Il Prosecco ci tiene vicini ai principali competitor. La Cina ci snobba: qui si beve australiano.

Import vino. Si torna a crescere. Niente entusiasmi, ma le cose, nei dieci principali Paesi dove il vino arriva, vanno decisamente meglio. E in questa classifica l’Italia fa registrare una crescita del 4%. lo 0,2% in più rispetto alla media che è del 3,8%. Non solo, finalmente qualcosa si muove in Russia. Sembra proprio che quello che era uno dei mercati dove l’Italia trovava più fortuna, stia tornando ad aver voglia di brindare.  Questi, in sintesi, i risultati delle statistiche stilate da Nomisma Wine Monitor.

 

Import vino: il boom lo fa l’Australia in Cina.

Import vino - vigna australiana

Per quanto ci riguarda inutile dire che è il prosecco a farci fare i grandi numeri. Così come il prosecco, ad aprile, aveva salvato capra e cavoli sulle importazioni. Decisamente meglio di noi hanno fatto i vini spagnoli e francesi cresciuti, nell’import, rispettivamente del 9 e l’8%. Ma il “numerone”, e non è un tarocco, arriva dalla Cina. Qui il vino australiano va che è una bellezza. La crescita è stata del 43%. Questione di gusto? Può darsi, ma certo è questione di dazi. Quelli abbattuti con l’accordo sulla libertà di scambio sottoscritto a dicembre.

A leggere quel 4% rispetto agli altri numeri verrebbe da dire che il vino italiano qualche problema ce l’ha. Non è così. L’Italia, spiega Nomisma, resta in sica con i competitor “surclassando quelli dell’emisfero sud del mondo, ma arrancando con gli europei”. 

 

Import vino: riparte la Russia. L’Italia in Cina resta al palo.

Nei dieci mercati considerati da Nomisma e quindi Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Cina, Svezia, Canada, Giappone, Svizzera, Francia, Russia, tra gennaio e maggio il 3,8% di crescita di import si è tradotto quindi in 7,3 miliardi di euro.

Se Stati Uniti e Giappone restano i due grandi dell’import mondiale con oltre il 4% di crescita tra gennaio e maggio, la vera sorpresa è arrivata dalla Russia dove si è tornati a crescere del 9%. Inutile dire a quanto ammonti la performance cinese che a metà anno ha giù raggiunto il totale di quanto importato, nel 2015, solo dalla Svizzera: 1 miliardo di euro.

Nessuna novità, qui, per i vini italiani nonostante il gran parlare e i tanti progetti che si cerca di promuovere per andarlo a conquistare il mercato cinese. Senza infamia e senza lode gli acquisti di vino italiano, nel Paese asiatico, restano al 4%. Con buona pace di spagnoli e francesi che lì hanno invece aumentato le vendite dell’8%. Che avesse ragione Forbes quando diceva che il vino italiano in Cina non va perché incapace di uscire dai confini nazionali persino in terra straniera?

 

Import vino: le bollicine italiane ‘invadono’ la Francia.

import vino - prosecco italiano

Fa sorridere, e con soddisfazione, il fatto che le nostre di bollicine conoscano una crescita proprio nella patria dello champagne. “Nei primi 5 mesi del 2016 le importazioni in Francia di spumanti Dop italiani – escluso l’Asti – sono praticamente raddoppiate rispetto all’anno scorso“, spiega Denis Pantini, responsabile Wine Monitor Nomisma. “Sono passate dai 9 mila ai quasi 19 mila ettolitri per un valore di 6 milioni e mezzo di euro. Fuori dai giochi l’Asti alle prese con una crisi fallimentare.

 
Crediti fotografici: foto in alto F Deventhal Flickr CC. Foto in basso Walter Scharer Fickr CC.