investire nel vino: i numeri ci dicono che è più sicuro investire nel vino che nel settore finanziario

 

I dati di Banca Consulia confermano in sostanza quanto già affermato nel 2016 da Mediobanca: investire nel vino è più redditizio del 160% rispetto al settore finanziario. Investimenti che riguardano non solo le etichette più pregiate, ma anche le azioni dei produttori più quotati al mondo. Da gennaio 2001, l’indice di Borsa mondiale del settore è cresciuto del 522%. Per capire il valore del dato basta ricordare che le Borse mondiali hanno segnato nel complesso un incremento decisamente minore: del 121%.

Tradotto in cifre vuol dire che un euro investito nel vino nel 2001 è salito a 5,4 euro nel 2016. Se il settore manufatturiero è sempre stato un baluardo del Made in Italy, ora, quel baluardo, è proprio il settore vino che è cresciuto tra il 2005 e il 2015 dell’84,3% a fronte del comunque elevato incremento del primo (67%). Diciassette punti in più che fanno la differenza e che dicono quanto, investire in questo settore, possa portare benefici.

E’ il tempo il miglior alleato. D’altra parte, non lo è anche per un buon vino?