Due indagini ci regalano fiducia nell'oggi e il domani: sì perché è oggi che aumentano i giovani amanti del vino ed è al domani che guardano con fiducia i giovani produttori che sono sempre di più

Ebbene sì: il vino è giovane! Ed è una gran bella notizia. E’ così almeno secondo due indagini presentate al Vinitaly: quella di Enpaia-Censis che ci dice che i consumatori giovani crescono e quella di Coldiretti che ci fotografa una viticoltura in cui un agricolture under 35 su 10 ha una vigna.

 

Il vino è giovane: i consumi aumentano e lo fanno con grande consapevolezza…si sceglie di bere bene e con moderazione!

Se è vero che la pandemia prima, la guerra oggi e la crisi socio-politica che invade il mondo ha creato non pochi problemi, il settore vino per l’Italia si conferma un settore strategico e finalmente il vino è giovane! Aumentano quelli che lo consumano, spiega il rapporto Enpaia-Censis che non solo hanno ben chiaro il concetto di bere responsabile, ma che puntano anche sulla qualità e questa la riconoscono soprattutto nell’italianità.

Guardando i numeri resta stabile, a livello complessivo, il consumo del nettare di bacco in Italia: nel 1993 erano il 58%, nel 2020 il 55,5%. Il salto lo si vede di più nei giovani passati dal 48,7% al 53,2%. E se si parla di consumo responsabile a confermarlo è il dato relativo a quanti bevono più di mezzo litro di vino al giorno: la fascia è scesa dal 3,9% all’1%.

Tornando al nostro motto “il vino è giovane”, quelli che lo consumano raramento sono il 70,9%, quelli che si concedono uno o due bicchieri al giorno sono il 10,4%, mentre quelli che consumano stagionalmente sono il 17,3%. A guidare le scelte, come detto, la qualità. Insomma i giovani bevono giusto, buono e soprattutto…tracciabile!

Eh sì perché se parliamo di vini biologici, tracciabili e sostenibili l’indagine rileva come la tipicità locale sia la cosa più importante per il 94,9% dei giovani, segue la tracciabilità con ben il 92% e segue il biologico con il 56,8%. Dato quest’ultimo che fa guardare con attenzione a come il produttore interpreta il concetto di sostenibilità.

 

I commenti

A commentare il risultato è il ministro del Turismo Massimo Garavaglia che parla di numeri “interessanti soprattuto riguardo al tema della socialità e i giovani, i quali vivono il rapporto con il vino come uno strumento per stare insieme. Il buon vivere che c’è in Italia – sottolinea – è proprio uno degli aspetti che gli stranieri invidiano al nostro Paese. E’ fondamentale, dunque, favorire il marketing territoriale per promuovere l’enoturismo tenuto conto che i giovani saranno i consumatori del futuro.

Particolarmente soddisfatto del “bere responsabile” il sottosegretario alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio. “Siamo riusciti a far passare in Europa – afferma – il messaggio per cui il consumo moderato di vino non crea problemi ed è già nel nostro dna, pertanto non è necessario apporre etichette, ha chiosato in riferimento a quel Nutriscore che fa tanto storcere il naso. “Rapporti come questo – aggiunge – sono estremamente importanti, considerato che il problema dell’etichettatura andrà affrontato nei prossimi mesi. In tal senso possiamo permetterci di dire che in questo momento c’è bisogno più che mai di promuovere la produzione di vino italiano all’estero”. Vino che è simbolo, tiene a ribadire, di identità, qualità e made in Italy.

“Il vino – conclude il presidente della fondazione Enpaia Giorgio Pizza si conferma un driver importante per l’economia del nostro Paese“. D’altra parte, come ben ricorda in Italia vantiamo circa 600 vitigni e oltre 1.500 tipologie di vino. “La biodiversità – sottolinea – rappresenta un elemento di grande rilievo. Quello vitivinicolo è un settore di assoluto prestigio, molto valorizzato soprattuto dai giovani che nelle loro scelte di consumo mostrano particolare considerazione verso il vino biologico e di qualità. I giovani bevono vino in maniera moderata e responsabile aprendo così alla convivialità e la socialità”.

 

Il vino è giovane non solo nei calici, ma anche in vigna e in cantina: gli under 35 che lo producono sono sempre di più e loro al futuro guardano con il sorriso!

Se i giovani apprezzano sempre di più il vino (italiano) e conoscono il concetto di moderazione, sono sempre loro quelli che amano sempre più produrlo. Questo lo dice l’indagine Coldiretti condotta sulle aziende under 35. Sono ben 5.500 i giovani che hanno una vigna in Italia e che producono nella gran parte dei casi vini di grande qualità, sottolinea Coldiretti. Per loro, su tutto, ci sono sostenibilità ambientale, politiche di marketing, rapporto con i consumatori e, udite udite, una forte relazione con i social…e non dite che non ve lo avevamo detto che è qui che si nasconde buona parte delle potenzialità del settore almeno in termini di comunicazione. I giovani, tra l’altro, hanno anche una grande spinta innovativa (in vigna e cantina) e la comunicazione è anche questo!

Sì, le cantine sono giovani: una su tre è under 35 e rappresentano il 31%. Lavorano molto all’estero rispetto al 20% della media generale delle aziende vitivinicole italiane. Non solo. Reggono anche meglio alla crisi scatenata dalla guerra in Ucraina: il 53% dichiara infatti di avere una situazione economica soddisfacente contro il 43% del totale nazionale. Il calo delle vendite, però, lo sentono anche loro: per il 52% c’è. Però, sarà la gioventù, loro hanno fiducia nel futuro a differenza dei vignaioli più maturi!